"Turni estenuanti, stanchezza fisica e psicologica"
Laura Boschetti, presidente della Croce Bianca: "Il 90% delle uscite è per Covid".
"Il 90% delle uscite ormai è per casi Covid o presunti tali. Siamo tornati praticamente a marzo".
Turni estenuanti in Croce Bianca
A parlare è la presidente della Croce Bianca, sezione di Magenta e Mesero, Laura Boschetti: "Le chiamate arrivano anche da persone più giovani, non sta colpendo solo gli anziani; i sintomi sono i classici, tanti evidenziano la perdita di gusto e olfatto, spesso registriamo forti dispnee, ossigenazione bassa». Avanti e indietro, sempre pronti a rispondere alla chiamata della centrale operativa Areu che, ricevuta la chiamata al 112, attiva l'ambulanza più vicina e libera. «Riceviamo indicazioni chiare se si tratta di un caso accertato, presunto o di un intervento che non ha nulla a che vedere col Covid- spiega Boschetti – Qui comincia la vestizione: in caso di Covid, gli operatori indossano una tutona col cappuccio, doppi guanti, calzari, mascherina Ffp2, visiera, altrimenti “solo” camice, mascherina Ffp2, doppi guanti, visiera, cuffia, calzari. Tutti indumenti rigorosamente monouso, che si gettano dopo ogni intervento, anche se la chiamata viene rifiutata». Poi si va dal paziente, si parte col triage (si inizia la valutazione), si comunicano parametri e sintomi alla centrale, che assegna il codice di gravità: verde, giallo o rosso e ci indica il Pronto soccorso di destinazione, a meno che il paziente rifiuti il trasporto. Finita la chiamata, si sanifica l'ambulanza, si gettano via gli indumenti i protezione e si attende un nuovo intervento. Per dare respiro ai Pronto soccorso degli ospedali, sabato scorso Areu ha allestito un check point sanitario a Trenno in cui sono dirottati i pazienti con sintomi sospetti non urgenti: visita in ambulanza e , se serve, invio al Pronto soccorso che dà disponibilità.
"Non ci siamo mai tirati indietro"
«Nessuno dei nostri si è mai tirato indietro, anzi. C'è chi ha anche discusso in famiglia per andare avanti nonostante tutto. E diciamolo, sulla nostra ambulanza ci sentiamo sicuri, non c'è luogo più protetto». Laura ha fatto diversi turni nelle ultime settimane: «Quando qualcuno si lamenta per le attese, bisogna ricordare che ci sono regole rigidissime da seguire a tutela della salute di tutti – fa notare la presidente – Quando scendiamo, dopo una chiamata, siamo esausti. Non è solo stanchezza, ma anche fatica psicologica. Una cosa che insegniamo ai nostri aspiranti soccorritori è l'importanza della relazione. Oggi, bardati nelle tute, a malapena comunichiamo coi pazienti. Manca la forza di una carezza, di una mano sulla spalla, manca quel contatto umano che fa la differenza. Spesso fatichiamo a farci sentire, tra visiere e mascherine. Eppure vediamo la paura, la sofferenza, ma anche la speranza negli occhi della gente».
Un impegno senza precedenti
Un impegno smisurato, che non si è mai fermato nonostante le difficoltà. Merito della grande famiglia della Bianca, una grande associazione che tanto ha dato al territorio e che ha sempre ricevuto, in cambio, la generosità della gente: «Con la prima ondata ci siamo esposti molto economicamente per acquistare i presidi. Abbiamo dovuto rinunciare agli eventi di autofinanziamento, adesso chiediamo un aiuto».