Dirigente di una squadra di calcio aggredita verbalmente da un giocatore 15enne della squadra avversaria che le ha rivolto un insulto sessista mentre faceva la guardalinee.
Insulto sessista alla dirigente della squadra avversaria durante una partita Under 16
È successo a Rosate, durante la partita del campionato giovanile Under 16 che sabato 22 novembre ha visto fronteggiarsi la Rosatese e i Devils Pieve Emanuele, valida per la decima giornata del Girone D della Delegazione di Milano. Una dirigente della squadra ospite, Francesca Miceli, impegnata nel ruolo di guardalinee, è stata destinataria di un insulto a sfondo sessista da parte di un giovane calciatore avversario. L’episodio è avvenuto al momento della segnalazione di una rimessa laterale: dopo aver alzato la bandierina per indicare che il pallone era uscito, la donna è stata apostrofata dal ragazzo con un’espressione offensiva e a contenuto sessuale (“Tanto poi ti sc…o”). L’accaduto è avvenuto davanti ai presenti, compreso il figlio della dirigente, impegnato nella stessa partita. La dirigente ha segnalato quanto accaduto all’arbitro, che aveva udito l’insulto e ha proceduto all’espulsione del giocatore. Di fronte alla gravità dell’episodio, l’allenatore dei Devils ha deciso di ritirare la propria squadra dal campo, determinando così la sospensione definitiva dell’incontro. Secondo la ricostruzione riportata, il ragazzo non ha riconosciuto la responsabilità di quanto detto, sostenendo che il commento fosse stato frainteso. Anche il padre del giovane sarebbe intervenuto contestando l’interpretazione della dirigente e criticando la decisione dell’allenatore avversario. La società Rosatese ha invece preso le distanze dal gesto e ha contattato la dirigente per esprimere rammarico. Il presidente del club Roberto Leoncini ha comunicato che il giovane responsabile sarà allontanato dalla squadra, definendo il comportamento incompatibile con i valori che la società intende promuovere.
“Ne ho viste e sentite tante: risse, bestemmie e insulti. Ma se fanno così a 15 anni…”
Miceli, attiva da anni nel settore giovanile, racconta l’accaduto:
“Ne ho viste e sentite tante in questi anni: risse, bestemmie e insulti. Ma una cosa così non mi era mai capitata, penso che abbiamo superato un limite”.
Secondo la sua ricostruzione, l’episodio si è verificato durante una normale segnalazione di rimessa laterale:
“Ero guardalinee e su un’azione di gioco la palla è uscita. Ho alzato la bandierina e un giocatore avversario mi guarda in faccia dicendomi con scherno quella frase, senza alcuna provocazione. A pochi metri c’era anche mio figlio, che è rimasto impietrito”.
Di fronte all’insulto, la dirigente ha reagito immediatamente:
“Imbarazzo, incredulità, anche disgusto. Gli ho detto: ‘Non ti vergogni? Potrei essere tua madre’. Poi ho fatto fermare la partita”.
L’arbitro, che aveva assistito alla scena, ha espulso il giocatore, mentre l’allenatore dei Devils ha scelto di ritirare la squadra, dato che il clima creatosi in campo rendeva impossibile giocare in serenità.
La dirigente racconta che il giovane non avrebbe mostrato alcun segno di pentimento:
“Ha provato a dire che avevo capito male io, ma avevamo sentito tutti benissimo”.
Più sconfortante ancora, secondo lei, il comportamento degli adulti:
“Il vero problema è che il padre dava ragione al figlio e se l’è presa con il nostro allenatore, che a sua volta ha perso la pazienza con il ragazzo”.
Non sarebbe arrivato alcun gesto di responsabilità da parte dello staff tecnico avversario:
“Il loro allenatore si è solo preoccupato di come avrebbe fatto senza di lui domenica, quando ha saputo che rischiava l’espulsione. Si sono chiusi nello spogliatoio. Le uniche scuse sono arrivate dalla società, il presidente è venuto a scusarsi e mi ha scortata negli spogliatoi, una persona davvero gentile”.
Miceli aggiunge che il clima ostile era palpabile fin dall’inizio:
“Mio figlio, un suo compagno di colore ed altri sono stati insultati durante la partita ed erano destabilizzati. Ne avevano davvero una per tutti”.
Per la dirigente, l’episodio è il sintomo di un problema più ampio:
“Se un ragazzino di 15 anni arriva a esprimersi così verso una donna, vuol dire che alla base c’è un’educazione sbagliata. E se a questa età già fanno così, poi non ci si deve meravigliare di fronte alle violenze. Penso sia importante pensare anche a dei percorsi educativi per questi ragazzi”.
“Serve l’aiuto delle famiglie: una società sportiva può educare fino a un certo punto”
Il presidente della Rosatese, Roberto Leoncini, interviene per chiarire la posizione della società dopo l’episodio verificatosi durante la partita contro i Devils:
“Questo episodio mi ha lasciato l’amaro in bocca. Di solito sono dalla parte dei miei ragazzi, ma questa volta mi riuscirebbe difficile”.
Leoncini, che ha subito porto le proprie scuse all’accompagnatrice dei Devils Francesca Miceli, non minimizza quanto accaduto, ma richiama l’attenzione sul lavoro quotidiano che la società svolge con i propri tesserati. Spiega che l’obiettivo, anche nei momenti più complessi, resta quello di garantire ai ragazzi un contesto stabile:
“Se ritiro la squadra li rimetto in strada, se invece li faccio giocare hanno modo di passare tre pomeriggi a settimana in un contesto strutturato. E del resto non mi sembra giusto penalizzare gli atleti che si sono invece comportati correttamente”.
Un impegno che vedrà coinvolta anche la responsabile safeguarding, Marta Colombo, e che richiede supporto esterno:
“Serve ovviamente avere l’aiuto delle famiglie, una società sportiva può educare fino a un certo punto”.
Pur non entrando nel merito delle sanzioni, Leoncini ribadisce la volontà di mantenere un percorso educativo costante:
“Anche se li tolgo dalla strada, la strada a volte se la portano nel campo. Anche per questo, dietro consiglio di Gianluca Antonacci della Figc, abbiamo intenzione di iniziare un percorso educativo con la nostra responsabile safeguarding. A partire proprio da questa settimana”.
La società, conclude il presidente, valuterà insieme agli organi competenti le modalità con cui proseguire l’attività formativa dei propri atleti, nel rispetto delle regole e del ruolo educativo del calcio giovanile.
I provvedimenti del giudice sportivo (sia per il giocatore della Rosatese che per i Devils)
Nella serata di giovedì è arrivato il pronunciamento del giudice sportivo. Il giocatore della Rosatese è stato squalificato fino al 14 marzo 2026 “per avere dapprima rivolto espressioni gravemente ingiuriose nonché sessualmente esplicite nei confronti della dirigente della società Devils e, successivamente, per aver proferito ripetute espressioni discriminatorie nei confronti di un calciatore della squadra avversaria. La sanzione inflitta si intende cumulativamente comprensiva dei provvedimenti assunti per i comportamenti sopra descritti, il secondo dei quali risulta espressamente disciplinato e sanzionato dall’art. 28 comma 2 C.G.S”. Il giudice sportivo ha sanzionato anche i Devils, per la scelta di abbandonare il campo di gioco. “Pur prendendo atto delle circostanze de facto, per come risultanti dagli atti ufficiali di gara, va ricordato che nonostante gli episodi estremamente negativi che hanno visto coinvolta la dirigente della società Devils, nonché quelli gravemente discriminatori posti in essere dal calciatore avversario destinatario di opportuno provvedimento disciplinare e sanzione inflitta da codesto Giudice Sportivo, non sta alla decisione della società rinunciare a partecipare e/o a terminare la gara, con la conseguenza che in tal caso la società stessa se ne deve assumere la responsabilità” si legge nel comunicato. Le sanzioni per la società di Pieve Emanuele sono la perdita della gara con il punteggio di 0-3, la sottrazione di un punto in classifica, un’ammenda di 25 euro e l’inibizione di Enrico Zambetta, dirigente accompagnatore ufficiale dei Devils, fino al 24 dicembre 2025 “per aver arbitrariamente deciso di far sospendere in via definitiva l’incontro”.