"Non ci sono prove certe", assolta la famiglia di Sana
Tre famigliari avevano confessato l'omicidio perchè lei avrebbe disonorato la famiglia innamorandosi di un italiano.

Un tribunale pachistano ha assolto "per mancanza di prove certe" il padre, lo zio e il fratello di Sana Cheema. A riportarlo è BresciaSettegiorni.it
Assolti per mancanza di prove i familiari di Sana
La 25enne italo-pachistana era stata portata via da Brescia nell’aprile del 2018 per costringerla a nozze combinate nel Paese d’origine. La giovane venne poi uccisa perché si era rifiutata di sottostare alle richieste dei familiari. Secondo l’autopsia fu strangolata. Durante le indagini, i tre familiari confessarono di aver ucciso Sana perché aveva "disonorato" la famiglia, la confessione fu però ritrattata successivamente.
De Corato: “Purtroppo nessuno pagherà per Sana”
"Purtroppo nessuno pagherà per la morte della venticinquenne italo-pakistana, Sana Cheema. È una notizia ingiusta che sconforta tutti noi". Lo dichiara Riccardo De Corato, assessore alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia locale della Regione Lombardia, dopo aver appreso dell’assoluzione per mancanza di prove degli 11 imputati per l’omicidio di Sana Cheema, strangolata in Pakistan lo scorso aprile poiché voleva sposare un italiano. "La ragazza – aggiunge l’assessore – era perfettamente integrata. L’unica sua 'colpa' era stata di innamorarsi di un italiano e non piegarsi alla volontà dei parenti. Così Sana è stata uccisa per la seconda volta. Purtroppo, non è un caso isolato. A luglio dell’anno scorso, infatti, una scuola della Brianza ha ricevuto una lettera di richiesta d’aiuto da parte di una sua ex studentessa pachistana. Storia molto simile a quella di Farah, che a maggio 2018 era stata costretta dal padre a lasciare l’Italia per ritornare nel paese d’origine e che, grazie alle compagne di scuola ed alla Polizia italiana, è stata poi riportata nel nostro paese. Purtroppo alcuni uomini considerano le donne come oggetti ed è una cosa gravissima".
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