I conigli selvatici sono un problema: il Pam sta cercando la soluzione giusta
Il Parco AltoMilanese sta valutando la situazione grazie anche al supporto di un esperto.

Il Parco Altomilanese invaso da minilepri e coniglio selvatico: gli agricoltori, danneggiati dal proliferare di questi animali, chiedono di trovare una soluzione.
Il monitoraggio sulla fauna selvatica
Il Parco Alto Milanese ha avviato un monitoraggio faunistico ed un'analisi in particolare rivolta alla presenza della minilepre e del coniglio selvatico, specie non autoctone la cui presenza nel parco ha assunto negli anni dimensioni importanti ed il cui numero oggi è in costante crescita con oltre 4.000 esemplari e una densità molto elevata.
L’ intervento è stato chiesto ripetutamente al Pam dagli agricoltori che evidenziano numerosi danni ai raccolti oltre alla frustrazione di vedere puntualmente vanificato il proprio lavoro, ma anche a seguito del riscontrato deterioramento dei boschi per via delle tane che, oltre a compromettere il sottobosco, rendono instabili gli alberi ed in particolar modo le robinie che con il passare del tempo crollano.
Lo studio degli equilibri ecologici del Parco
Lo studio, condotto dall’esperto Faunista dottor Carlo Lombardi specializzato in questo tipo di tematica, è stato realizzato nell’ottica di delineare la densità di tale specie nel Parco ed interfacciarsi con gli organi competenti.
La competenza degli interventi di prelievo infatti, che è una misura eccezionale volta a ristabilire gli equilibri ecologici, è in capo alla Regione Lombardia tramite la Polizia Provinciale secondo il piano di gestione.
Parallelamente il Parco ha l’obiettivo di porre in essere azioni rinvolte al miglioramento e differenziazione della fauna e degli animali antagonisti per riequilibrare l’ecosistema. In tal senso si è tenuta lunedì 31 gennaio in modalità remota una riunione con circa una trentina di partecipanti tra parti interessate, agricoltori, associazioni e vertici del Pam proprio per informare sui risultati del monitoraggio e comprendere le reciproche posizioni, spiegare gli interventi a breve termine e discutere le proposte di lavoro a lungo termine.
Messa in sicurezza degli orti di Legnano
Tra gli interventi anche quello del comitato dei 60 ortolani del quartiere Mazzafame a Legnano, dove, se in questo caso può risultare relativamente semplice porre in essere una recinzione per proteggere le coltivazioni, la soluzione non è attuabile per i 370 ettari del parco agricolo che non possono essere recintati.
Le proposte emerse durante la serata verranno approfondite in relazione alla fattibilità che il Consorzio ricorda, non è a propria discrezione, ma è di competenza degli organi regionali preposti.
Obiettivo: mantenere assoluto divieto di caccia
L’obietto del PAM, che ricordiamo è innanzitutto un parco agricolo con il 95% del proprio territorio di proprietà privata, è quello di mantenere il divieto assoluto di caccia istituito da oltre dieci anni sui tre Comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza per la sicurezza dei propri frequentatori e parallelamente creare le migliori condizioni per un ecosistema dove una fauna equilibrata ha un ruolo fondamentale.