Il Rotary contro la violenza: parlano il procuratore Mannella e l'avvocato Fichera
Una serata in perfetto stile Rotary Club, organizzata dal distretto rhodense a pochi giorni dalla Giornata internazionale delle donne.
Una spilla con un fiocco rosso, oltreché l’onore di poter ascoltare ospiti illustri. Questi i doni da parte di Rotary Club Milano Rho Fiera Centenario durante la serata per discutere della piaga dell’incontrollata violenza sulle donne.
Il Rotary contro la violenza
Una serata in perfetto stile Rotary Club, organizzata dal distretto rhodense lunedì 11 marzo, a pochi giorni dalla Giornata internazionale delle donne. Niente mimose, però: la tematica della discussione verteva sul complesso e delicato meccanismo del codice rosso.
Presente all’invito del club cittadino rappresentanti del Comune, gli assessori Maria Rita Vergani e Nicola Violante, oltreché due militari della Compagnia dei Carabinieri di Rho. Poi, non sono mancati ospiti illustri provenienti dal mondo dell’imprenditoria, della politica e della sezione nazionale del Rotary Club.
Il codice rosso
Tanti partecipanti, tutti interessati ad ascoltare le voci di chi col codice rosso, ovvero quell’insieme di procedure attuate per tutelare i soggetti offesi dal maltrattamento familiare o da atti persecutori, ci lavora tutti i giorni.
Si tratta, infatti, di Maria Letizia Mannella, procuratore aggiunto del Tribunale di Milano e dell’avvocato Maria Fichera a nome dell’associazione Donne Giuriste di Busto Arsizio, che da tempo è attiva nell’opera di sensibilizzazione e informazione in merito al problema della violenza sulla donna nelle scuole e comunità. Dopo i saluti del presidente Michele Crescentini, a moderare la serata ci ha pensato Anghela Alò, direttore creativo che rappresenta l’eccellenza italiana all’estero.
Il dibattito
E’ proprio la regista di grandi manifestazioni internazionali ad aver dato inizio al dibattito ricordando ai presenti un processo mandato in onda in mondovisione a fine anni Settanta.
A Latina, infatti, si teneva il processo per lo stupro di una ragazza di 18 anni, Fiorella, difesa da Tina Lagostena Bassi. La sua arringa è rimasta nel cuore di tutti e sosteneva che chi denunciava una violenza sessuale, da vittima finiva sul banco degli imputati. Il legale della ragazza è stata per anni chiamata "L’avvocato delle donne" perché è riuscita a dimostrare quanto le donne denuncianti durante questi processi venissero accusate di essere ragazze dai "facili costumi", mostrando quanto la giustizia fosse ancora troppo patriarcale e sessista.
"Prima la violenza era qualcosa da 'gestire in casa' "
Subito dopo Alò ha dato voce al magistrato Mannella, che ha in un primo momento ripercorso tutti i principali eventi, leggi e norme che hanno contribuito all’emancipazione femminile, dal diritto all’aborto, fino al divorzio e all’abolizione delle «nozze riparatrici» per delitto d’onore. Uno spartiacque fondamentale è stato il riconoscimento del reato di "stalking", ma quello che ha rivoluzionato il modo di vedere della violenza di genere è stata l’introduzione del codice rosso, nell’agosto 2019.
"La persona offesa, che nel 90 per cento dei casi è donna, dev’essere sentita nel giro di tre giorni dalla denuncia - ha affermato il pm, rammentando ai presenti la norma - Prima era frequente che il tempo fosse molto più dilatato e, soprattutto, la violenza su una donna veniva vista, anche dalle forze di polizia, qualcosa da “gestire in casa”. Spesso, dunque, veniva convinta la donna di tornare a casa e pensare ai figli. Per questo per anni le denunce rimanevano nei cassetti, perché non si riteneva opportuno intervenire. Inoltre, ora, nell’immediato la polizia giudiziaria deve avvisare il magistrato".
"E' fondamentale che la donna sia indipendente"
Un fenomeno che in ogni modo si cerca di arginare:
"La donna dev’essere economicamente indipendente - ha continuato la dottoressa - I centri antiviolenza, infatti, si stanno organizzando per trovare o mettere in grado le donne di avere un lavoro una volta uscite dall’ambiente protetto. E’ fondamentale, sicuramente, che l’uomo impari a gestire la rabbia. Ma le donne devono credere a loro stesse e imparare a reggersi sulle proprie forze".
Tra l’altro, i dati raccontano che è in aumento la violenza tra gli uomini che hanno tra i 25 e i 35 anni d’età:
"Si tratta di uomini non realizzati. Se la persona è soddisfatta della propria vita, non maltratta".
"La difesa dovrebbe essere garantita anche alle denuncianti"
L’avvocato Fichera, poi, ha sollevato un’esigenza di molte donne denuncianti di violenza:
"Perché la difesa tecnica è garantita per l’imputato e non per chi denuncia? Questo è un tassello che manca, bisognerebbe rendere obbligatoria la difesa anche per le persone offese. Un modo che potrebbe aiutare le procure a smaltire la mole di lavoro".
Di fondo, poi, è emerso che le donne abbiano bisogno di trovare la giusta realtà, consapevoli delle proprie capacità:
"Educare l’uomo è necessario - ha concluso l’avvocato Fichera - Ma alcune donne sono convinte di meritare solo quell’amore. Invece no: loro devono pretendere di più".