Ricette false, farmaciste di Tradate assolte
I giudici ribaltano la sentenza di primo grado alle due farmaciste di Tradate accusate di falso in atto pubblico e truffa a danno del Sistema Sanitario Nazionale.
Dopo la condanna in primo grado per truffa a danno del servizio sanitario, l'assoluzione nel secondo per Alda Prevedello e la figlia Elisa Nerozzi, accusate di aver compilato delle ricette false per incassare i rimborsi dallo Stato per farmaci in scadenza. La causa era iniziata dopo la denuncia di un terzo farmacista che aveva rilevato la loro attività in corso Matteotti a Tradate. Ora i giudici sentenziano: "Nessuna truffa".
Ricette false, il fatto non sussiste
"I fatti contestati non sussistono". Così i giudici della Corte d'Appello di Milano hanno messo la parola fine a una querelle legale durata alcuni anni. L'accusa per le due farmaciste era di aver compilato ricette false, in bianco, per ottenere dallo Stato il rimborso dei farmaci in scadenza. Ipotesi di reato emerse quando durante un'indagine dei Nas erano affiorato alcuni ricettari firmati in bianco da un medico del Galmarini, poi assolto dal Tribunale di Varese. Secondo l'accusa, compilate dalle due donne per incassare i rimborsi del Servizio Sanitario Nazionale. Un'indebito profitto di 6mila euro nel corso di cinque anni, dal 2008 al 2012. L'origine fu la denuncia del nuovo titolare della farmacia, che l'aveva rilevata nel 2011 da Prevedello, e che sosteneva che il sistema fosse servito per far figurare un volume d'affari maggiore rispetto al reale. Nel primo grado d'appello con rito abbreviato le due erano state condannate a sei mesi di reclusione ciascuna. Subito il loro legale Paolo Bossi aveva presentato ricorso.
Già assolte in sede civile
La prima vittoria per Prevedello e Nerozzi era già arrivata in sede civile, dove erano state assolte. "Questa vicenda non è altro che la degenerazione di un contenzioso tra la nuova proprietà e le mie assistite - spiega il legale -Già in sede civile era arrivata l'assoluzione per le due farmaciste". Proprio quell'assoluzione aveva spinto a richiedere il ricorso in appello, con una controdeduzione lunga 50 pagine e volta a smontare punto per punto la sentenza di primo grado. Una sentenza che confermava le accuse di falso in atto pubblico e truffa ai danni del Sistema Sanitario Nazionale. "Prendiamo atto del proscioglimento per assenza di prove e di responsabilità. - conclude l'avvocato - Ciò conferma la loro rettitudine, serietà e professionalità. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza ma siamo già soddisfatti per l'assoluzione. Per queste due professioniste, conosciute e stimate in città, è la fine di un incubo".