L'intervista

"Non chiamatemi eroe", parla il poliziotto che ha salvato un uomo dal suicidio

Le parole dell'agente Vincenzo Esposito della Polizia Stradale di Magenta, protagonista del salvataggio di un 57enne sabato 26 novembre

"Non chiamatemi eroe", parla il poliziotto che ha salvato un uomo dal suicidio
Pubblicato:
Aggiornato:

«Non chiamatemi eroe, ho semplicemente svolto il mio lavoro», vuole togliersi questa etichetta Vincenzo Esposito, il 32enne agente della Polizia Stradale di Magenta che sabato scorso 25 novembre, ha salvato un uomo che stava minacciando di gettarsi nel vuoto dal cavalcavia della SS336 sul territorio di Gallarate.

"Non chiamatemi eroe", parla il poliziotto che ha salvato un uomo dal suicidio

Un gesto che ha fatto ben presto il giro di tutta l’Italia portando il giovane, giustamente, all’onore delle cronache, ma per il quale il 32enne non vuole essere etichettato.

«Sono entrato in Polizia perché volevo aiutare le persone - prosegue - Ogni giorno siamo sottoposti a interventi, di sicuro non pericolosi come questo, però anche un semplice incidente, un auto in panne, un ostacolo da rimuovere, significa aiutare il prossimo e io ho fatto semplicemente questo».

A distanza di qualche giorno, le sensazioni e le emozioni provate nel corso di quella giornata sono ancora vivide negli occhi dell’agente Esposito che ha ripercorso quegli attimi di grande concitazione:

«In generale quando veniamo inviati su un intervento la cosa fondamentale è quello di cercare di portarlo a termine il prima possibile. In quei momenti, dopo aver fermato il traffico mi è venuta l’intuizione di salire su questo autocarro, raggiungere quanto prima e velocemente il cavalcavia con un salto, sempre comunque grazie alla collaborazione con gli altri colleghi presenti sul posto e aggrapparmi all’uomo alle spalle per evitare il peggio».

Attimi da un lato molto frenetici, ma dall’altro interminabili per chi stava assistendo alla scena con il fiato sospeso.

«In quei momenti non stai troppo a pensare, agisci d’impulso cercando di riuscire a risolvere il tutto in fretta e sperando che tutto vada bene - prosegue Esposito - Dopo poi ho realizzato quanto fosse accaduto, pensando anche al rischio che ho corso».

Il rischio corso

Proprio il rischio è stato uno dei fattori in gioco in questa delicata vicenda. Saltando dall’autocarro al cavalcavia infatti l’agente ha messo a repentaglio la sua stessa vita per cercare di salvare quella dell’uomo.

«A parte l’altezza del cavalcavia, durante il salvataggio la rete di protezione si è inclinata e staccata dalla sede originale in cemento armato e siamo stati sospesi nel vuoto per qualche secondo. Però in quei momenti non ci pensi, ma pensi solo a salvare una persona. Per questo devo veramente ringraziare i colleghi presenti sul posto che ci hanno dato una mano afferrandoci e portandoci in salvo. Sicuramente da solo non ce l’avrei fatta».

Messo in salvo l’uomo, l’agente Esposito poi non l’ha lasciato solo, anzi ha cercato di sostenerlo fino al momento in cui è stato poi trasportato in ospedale:

«Dopo che ci hanno messi in salvo, ho tenuto per mano quest’uomo che era sotto shock e pian piano si è ripreso. Dopodiché una volta ristabilito, mi ha abbracciato e si è scusato di quanto fosse accaduto perchè si è reso conto della pericolosità della situazione, sia per lui che per noi che l’abbiamo soccorso. Io ho cercato di tranquillizzarlo il più possibile, del resto siamo tutti umani e abbiamo tutti bisogno di qualcuno che ci dia una mano».

Seguici sui nostri canali