Testimonianza

Afghanistan: "Cresciuto nella violenza, mi hanno cambiato i piccoli gesti di umanità sperimentati in Italia"

Figlio di un generale mujaheddin, ex capitano egli stesso, Farhad Bitani ha incontrato gli studenti dell'Istituto Barbara Melzi.

Afghanistan: "Cresciuto nella violenza, mi hanno cambiato i piccoli gesti di umanità sperimentati in Italia"
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Afghanistan, a Legnano la testimonianza di Farhad Bitani.

Afghanistan, Farhad Bitani all'Istituto Barbara Melzi

Trentacinque anni, figlio di un generale ed egli stesso ex capitano dell'esercito, ha vissuto la guerra prima sotto il regime dei mujaheddin e poi dei talebani. Rifugiato politico nel nostro Paese, ha deciso di dedicare la sua vita al dialogo interculturale e alla pace; è tra i fondatori del Gaf- Global Afghan Forum e ha raccontato la propria storia e quella del suo popolo nel libro "L’ultimo lenzuolo bianco". Ieri sera, venerdì 8 ottobre 2021, è stato ospite della città del Carroccio nell'ambito di un'iniziativa promossa dall'Istituto canossiano Barbara Melzi e patrocinata dall'Amministrazione comunale.

"Sono arrivato in Italia carico di odio per voi infedeli"

"Sono arrivato in Italia carico di odio, convinto di essere circondato da infedeli che avrei fatto bene a uccidere per acquisire meriti di fronte ad Allah - ha raccontato Bitani prima in conferenza stampa nella Sala degli stemmi del Comune e poi nel teatro scolastico di via Barbara Melzi - Sono cresciuto vedendo allo stadio mani e teste mozzate, lapidazioni di adultere. Giunto a Fiumicino, nel 2004, se qualcuno mi tendeva la mano la rifiutavo, se vedevo due ragazzi baciarsi sputavo a terra. A cambiarmi sono stati piccoli gesti di umanità: essere aiutato per strada da una sconosciuta che mi ha visto in preda alla tristezza, essere accolto a braccia aperte dalla famiglia di un amico che ha rispettato me e la mia religione senza nemmeno conoscermi, essere accudito, quando avevo la febbre, dalla mamma di quello stesso compagno che mi ha trattato come un figlio. Io sono cambiato grazie a piccoli gesti, e ora voglio testimoniarlo a tutti".

"La chiave del cambiamento è nell'educazione"

Per questo Farhad Bitani ieri e a Legnano e in sette anni ha tenuto più di 500 conferenze, la maggior parte delle quali nelle scuole. Una scelta non casuale: Bitani è convinto che la chiave del cambiamento stia nell'educazione. "In vent'anni di campagna militare in Afghanistan l'Occidente non ha fatto niente per l'educazione - ha proseguito - Gli Stati Uniti hanno speso cifre pazzesche, ma il 95% del denaro andava negli armamenti. Per il popolo non è stato fatto nulla. Ci si è concentrati sulle grandi città - Kabul, Herat Mazar-i-Sahrif - ignorando tutto il resto: a 20 chilometri dai grandi centri gli afghani erano abbandonati a loro stessi. Niente scuole e donne sottomesse. In un contesto di profonda ignoranza, i talebani hanno avuto gioco facile a fare presa sulla gente". Prova ne è, secondo Bitani, che oggi "sono riusciti a prendere il potere scacciando l'esercito più potente del mondo senza un giorno di guerra, perché l'80% del popolo è con loro".

"I talebani non sono più montanari col kalashnikov"

"I talebani peraltro non sono più quelli di 25 anni fa: nel 1996 erano dei montanari che viaggiavano in moto brandendo il kalashnikov come un bastone. Oggi sanno usare i media, i social network, hanno tantissimi soldi e soprattutto l'esercito più potente del Medio Oriente. I loro leader hanno passato gli ultimi vent'anni i  Qatar e hanno cambiato strategia. Per qualche settimana gli occhi del mondo sono stati puntati sull'Afghanistan, ma ora sono già venuti meno i titoli in prima pagina, gli occidentali sono tornati a casa, l’Afghanistan non fa più notizia. Ed ecco che il regime dei talebani, che finché era sotto i riflettori si è guardato bene dall'usare la violenza, lascerà briglia sciolta a decine di gruppi violenti. La tragedia di un popolo si è normalizzata. Ma nulla è normale in questa terra. Gli afghani non sono scomparsi, non si sono arresi, non hanno smesso di rivendicare il diritto a una vita vera, a una vita piena".

"L'Occidente deve fare pressione sul Pakistan"

Qual è la strada per pacificare finalmente un Paese martoriato da quarant'anni di guerra? "L'unica via si chiama Pakistan" spiega Bitani, che sottolinea il ruolo chiave svolto da Islamabad nella nascita dei talebani e nei passaggi chiave della loro storia. "Senza gli aiuti umanitari in arrivo dall'Occidente il Pakistan non reggerebbe una settimana. Ecco allora che l'Occidente potrebbe usare questa leva: o ordinate la pace in Afghanistan oppure chiudiamo i rubinetti".

Il Global Afghan Forum per seminare cultura

"Un cambiamento profondo, però, deve passare necessariamente dall'educazione - torna a sottolineare Bitani - Possiamo cambiare l'Afghanistan attraverso i dieci milioni di afghani che sono nel mondo, attraverso l'educazione e la cultura. Tanti di noi sono diventati scienziati, professori, professionisti. Tanti sono diventati famosi. Con il Global Afghan Forum queste persone si mettono a disposizione per portare cultura ed educazione ai propri fratelli tenuti nell'ignoranza".

 

Nella foto di copertina: Farhad Bitani (al centro) insieme al sindaco Lorenzo Radice e al dirigente scolastico dell'Istituto Barbara Melzi Flavio Merlo

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