PENSIONAMENTO

"I ragazzi? La mia seconda casa": la bidella Ignazia va in pensione

Cala il sipario sulla lunga carriera, vissuta nella veste di collaboratrice scolastica all'istituto comprensivo Falcone e Borsellino di Castano Primo, da parte di Randazzo

"I ragazzi? La mia seconda casa": la bidella Ignazia va in pensione
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Cala il sipario sulla lunga carriera, vissuta nella veste di collaboratrice scolastica all'istituto comprensivo Falcone e Borsellino di Castano Primo , per Ignazia Randazzo.

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Dall'1 settembre è scattato il pensionamento della collaboratrice scolastica

Per la prima volta dopo oltre 40 anni, giovedì scorso la campanella della scuola è tornata a suonare, ma la storica bidella, 60, ha affidato il suo compito ad altri colleghi. Dall'1 settembre lei ha infatti varcato la soglia della meritata pensione. E lo ha fatto al termine di una grande fetta di vita, quasi mezzo secolo - per intenderci - trascorsa a tu per tu con diverse generazioni di studenti, bambini ma anche ragazzini, diventando un vero e proprio punto di riferimento per la comunità scolastica nel suo complesso. C'è chi l'ha considerata come fonte di informazioni, chi una seconda mamma e chi memoria storica del plesso. Una figura, la sua, che viene accostata giocoforza a quella del marito, Giuseppe Cusimano, anch'egli in servizio per ben 44 anni nella stessa scuola.

"Dopo 40 anni di servizio è arrivato il momento di ritirarsi: a Castano ho trovato una seconda famiglia"

Una coppia testimone della crescita di una moltitudine di allievi. Dentro e fuori dalle mura scolastiche, come raccontano proprio i diretti interessati.

«Dopo 40 anni di servizio - ha raccontato suo marito - è arrivato il momento per mia moglie di andare a riposo. Insieme abbiamo lavorato per 44 anni in servizio. Che si è interrotto 3 anni fa, quando sono andato in pensione, e che dalla giornata di ieri ha visto il suo completamento, quando Ignazia si è "persa" la sua prima campanella. Quel che ci rende orgogliosi, di questa intera vita passata a scuola, è sicuramente il riaffiorare, intenso, dei ricordi. Ricordi che rappresentano la vera essenza di questa vita così come di quella ultraterrena. Chi ci incontra per strada, è solito rinfrescare la nostra memoria, fatta di legami intensi vissuti al fianco di coloro che hanno fatto il grande salto, passando dall'essere bambini ad adulti maturi, ancora memori di quelle esperienze incredibili vissute sui banchi del Falcone. Sono gli stessi che ora ci invitano persino alle prime comunioni e ai loro matrimoni. Il che dimostra che siamo stati per loro una certezza, anche al di fuori dell'orario scolastico».

La storia della coppia divenuta pilastro della scuola

La coppia ha avuto 2 figli, uno dei quali, Giacomo, è venuto a mancare prematuramente. Sua figlia, che ha perso il suo papà quando aveva 10 mesi e nel frattempo ha compiuto 14 anni, raccontano gli stessi, rappresenta «ormai il nostro tutto». La luce, i due collaboratori che hanno sempre supportato gli altri, l'hanno ritrovata nella fede. Infatti, confidano, «Dio ci ha rimesso in piedi e ci ha fatto pedalare ancora». Il presente di Ignazia è intanto costellato di emozioni positive, che si scontrano con un pizzico di nostalgia data dall'aver «appeso le scarpe al chiodo».

I pensieri dell'ex bidella

«E’ un profluvio di pensieri. Sto pensando alla giornata di giovedì, quando è suonata la campanella della scuola ed io non c'ero. Penso inoltre a quanto mi mancherà la pratica dell'accoglienza di bambini e genitori. E ancora all'importanza di saper instaurare un rapporto di fiducia e amicizia coi genitori: la vera ragion d'essere del nostro lavoro». La speranza dei coniugi è quella che «chi verrà dopo di noi», sia in grado di «coltivare un rapporto quotidiano fatto di legami interpersonali genuini». Una missione che si fa sempre più difficile, in quanto «Oggi i giovani hanno bisogno di genitori che li accompagnino nel loro percorso, dicendo loro, se serve, quel "no" che ora come ora può suonare come severo ma che in futuro potrà diventare sinonimo di un grande insegnamento valido per tutta la vita».

Mattia Ferrara

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