I corridori gareggiano mantenendosi a contatto di ruota dietro a una motocicletta opportunamente attrezzata, nelle gare cosiddette “di mezzofondo”. Il Campionato europeo Stayer rappresenta ormai una tradizione centenaria in cui l’Italia continua a brillare. Quest’anno la competizione si è svolta a Erfurt, nella regione della Turingia. E tra i protagonisti di questa esperienza c’era anche Alessio Salvadeo, il giovane ciclista di Casorezzo che aveva già dimostrato tutto il suo potenziale proprio in vetrine di carattere europeo.
Il racconto dell’esperienza
«Partecipare a competizioni internazionali come questa – ha spiegato – è uno degli aspetti più belli del mio “mestiere” perché mi e ci ha permesso di scoprire nuovi Paesi, conoscere culture diverse e crescere sia come atleti che come persone. Personalmente, mi sono avvicinato allo Stayer lo scorso inverno, durante un periodo di permanenza in Olanda, dove questa specialità è ancora molto viva, come in gran parte dei Paesi del Nord Europa. In realtà, il mio approccio allo stayer è nato circa due anni fa, quando partecipai alla sei giorni di Rotterdam. In quell’occasione, Cristian Dagnoni, vicepresidente del Comitato regionale lombardo – me ne parlò. Avevo solo 18 anni, ma lì è nato il mio interesse personale».
“La molla è scattata grazie a Fabrizio Di Somma”
Fondamentale, ha proseguito Alessio, «è stato anche il supporto del mio preparatore atletico e grande amico Fabrizio Di Somma. Con lui ho compiuto un percorso che mi ha fatto crescere non solo a livello fisico, ma soprattutto umano. Fabrizio accese in me quella scintilla che mi ha portato fin qui». Sempre Salvadeo sta vivendo un momento d’oro sul piano sportivo:
«Ho ricevuto con grande emozione la convocazione ufficiale della Nazionale Italiana per questi Europei, dove ero l’atleta più giovane in gara e unico italiano. L’emozione mi sale già dal momento in cui si accendono i motori: il rombo riempie l’aria, il cuore accelera e so che sta per iniziare qualcosa di unico. Desidero ringraziare Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana, e Cristian Dagnoni che mi ha guidato in pista in questa esperienza. Entrambi portano avanti la tradizione iniziata dal padre, Mario Dagnoni, uno dei migliori pacer della storia».