Antenna, Wind fa ricorso al Consiglio di Stato
E' in corso una battaglia legale con il Comune.
È in corso una battaglia legale tra l’Amministrazione comunale di Arluno, guidata dal sindaco Moreno Agolli, e la Wind Tre, che vorrebbe installare un’antenna per la telefonia in un campo privato di fianco a parcheggio dell’area sportiva comunale.
Antenna, Wind fa ricorso al Consiglio di Stato
La società, nonostante la Giunta, i tecnici del Comune e il Tar abbiano espresso parere contrario, è ricorsa al Consiglio di Stato.
Il primo cittadino spiega: «Si tratta di una ulteriore fase di un dibattito cominciato almeno tre anni fa. La Wind Tre ha in mente un progetto per installare un palo di telefonia in un’area comunale del paese in cui a neanche 200 metri di distanza si trova un altro palo che fa da ripetitore alle principali compagnie telefoniche che coprono Arluno. All’epoca avevamo dunque chiesto a Wind di mettere l’antenna altrove. Ci è stato invece risposto che non è possibile per loro condividere il medesimo spazio insieme agli altri gestori telefonici, e che intendevano procedere nonostante la nostra richiesta. La società che gestisce l’installazione dei ripetitori non ha mai preso posizione, così siamo intervenuti con maggio vigore come Amministrazione».
Il Tar ha già dato ragione al Comune
Dalla discussione e dai tavoli di confronto si è passati per vie legali con il primo verdetto del Tar, dopo l’ufficiale parere negativo degli uffici comunali nel marzo 2020: «Si è dato ragione al Comune per un vizio di forma, trovato dal nostro avvocato, col quale si decretava non fattibile il progetto d’installazione del palo di Wind». Ma il 20 giugno Wind decide di presentare ricorso al Consiglio di Stato: «La loro mossa non va a contrastare la decisione del Tar in sé, ma la motivazione per cui il Tar ha preso la suddetta, cioè il vizio di forma evidenziato dal nostro legale incaricato».
Agolli descrive le prossime mosse sull’affare Wind: «Abbiamo conferito nuovamente l’incarico al nostro avvocato per seguire ancora la causa, che vale come primo grado di giudizio. La società vuole una zona del territorio che è scoperta dalla loro banda larga e noi gli abbiamo concesso di usufruire del medesimo spazio degli altri gestori. Loro non ci stanno e noi proseguiamo per vie legali».