Il cappellano del carcere scende in campo per il sociale
La serata si inserisce nel progetto Calciosociale promosso dall’associazione sportiva La Rete.
Venerdì 18 novembre è in programma a Busto Garolfo l'incontro con il cappellano del carcere di Busto Arsizio, don David Maria Riboldi, per parlare di "calcio sociale".
Con il cappellano del carcere per parlare di "calcio sociale"
È in programma venerdì 18 novembre alle 21, all’auditorium Don Besana di Busto Garolfo (via Manzoni 50) l’incontro con il cappellano del carcere di Busto Arsizio don David Maria Riboldi. La serata si inserisce nel progetto Calciosociale promosso dall’associazione sportiva La Rete con il supporto della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, Fondazione Comunitaria Ticino Olona e Comune, attraverso il quale si mettono al centro i valori educativi e di inclusione dello sport in ogni sua forma.
«Siamo partiti domenica 6 novembre con un particolare torneo di calcio dove si sono sfidati giocatori di ogni età, dai 5 fino a i 60 anni, secondo le particolari regole del Calciosociale: l’assenza di un arbitro, la necessità di far giocare tutti, la presenza di genitori e ragazzi insieme sul campo, il limite di tre gol a partita per giocatore così da aiutare anche gli altri a segnare, la mancanza di una panchina perché tutti devono giocare e la volontà di condividere le emozioni stringendosi la mano prima e dopo l’incontro. L’obiettivo è promuovere il divertimento e il gioco», spiega Emilio Crespi, presidente de La Rete, associazione che ha fatto del calcio il perno di un progetto di integrazione e condivisione e vanta iscritti provenienti dai più diversi angoli del mondo. «Sul campo di via Pascoli si sono affrontate le squadre Libertà, Giustizia, Sostenibilità e Pace, che sono anche le parole guida del progetto e che saranno al centro di percorsi specifici di approfondimento con i nostri ragazzi».
Il significato di Libertà
La prima parola è libertà. Ma cos’è? «Lo abbiamo chiesto ai nostri iscritti e ne è emersa una definizione interessante», prosegue Crespi. «Siamo partiti da alcuni esempi di chi ha dato la vita per la libertà: le 368 persone che il 3 ottobre del 2013 hanno perso la vita al largo di Lampedusa mentre fuggivano dal loro Paese; i sette fratelli Cervi fucilati dalle milizie fasciste il 28 dicembre del 1943 e la protesta delle donne iraniane dopo l’uccisione brutale della ventiduenne curdo-iraniana Mahsa Amini. Ma anche la lotta del popolo ucraino contro l’invasore russo. La riflessione scaturita ha portato a una libertà che fa paura a molte persone perché impone di prendere delle decisioni
scomode e obbliga ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte; la libertà però regala anche molti privilegi, tra cui la possibilità di sbagliare, di piangere, di ridere, di non avere paura di guardare il mondo con i nostri occhi e non con quelli di altri. Libertà quindi non è essere comparsa, ma regista, sceneggiatore e protagonista della propria vita; è avere la possibilità di salire sulla propria barca, alla ricerca della felicità, e partire per un viaggio meraviglioso chiamato esistenza».
In questo quadro si inserisce l’incontro di venerdì 18 novembre. «Don David porterà la sua testimonianza di cappellano del carcere di Busto Arsizio proprio sul tema della libertà - anticipa il presidente de La Rete -. Non parlerà dell’assenza di libertà del carcere, ma di ritrovare un posto nella società. Opera che don David svolge attraverso la cooperativa La Valle di Ezechiele». Fin dall’inizio al fianco de La Rete, la Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate ha sostenuto le iniziative dell’associazione per la «capacità di inclusione ed educazione», osserva il presidente dell’istituto bancario Roberto Scazzosi. «Lo sport diventa motivo di crescita umana e sociale affrontando
anche temi impegnativi e necessari come la libertà. E per una banca di comunità è importante sostenere iniziative come queste che fanno bene ai giovani, al territorio e al futuro di tutti».
Il progetto Calciosociale affronterà nel prossimo anno gli altri tre temi: giustizia, sostenibilità e pace.