I dati

Centro antiviolenza: una richiesta di aiuto ogni due giorni

Nei primi dieci mesi del 2025 sono state 184 le donne che hanno bussato al Cav Filo Rosa Auser e allo Sportello antenna di Castano Primo.

Centro antiviolenza: una richiesta di aiuto ogni due giorni

Ben 184 richieste di aiuto dall’inizio di gennaio alla fine di ottobre, 115 delle quali sono sfociate in prese in carico vere e proprie. Sono i numeri dell’attività svolta, nei primi dieci mesi dell’anno in corso, dal Centro antiviolenza di Legnano e dallo Sportello antenna di Castano Primo.

I dati della Rete antiviolenza Ticino Olona

Realtà che, insieme al Telefono Donna di Magenta e Abbiategrasso e alle Case rifugio Anna e Artemisia (rispettivamente di primo e secondo livello) gestite dalla Fondazione Somaschi, costituiscono i servizi offerti dalla Rete antiviolenza Ticino Olona, attiva sul territorio di 51 comuni e con capofila Legnano.
Dati in crescita rispetto agli ultimi anni, che sono stati presentati lunedì mattina al Cav legnanese, aperto nel 2021 in un immobile confiscato alla criminalità organizzata, in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ricorre il 25 novembre.

“Più donne chiedono aiuto perché c’è più consapevolezza”

Antonella Manfrin, coordinatrice del Centro antiviolenza Filo Rosa Auser, spiega:

«L’afflusso è aumentato rispetto al passato anche perché c’è più consapevolezza. C’è maggiore attenzione rispetto allo stalking, azioni prima considerate solo fastidiose ora hanno un riconoscimento giuridico come reati, e la violenza sessuale è riconosciuta anche all’interno del matrimonio o di una relazione stabile».

A fare la differenza è poi indubbiamente la presenza di una rete territoriale consolidata, che in oltre un decennio di attività si è fatta conoscere: le donne vittime di violenza sanno quindi a chi rivolgersi. Senza dimenticare il lavoro svolto nelle scuole, che crea consapevolezza non solo nelle giovanissime, ma di riflesso, anche nelle loro sorelle maggiori, mamme, zie, alle quali le studentesse raccontano quello che hanno imparato in classe.

Orientamento legale e supporto psicologico i servizi più richiesti

Il primo step per le 115 donne prese in carico (90 al Cav di Legnano e 25 allo Sportello antenna di Castano Primo) è stato la valutazione del rischio, ritenuto basso per 42 di loro, medio per 55 e alto per 18; di queste ultime, dieci sono state collocate in una struttura protetta.

Prosegue Manfrin:

«Durante la presa in carico offriamo diversi servizi. Tra i più richiesti figurano sicuramente l’orientamento legale, che viene offerto indipendentemente dal fatto che sia stata sporta denuncia o meno (che peraltro nella maggior parte dei casi è successiva al collocamento nel nostro centro), e il supporto psicologico».

La maggior parte delle utenti approda al Cav per accesso spontaneo (34 casi), ma c’è chi vi viene inviata dalle forze dell’ordine (18) e dal Pronto soccorso (15). La coordinatrice del Cav sottolinea:

«Nei presidi ospedalieri di Legnano e Magenta da marzo 2023 è attivo infatti il progetto Con-Tatto per l’aggancio precoce delle donne vittime di violenza, che prevede un colloquio immediato con le operatrici del Telefono Donna».

La maggior parte delle vittime è italiana, così come gli aguzzini

Di quelle aiutate nei primi nove mesi dell’anno (104), la maggior parte (53) ha tra i 41 e i 60 anni («l’età della maturità e della consapevolezza, ma anche quella in cui le donne hanno la capacità, la forza, l’energia e in certi casi l’autonomia lavorativa per intraprendere un percorso di fuoriuscita dalle situazioni di violenza, per sé e per i figli»), 23 rientrano nella fascia 18-30 anni, 19 in quella 31-40, sei hanno più di 60 anni e tre meno di 18.
Per lo più si tratta di italiane: erano 76 a fine settembre e ora sono 83. Argomenta Manfrin:

«Ed ecco uno stereotipo che davanti ai dati frana drammaticamente. Dal 2006 a oggi la percentuale di donne straniere si è sempre mantenuto intorno al 30 per cento».

Più della metà (56) ha un lavoro stabile e prevale una scolarizzazione medio-alta (45 hanno un diploma di scuola media e 36 di scuola superiore, ma si contano anche diverse laureate).

«Anche qui crolla un altro luogo comune e cioè che il fenomeno della violenza sulle donne riguardi solo le fasce basse e poco acculturate. È invece una realtà che tocca tutte le fasce di scolarizzazione e tutte le fasce sociali. La maggior parte delle nostre donne ha un impiego. La fuoriuscita dalla violenza viene seguita da un percorso che ha un obiettivo principale: l’autonomia. E l’autonomia viene data soprattutto dall’autonomia economica».

Posto che spesso una donna subisce più tipi di violenza, quella predominante è la violenza psicologica (95 casi), seguita dalla violenza fisica (62), economica (31), stalking (23), sessuale (17), segregazione (6) e dalle molestie sessuali (2); in 27 casi c’è stata violenza assistita, cioè agita in presenza di figli minori.
Quanto all’autore della violenza, è generalmente da ricercare tra le mura domestiche: in 35 casi è il marito, in 16 il convivente, in 15 l’ex convivente. Ottantadue gli italiani, 26 gli stranieri (di cui 20 provenienti da Paesi extraeuropei e due da Paesi europei).
L’utenza è per la maggior parte italiana, così come italiani sono gli autori della violenza, ma i collocamenti in struttura protetta riguardano per lo più donne straniere. A spiegare perché è ancora Manfrin:

«Le donne italiane hanno più probabilità di avere risorse di contesto (genitori, parenti o amici) cui appoggiarsi, ed economiche che permettono loro di sottrarsi al compagno violento. Cose che alle immigrate mancano del tutto o in gran parte».

“Una paura difficile da sradicare: la sottrazione dei figli”

Quanto allo stato civile, 50 sono nubili, 35 sposate, otto conviventi, cinque divorziate, cinque separate e una vedova. Oltre la metà è madre: 38 hanno figli minorenni, 17 maggiorenni, nove sia figli minori che maggiori di 18 anni. Le donne senza figli sono 40.

«Una paura diffusa e difficile da sradicare è che se una donna denuncia il compagno le saranno portati via i figli. Questo frena molte madri, soprattutto quando i figli sono minori».

Delle 104 prese in carico da gennaio a settembre, 17 donne hanno abbandonato, quattro sono state inviate a un altro servizio, una a un altro Cav (perché non residente sul territorio), otto percorsi di aiuto si sono conclusi positivamente. Gli altri sono ancora in corso e a essi si aggiungono nove prese in carico precedenti il 2025. Tra Centro antiviolenza di Legnano e Sportello antenna di Castano Primo si contano infine 760 contatti telefonici in nove mesi, con 250 colloqui di supporto psicologico e 78 consulenze legali.