LEGNANO

Cinema e arte per aiutare Gaza: "E' un genocidio, aiutateci a salvare Mohammed e la sua famiglia"

L'evento è stato ospitato al Salice, prosegue la raccolta fondi per salvare l'uomo che oggi si trova a Rafah con la moglie e i due bimbi piccoli; in suo sostegno anche l'iniziativa "L'al", l'arte libera

Cinema e arte per aiutare Gaza: "E' un genocidio, aiutateci a salvare Mohammed e la sua famiglia"
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Cinema e arte per aiutare la popolazione di Gaza, in Palestina. Dal Centro Il Salice di Legnano un nuovo appello per aiutare la famiglia di Mohammed.

Cinema e arte per aiutare Gaza

"A Gaza nessun posto è sicuro. E' in atto un genocidio". E' l'appello lanciato durante il pomeriggio di ieri, domenica 12 maggio 2024, al Centro sociale Il Salice di Legnano. In scena la tragedia della Palestina e gli attacchi di Israele. "Cineforum Ciak Mazzafame!", promosso dal Comitato Laboratorio di Quartiere Mazzafame, con l'adesione di altre associazioni della Casa del volontariato e il Centro sociale Pertini, col patrocinio del Comune di Legnano, ha visto proiettare il film-documentario "Erasmus a Gaza" (del 2021, realizzato dalla giornalista di inchiesta Chiara Avesani col filmaker Matteo Del Bò - vincitore del Premio David di Donatello - che narra la storia di Riccardo Corradini, giovane toscano primo studente al mondo a partecipare al programma Erasmus nella Striscia di Gaza.

"Dobbiamo salvare Mohammed e la sua famiglia"

Presente all'evento Chantal Antonizzi, di Parabiago. Lei, che nel 2012 è stata nella Striscia e che a dicembre 2023 ci aveva concesso un'importante intervista, a ricordare l'iniziativa in aiuto di Mohammed Elbayed, uomo residente a Gaza e per il quale ha attivato una raccolta fondi per metterlo in salvo da Gaza insieme alla moglie e ai due bambini: "Li ho conosciuti personalmente durante un viaggio da volontaria, oggi a Gaza non c'è più nulla di quello che si vede nel film, è tutto distrutto - ha spiegato Antonizzi, che aveva lanciato la raccolta fondi nelle scorse settimane - La ragazza che si vede nel documentario è fortunatamente riuscita a uscire a metà aprile, lei e la sua famiglia. E' stata una delle relativamente poche che sono riuscite ad uscire grazie all'aiuto di quelle persone che hanno aderito alla sua raccolta fondi e risposto al suo grido di aiuto perchè uscire da Gaza ha dei costi molto alti. E' l'unica cosa che possiamo e che dobbiamo fare; è vero: noi siamo dalla parte giusta del muro, quella che ci permette di essere qui oggi a parlarne e non di essere sotto le bombe. Ora Mohammed e la sua famiglia si trovano a Rafah, ed è la settima volta che sono stati costretti a scappare, non sanno dove andare, non hanno neanche una tenda nè soldi nè cibo, non hanno nulla: è qui a Rafah che si sono rifugiati ora più di un milione di persone e adesso la città è sotto attacco di Israele. Non c'è un posto dove andare, nessun posto a Gaza è sicuro: non sono sicuri gli ospedali - che sono stati tutti bombardati - , non sono sicure le università (non ce n'è una che non sia stata distrutta), non sono sicure le scuole, non sono sicure le abitazioni civili. E tutto questo è contrario al diritto internazionale perchè le strutture civili non sono obiettivi di guerra ma è da 7 mesi che stiamo osservando una sospensione del diritto internazionale".

Anche l'arte in aiuto di Mohammed

A sostegno della raccolta fondi è nata "L'al-L'arte libera", un progetto che "nasce per riunione artisti che, con passione e generosità, vogliono dare il proprio contributo in aiuto al popolo palestinese - è stato spiegato - Scopo è quello di organizzare mostre, aste e vendite di opere d'arte il cui ricavato verrà devoluto in supporto della popolazione palestinese sostenendo raccolte fondi mirate a sostenere progetti e famiglie. L'idea è quella di organizzare una mostra fisica itinerante con annessa vendita delle opere esposte e una mostra virtuale sia sulla pagina Instagram @l_arte_libera sia sul sito www.lartelibera.wordpress.com in cui ogni opera sarò associata un'asta su eBay. Una volta raggiunto l'obiettivo della raccolta, sarà scelto un nuovo progetto o famiglia da sostenere. La ricerca e l'adesione degli artisti è libera e aperta senza date di scadenza. La prima famiglia che vogliamo sostenere è quella di Mohammed Albayed, i fondi raccolti serviranno per il pagamento delle tasse al confine con l'Egitto, coprire le spese mediche dei bambini causati dall'esposizione prolungata al freddo e alla malnutrizione, l'acquisto di cibo e vestiti, l'affitto di una casa e il sostentamento di un breve periodo in Egitto". Questi gli artisti che hanno subito raccolto l'invito ad aderire e che ieri hanno esposte le loro opere: Mattia Gerardini,  Sonia Migliavacca, Recording Atlas (Laura Pronestì e Chantal Antonizzi), Maddalena Galli, Federico Vullo, Simona Venkova, Andrea Cassano, Nadia Reina, Sergio Kalisiak, Veronica Gravier, Carla Bagno, Beatrice Forlini e Marcella Mugheddu.

"Siamo di fronte a un genocidio"

A prendere la parola è stato poi un ex medico palestinese: "Se oggi il protagonista del film tornasse a Gaza troverebbe il 75% di quella terra distrutto, raso al suolo - ha raccontato - Avevamo 35 ospedali, ne sono rimasti 3 e mezzo. E quelli che sono rimasti non riescono a soddisfare nessuno, perchè non ci sono mezzi: vengono fatti interventi chirurgici sul pavimento, senza anestesia e non ci sono cure. Ora la gente è stata costretta a spostarsi a Rafah: qui ci sono circa 1.350.000 persone, in uno spazio di 63 chilometri quadrati. E' come se fosse un formicaio, con gente una sopra l'altra, non c'è neanche - come mi hanno raccontato - un metro senza una tenda. C'è un bagno per 60 persone, se uno vuole fare la doccia deve fare la fila dalle 6 del mattino alle 20 di sera se è fortunato. Ci spezza il cuore questo silenzio su questo genocidio, dobbiamo aiutare i palestinesi. Le grandi potenze vogliono forse spartirsi la 'grande torta' di quelle terre mentre noi palestinesi stiamo vivendo la seconda Nakba: la prima è stata nel 1948, la seconda è ora. La differenza tra le due? Nella prima non c'erano i mezzi di comunicazione che stanno facendo vedere cosa accade, nel 1948 la fondazione di Israele è nata sulla distruzione della Palestina, distruggendo centinaia di villaggi palestinesi. E ora stanno facendo la stessa cosa: hanno raso al suolo Gaza, magari per costruirci poi qualche villa israeliana. Perchè nessuno fa niente? Gli israeliani non hanno imparato dall'Olocausto? Stanno facendo lo stesso, con le mani di quelli che hanno sofferto. C'è la distruzione di Gaza, ma anche della Cisgiordania. La gente non ha ancora capito la vera natura di Israele: che è distruzione e uccidere, da quando è stata fondata. Bisogna conoscere: e quando si vota, si scelga chi vuole la pace". E ha concluso: "Un mese fa, qui a Legnano, c'era un nostro amico alla cena palestinese: oggi lo ricordiamo, è mancato".

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