Il grido d’allarme dell’Accademia Bmv: «Convincono i nostri calciatori a lasciare»
Ma l’Arconatese respinge le accuse di cattiva propaganda al club: «Sono totalmente infondate, ci tuteleremo»
Il grido d’allarme dell’Accademia Bmv di Magnago: «Denigrano il nostro lavoro convincendo i nostri calciatori a lasciare». Ma l’Arconatese, tirata in mezzo implicitamente in questo botta e risposta, respinge le accuse di cattiva propaganda al club magnaghese: «Sono totalmente infondate, ci tuteleremo».
"In atto operazione per screditare nostro operato"
L'Accademia BMV non ci sta. Duro sfogo della società capitanata dal presidente Nicodemo Filippelli contro chi starebbe contattando i genitori dei propri piccoli calciatori per convincerli a cambiare maglia. A dare fastidio sarebbero le modalità, prima di tutto, che, secondo il sodalizio magnaghese-vanzaghellese, screditerebbero l'operato di tecnici e dirigenti che operano al campo sportivo di via Montale.
Il presidente dell'Accademia Nicodemo Filippelli
I dubbi sull'Arconatese
Nel comunicato rilasciato sui propri canali social, l'Accademia non fa nomi specifici di società, né di dirigenti, ma pare chiaro e inconfutabile il riferimento agli ormai “vicini di casa” dell'Arconatese. «Rileviamo da alcuni mesi che una società calcistica della zona, società che forse per aver affittato un campo di calcio nel nostro comune, si ritiene investita da una assurda quanto ingiustificata arroganza, ha iniziato una vergognosa campagna denigratoria». La società oroblù, infatti, per le categorie giovanili sta infatti mettendo radici nell'altro impianto magnaghese, quello di via Gobetti, nella frazione di Bienate, gestito dalla Polisportiva Bienatese.
«Senza alcun ritegno questa "lodevole" società si permette di interpellare i genitori di ragazzi già tesserati, tempestandoli di ignobili promesse, utilizzando le strategie più incongrue per le regole che da sempre contraddistinguono lo sport, promesse irreali quasi assurde persino da ascoltare».
L'accusa di concorrenza sleale
Una concorrenza sleale, quindi, è l'accusa che da Magnago fanno pervenire alla società con sede a Busto Garolfo.
«Pur disputando con la loro prima squadra un campionato di maggior rilievo, restano pur sempre degli "straordinari dilettanti", esattamente "dilettanti" come lo siamo anche noi – prosegue il comunicato - Vorremmo conoscere il perché di questi sleali meccanismi, come si possono affrontare e argomentare dialoghi così assurdi con i genitori. L'unico intento accertato è il tentativo di minare denigrandolo il lavoro e l'impegno delle altre società. Ricordatevi che per essere riconosciuti "profili di livello", non significa soltanto acquisire una categoria, la vera immagine diventa tale, dopo aver instaurato un dialogo aperto, sincero e costruttivo con tutte le realtà che appartengono allo stesso segmento. Quello che invece sta succedendo vanifica la vosta crescita e abbassa notevolmente la vostra tanto paventata qualità, che senza alcuna remora riteniamo che vi siete probabilmente auto-attribuiti».
"Denigrano il nostro lavoro, anche se i numeri danno ragione al nostro settore giovanile"
Una diatriba che potrebbe avere anche altri risvolti e dove la politica locale ha indubbiamente un ruolo che non sembra essere marginale. Il numero uno del sodalizio cerca di essere ancora più chiaro:
«E' ormai normale che altre squadre, tra maggio e giugno, chiamino i genitori dei ragazzi – spiega in maniera più approfondita il presidente Filippelli – Mi dà però molto fastidio che ci sia qualcuno che denigri il lavoro che facciamo noi dirigenti e tutto il nostro ottimo staff tecnico. E' un fatto che ci sentivamo di sottolineare e scriveremo anche alla Federazione per segnalare l'accaduto. Noi non abbiamo una prima squadra in Serie D, ma abbiamo comunque ottimi numeri nel settore giovanile. Diamo qualità, visto poi che diversi nostri ragazzi sono andati a giocare in formazioni più blasonate, tra cui anche l'Inter, ma offriamo tutto a una quota d'iscrizione accessibile, una delle più basse della zona. Non si gioca sui sentimenti dei nostri ragazzi. Come Presidente non mi faccio impaurire da società di alto livello: facciamo sempre del nostro meglio per insegnare calcio ma anche educazione. Nella zona abbiamo buoni rapporti con tantissime società».
La replica dell'Arconatese con Sannino
«Dopo aver sentito anche i miei collaboratori, siamo letteralmente meravigliati di questa accusa diffamatoria nei nostri riguardi - spiega il presidente della Arconatese Alfonso Sannino - Non nascondo di aver già interpellato anche il nostro legale per capire come tutelare la nostra immagine nelle sedi opportune. Sono accuse totalmente infondate: l'abitudine, all'Arconatese è quella di lavorare in seno al nostro ambiente e di non dedicarci in nessun modo ad altre società. Deduciamo che se questi signori hanno deciso di avere questo atteggiamento probabilmente hanno timore della nostra presenza sul territorio, in quanto concorrenti. Io penso che ogni società dovrebbe lavorare al meglio affinché i propri ragazzi si trovino bene. Non è nostra abitudine parlare di quello che sono le altre società, bensì, con le nostre famiglie, esponiamo i nostri progetti e quello che è il nostro lavoro. Devo dire che negli ultimi anni lo facciamo anche con soddisfazione, lo dimostrano i numeri. Siamo passati dai poco più di cinquanta iscritti nel settore giovanile di tre anni fa ai centosessanta di oggi, a cui si aggiungono la juniores e la prima squadra. Faccio fatica a capire il motivo di queste accuse, me ne dispiaccio».