Festa a sorpresa

Cento candeline per Carlo Barni, il re degli elettrodomestici

Cavaliere della Repubblica, ha acceso le case degli italiani partendo da una bottega di 20 metri quadrati sotto i portici di Busto Garolfo.

Cento candeline per Carlo Barni, il re degli elettrodomestici

Festa a Busto Garolfo per i cento anni di Carlo Barni, il re degli elettrodomestici.

Un secolo di vita per Carlo Barni

C’è una foto in bianco e nero. Tre ragazzi, un furgoncino 600 con scritto “Barni” sulla fiancata e il marchio Rex. Se la mostri a Carlo Barni, lui sorride: «Me l’avevano quasi regalata, perché ero un buon cliente». In quel «quasi regalata» c’è già tutta la sua grammatica: fiducia da meritare, gratitudine da restituire, lavoro come promessa mantenuta.
La storia comincia a Inveruno, dove Barni nasce il 25 settembre 1925, e prende forma a Busto Garolfo. Lui la racconta così:

«Dopo la guerra, con un diploma di radiotecnica e tecnica delle trasmissioni, riparavo radio e altri piccoli apparecchi. Nel 1953 ebbi l’occasione di rilevare un’attività sotto i portici in piazza Lombardia. Da quei 20 metri quadrati ho mosso i primi passi e, negli anni Settanta, quando cominciava ad affermarsi la grande distribuzione organizzata, facemmo la scelta strategica di entrare in questo mercato».

Prima della bottega c’è la vita che insegna il mestiere: tanti lavori, anche l’elettricista che monta le luci della Madonna Pellegrina, rione per rione. Perché il lavoro, prima di tutto, è saper accendere. Sotto i portici si vendono fornelli con la bombola, stufe “economiche”, poi le prime cucine a gas. Arrivano i frigoriferi, rito di passaggio domestico. Barni ricorda:

«Aprivi e trovavi un pezzo di burro: era vuoto, ma era il futuro».

Il futuro, però, Carlo non l’ha aspettato: l’ha caricato a mano sul portapacchi, poi su una familiare, quindi su camion, treni e cargo navali; ha bussato alle porte, ha pagato puntuale, ha detto sì alle occasioni che gli altri lasciavano sul banco. E, soprattutto, ha scelto una regola semplice: pochi slogan, tanta sostanza. Quella bottega è diventata impresa, poi rete, poi metodo. Oggi la storia personale di Carlo coincide con una realtà che presidia l’intera filiera, dall’importazione all’e-commerce, dal trade marketing alla Gdo: da un negozio di 20 metri quadrati a un leader nazionale. Distributore ufficiale dei principali marchi di audio, video e home appliances; una logistica integrata con i marketplace italiani ed esteri che ogni giorno consegna oltre 500 colli direttamente a casa dei consumatori. Nel 2024 il giro d’affari ha superato i 110 milioni di euro. A spiegarne il perché è il carattere: serietà, concretezza, rapporto solido con i partner. E la continuità familiare: oggi la seconda generazione (Giuseppe e Gigi) guida l’azienda, mentre la terza (Giulia e Riccardo) porta nuova energia e visione in un mercato complesso ed esigente.

In azienda per 360 giorni all’anno

Chi lo conosce sa che Carlo ama più fare che parlare. «Su 365 giorni, per 360 l’ho visto in azienda», dice Fabio, in Barni dal 1991: primo ad arrivare, ultimo a uscire; fogli usati su entrambi i lati “quando il green non si chiamava green”; il naso nei conti e nel magazzino «perché deve girare». E una forte attenzione alla comunità: «In trent’anni non ho mai dovuto chiedere: Carlo ha sempre anticipato i bisogni», ricorda Maria Carla Ceriotti, della Caritas. Non il superfluo, ma il meglio: «Vettovaglie di qualità, pasta buona, prosciutto buono. E chiamava per sapere come stavano le famiglie».

La sindaca di allora, Susanna Biondi, lo definisce «raro»: borsisti sostenuti in silenzio, progetti di lavoro per chi era rimasto indietro, incontri frequenti «per fare il bene senza rumore». Don Ambrogio, parroco per 14 anni, sintetizza: «Un uomo davvero di cuore, innamorato del suo paese e della sua gente».

Mike Bongiorno e il pisolino in negozio

La sua leggenda è un rosario di episodi: Mike Bongiorno in negozio per una dimostrazione (e un pisolino epico sul divano), Tony Dallara e una lavastoviglie “evaporata”. E poi la bicicletta – venti chilometri al giorno, «se non pioveva» -, le corse organizzate «per far muovere la gente», la coda «per il sale» nei giorni della guerra. Dentro, un credo semplice. «La volontà è stata la prima cosa», dice Giovanna, la moglie. Volontà di arrivare «partendo da niente», di farsi un nome senza scorciatoie, di preparare i figli e poi i nipoti a prendersi responsabilità vere.

La moglie “corteggiata” a suon di elettrodomestici

La famiglia per Carlo è tutto. La moglie Giovanna, che ha “corteggiato” vendendo prima un radiogrammofono a casa di lei e poi tutto quello che poteva con il solo obiettivo di poterla rivedere e, infine, sposare. Famiglia: quella costruita di notte, tra cambiali e conti sul tavolo di cucina, e di giorno, in negozio, tra clienti e prodotti all’avanguardia per l’epoca. Famiglia: quella allargata ai dipendenti, ai rappresentanti, ai clienti che diventano compagni di strada. Famiglia è la dedizione operosa e mai fredda alla sua impresa, perché, dice «Questa è un’azienda, sì, ma è soprattutto una famiglia». Famiglia è la comunità di Busto Garolfo, che l’ha accolto e l’ha visto crescere. Famiglia: quella che oggi comprende figli e nipoti.

La “scoperta” della Cina quando era lontana

È Giovanna a ricordare anche un passaggio decisivo:

«La Cina era lontana».

Agli inizi degli anni Ottanta, Carlo manda Giuseppe e Gigi a cogliere occasioni e cercare fornitori in quel mondo che allora sembrava remoto: è una scuola di fiducia e responsabilità. Da allora la Cina non è più lontana: i figli ci sono tornati spesso, hanno costruito relazioni e filiere, e oggi importano e distribuiscono un mare di prodotti che riforniscono la Gdo e le principali piattaforme di e-commerce, Amazon compresa. Un ponte aperto sul futuro, senza tradire le radici.
Questo stile – pochi slogan, molta sostanza -, che gli ha valso il riconoscimento di Cavaliere della Repubblica, giunto nel 1976 per “meriti di lavoro”, lo riconoscono anche i partner.

La festa a sorpresa nei capannoni dell’azienda

Ieri, giovedì 25 settembre, Carlo ha festeggiato i 100 anni con una festa a sorpresa nei capannoni che l’hanno visto diventare grande, insieme a 200 tra parenti, amici, dipendenti e clienti. Cent’anni così non sono “tanti”: sono giusti. Perché Carlo non ha rincorso la grandezza, l’ha costruita al livello degli occhi, con la forza di chi ha imparato a vendere senza imbrogliare, di chi ha capito che il profitto è una conseguenza della serietà, di chi sa che la dignità passa anche da un frigorifero che finalmente tiene fresca l’acqua.

E oggi, quando gli rimostri la foto del furgoncino, Carlo dice al ragazzo al centro:

«Vai avanti così. È la strada giusta».

Ieri, Busto Garolfo non ha festeggiato il “re degli elettrodomestici”. Ha festeggiato Carlo: il marito che contava le cambiali di notte, il padre che spingeva i figli al mondo perché tornassero più grandi, il capo che arrivava per primo e se non rispondevi al telefono tornava dalla montagna. L’uomo che ha trasformato un mestiere in una carezza lunga un secolo.