A sei anni Matteo lotta contro la leucemia

Da Ossona una storia d'amore e lotta per al vita.

A sei anni Matteo lotta contro la leucemia
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«Vostro figlio ha la leucemia». Il mondo ti cade addosso, la tua vita viene messa a soqquadro, la paura ti divora. Poi guardi tuo figlio e capisci che, per lui, devi trovare la forza di combattere. Letizia e Antonio Pasqualotto stanno lottando per aiutare il loro piccolo Matteo, 6 anni, a guarire.

La storia di Matteo

Tutto comincia a novembre 2017. Il piccolo accusa frequenti dolori alla schiena. Basta una risata, un movimento brusco ed eccolo in sofferenza. L’antidolorifico sembra funzionare, ma Matteo, ogni tanto, si lamenta. Poi cominciano le febbriciattole, le uscite anticipate da scuola perché non sta bene. Mamma e papà si preoccupano e lo portano al pronto soccorso. E’ dicembre, il Natale si avvicina. I medici non si nascondono: c’è un cedimento vertebrale, può essere un’infezione, oppure leucemia, lo portiamo a Monza». Antonio stringe la mano di Letizia, non se lo dicono ma sperano che sia la prima. Invece a Monza, arriva la brutta notizia. «Vi hanno inviato qui perché avevano il sospetto e infatti Matteo ha la leucemia linfoblastica acuta», è quella che su due piedi apre una sentenza. «Parole che tolgono il fiato. Ti passa sopra un carrarmato - raccontano i genitori -. Si ferma il film della tua vita, perché alla fine. La tua vita è legata strettamente a quella dei tuoi figli. Dal momento in cui pensi di essere genitore». Il coraggio ha la meglio sulla paura. Negli occhi carichi di speranza del loro bimbo, Letizia e Matteo trovano la forza di rimettersi in gioco. Tra le braccia, Letizia culla Margherita, che ha solo due mesi. Per mano c’è Emma, 3 anni, ai suoi primi mesi d’asilo. «Tutto deve cambiare, in relazione a Matteo e a questa “brutta bestia”», continuano. Matteo frequenta da poco la prima elementare. I medici li rassicurano, che le cure iniziano subito. La scuola si attiva per far sì che il bimbo non resti indietro. La famiglia è pronta a sostenere ed aiutare una mamma e un papà travolti, letteralmente, dal male del proprio figlio.

Il Centro Maria Letizia Verga

E poi c’è un angelo custode. Si chiama Centro Maria Letizia Verga. Medici competenti e appassionati, che li incoraggiano: «L’80% dei bimbi guarisce», dicono. Poi c’è la speranza che ogni giorno la ricerca possa compiere un piccolo passo avanti, per lui e per ogni piccolo supereroe. «E ora noi che facciamo? - si son chiesti i genitori -. Non c’è tempo per la disperazione o per chiedersi perché. Bisogna reclutare tutte le forze, quelle che si sa di avere, quelle nascoste e anche molte altre... perché bisogna combattere, vincere. Vogliamo che Matteo viva e realizzi i suoi sogni, come tutti i suoi amici. Perché abbiamo bisogno di lui». E allora tutti i piccoli-grandi problemi di prima si sciolgono come neve al sole. Cominciano le punture, i prelievi, le aspirazioni midollari, le rachicentesi, le Tac e la necessità di tenere il corsetto: «Matteo non è più in grado di camminare da solo, per ora, la malattia ha esordito nelle vertebre della sua schiena… deve fare tanta riabilitazione. Per fortuna c’è quel pacchettino, collegato al tubicino direttamente nel cuore, fa sembrare di avere i super poteri». E con quanto coraggio e sopportazione Il piccolo affronta tutto questo: è la super forza di vivere il momento. Per tutti i bambini è così: piove un attimo e poi torna subito il sole. Matteo si adegua subito al nuovo mondo: a Monza, al Centro Maria Letizia Verga, non c’è solo un ospedale. C’è un mondo a misura di bambino, che rende la degenza un’esperienza positiva. Ci sono tanti giochi, la play station... ma soprattutto c’è l’amore di chi cura con passione. C’è la mano tesa di altri genitori che vivono lo stesso calvario. «Abbiamo stravolto le nostre esistenze, affittato un appartamento a Monza per stare vicino a Matteo, preso congedi dal lavoro, vissuto la sofferenza di due mesi di ricovero. A volte tutto va bene, a volte no. Alti e bassi. Tanta fatica, ansia e paura,ma anche gioia piena, quando si può stare tutti insieme. Vivere momento per momento, avendo ben chiaro l’obiettivo ultimo: la vita deve essere più forte di tutto». Ora Matteo viaggia lentamente verso al guarigione, anche se il 100% è ancora lontano. Si regala qualche piccola gita all’aria aperta e aspetta il momento più bello: tornare a una vita normale, senza mascherina, senza limitazioni. Al Centro può studiare, dalla scuola di Ossona c’è un’attenzione speciale. Letizia e Antonio sono ora genitori più forti. La paura resta, ma la speranza è più forte. Ogni giorno è un dono. «Questa fatica e sofferenza possono trasformarsi in qualcosa di bello? - si chiedono -. E ti convinci che da queste lacrime deve nascere un sorriso, che da questo deserto non può che nascere un fiore. E ti scopri circondato d’amore, da persone che fanno il tifo per Matteo e per noi in ogni momento, che pregano e la preghiera da forza, speranza e certezza. E ti trovi in un mondo in cui ognuno svolge il suo importante compito, perché la speranza non sia solo un concetto astratto, ma si concretizzi in una nuova scoperta, in un nuovo medicinale capace di guarire un bambino in più!».

Donate!

La sfida di Antonio e Letizia serve per raccogliere fondi per sostenere la nuova campagna #Ladolceforzachecombatte del Comitato Maria Letizia Verga. Obiettivo è raccogliere fondi per sostenere il progetto «Pediatric post doctoral fellowship Hemato-oncology», ossia due medici dedicati all’applicazione clinica delle ricerche condotte. Servono 60mila euro. Per donare: https://www.retedeldono.it/iniziative/comitato-maria-letizia-verga/antonio.pasqualotto/insieme-per-matteo

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