Magenta-Bernate

Organi positivi al Covid, salta il trapianto di Elisa

La storia della 26enne magentina Elisa Volontieri, malata di fibrosi cistica, che è in attesa del secondo trapianto di polmoni

Organi positivi al Covid, salta il trapianto di Elisa
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Se ormai per l’opinione pubblica il Covid non rappresenta più una preoccupazione, purtroppo c’è una categoria di persone, quelle fragili, per il quale quel dannato virus che ha sconvolto le nostre vite a partire dal febbraio 2020 continua a rappresentare un gravissimo problema.

Organi positivi al Covid, salta il trapianto di Elisa

Questa è la storia di una ragazza di 26 anni che sarebbe potuta tornare a respirare, se solo quel virus non fosse mai esistito. Elisa Volontieri, nata e cresciuta a Magenta e attualmente residente a Bernate Ticino, convive dal suo primo vagito con una malattia: la fibrosi cistica, una patologia multiorgano, che colpisce soprattutto l’apparato respiratorio e quello digerente. La malattia è dovuta ad un gene alterato, che determina la produzione di muco eccessivamente denso. Questo muco chiude i bronchi e porta a infezioni respiratorie ripetute, ostruisce il pancreas e impedisce che gli enzimi pancreatici raggiungano l’intestino, di conseguenza i cibi non possono essere digeriti e assimilati.

«La mia storia con la fibrosi cistica è iniziata dopo 24 ore dalla mia nascita - racconta Elisa - I medici hanno trovato un ileo da meconio (un blocco intestinale neonatale) che subito ha fatto pensare potesse trattarsi di questa patologia. Diagnosi confermata poi dal test del sudore».

Una vita quindi partita già in salita per la giovane magentina che all’età di 18 anni, visto che la sua situazione clinica stava purtroppo peggiorando, nel 2014 ha iniziato i vari test per poter entrare all’interno della graduatoria per il trapianto di polmoni.

«Mentre stavo facendo tutta questa trafila, mi è stato consigliato di andare da uno psicologo - prosegue Elisa - Io vedevo lo psicologo come se fosse il mio peggior nemico allora per esorcizzare questa cosa e per sfogarmi ho aperto un blog dal nome “Un respiro in più” nel quale ho iniziato a condividere i miei stati d’animo».

L’anno successivo, nel mese di marzo del 2015, Elisa è entrata ufficialmente nella lista per il trapianto. Le sue condizioni però sono peggiorate fino a rendersi necessario il ricovero in terapia intensiva. Mentre la giovane lottava tra la vita e la morte ecco la notizia della provvidenza: l’arrivo degli organi necessari per l’operazione.

«Il trapianto mi ha letteralmente salvato la vita - prosegue Elisa - Da lì è cambiato tutto per me, perché non ho dovuto più fare terapie respiratorie e quindi la mia vita è cambiata completamente. In contemporanea la community del mio blog continuava a crescere e visto che la fibrosi cistica è una malattia attorno alla quale c’è poca conoscenza, ho deciso di fare anche divulgazione e cercare di sensibilizzare le persone all’attenzione a questa patologia».

Una giovane vita che da crisalide si stava per trasformare in farfalla grazie al trapianto, che purtroppo però ha subito un nuovo brusco stop.

«Stava andando tutto bene e per il meglio - continua Elisa - Purtroppo però nel 2018 ci sono stati i primi segni di rigetto acuto degli organi trapiantati. Da lì è iniziato un periodo molto difficile a cui si sono sommati il Covid nel 2020 e una serie di altre infezioni. Dalla metà dello scorso anno ho ripreso la trafila per rientrare nella lista d’attesa per il trapianto e dallo scorso 3 ottobre sono entrata nuovamente in graduatoria».

Il racconto della nottata

Un vero e proprio calvario dunque che stava per concludersi lo scorso 8 marzo, quando all’1 del mattino è squillato improvvisamente il telefono di Elisa.

«Il telefono, nel silenzio della notte appena iniziata, comincia a suonare - racconta - Spalanco gli occhi di soprassalto, cerco di capire. Numero sconosciuto. Rispondo, un po' controvoglia. “Buonasera, come stai? Chiamo dal policlinico, sono arrivati gli organi". Pausa. Cerco la mano di Luca (il suo compagno ndr.), gliela stringo, inizio a tremare. "Sì sto bene, arrivo". Chiamo i miei genitori. Il tempo di salutare mio fratello al balcone e schizziamo via verso il policlinico. Arrivo. Faccio subito la lastra. Siamo elettrizzati dall'adrenalina. Ecco qualcuno dell'equipe. "Volontieri? Purtroppo devo darle una brutta notizia. Gli organi arrivati per lei non vanno bene, hanno il Covid". Silenzio. "Ok; sarà per la prossima volta”. È andata male. Torniamo a casa».

A distanza di più di tre anni dal primo caso riscontrato in Italia, il Covid continua così a colpire, spezzando i sogni di una giovane donna che vorrebbe solamente tornare a poter vivere. Ma Elisa non si dà per vinta e con una lezione di straordinaria tenacia e voglia di vivere commenta:

«Siamo tornati a casa con la coda tra le gambe, ma con le dita incrociate sperando che il telefono torni a squillare presto».

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