L'intervista

Dalla Digos al diaconato: Mauro Ravazzani, scorta per 36 anni dell’Arcivescovo di Milano, ne è diventato il segretario personale

L'ordinazione diaconale in Duomo, la celebrazione e la festa con la sua comunità, la sorpresa e la consegna di una targa in Questura a Milano

Dalla Digos al diaconato: Mauro Ravazzani, scorta per 36 anni dell’Arcivescovo di Milano, ne è diventato il segretario personale

Da oltre trent’anni è al servizio della Diocesi di Milano, prima per professione, ora per vocazione. Mauro Ravazzani, 61 anni, sposato e padre di tre figlie, dopo 36 anni in Polizia, sabato 8 novembre, a seguito di un percorso di formazione, è stato ordinato diacono permanente nel Duomo di Milano dall’Arcivescovo Mario Delpini, del quale è diventato segretario personale, oltre a continuare a occuparsi della sua sicurezza. Un rapporto di fiducia, stima reciproca e affetto che è cresciuto negli anni. Domenica 9 novembre la comunità corbettese si è riunita per la celebrazione solenne in Santuario e una festa per il neo-diacono, da sempre impegnato in parrocchia.

Scorta dell’Arcivescovo di Milano come ispettore della Digos

«Nasco come poliziotto alla fine degli anni ’80, poi negli anni successivi ho iniziato il servizio come ispettore della Digos nel Nucleo scorte e nel 1991 mi è stata affidata la protezione del Cardinal Martini, che ho proseguito fino al 2001. In seguito sono stato la scorta del Cardinal Tettamanzi per nove anni, poi del Cardinale Scola per sei anni e infine dell’Arcivescovo Delpini – racconta Mauro Ravazzani – Nel 2023 il Ministero ha stretto le maglie sulle scorte e, non sussistendo disegni criminali, episodi degni di rilievo o minacce ai danni dell’Arcivescovo, gli è stata revocata la scorta. Tuttavia con un Decreto prefettizio di pubblica sicurezza mi è stato ancora affidato il compito di protezione di Delpini durante le celebrazioni per cinque anni e con molta probabilità sarà poi rinnovato. Parallelamente ho avuto dall’Arcivescovo la nomina canonica a collaboratore di segreteria e quando sono andato in pensione un anno e mezzo fa mi ha chiesto un impegno maggiore».

Il percorso verso il diaconato e il nuovo incarico in Curia

Negli ultimi anni è nato anche un percorso vocazionale: «Delpini mi ha suggerito di approfondire la conoscenza del mondo del diaconato invitandomi a parlare con i formatori dei diaconi permanenti, col mio parroco e con una guida spirituale. Da lì per sei anni una domenica al mese ho frequentato il seminario di Venegono per la preparazione al diaconato e mi sono iscritto alla facoltà universitaria di Teologia cominciando a seguire i corsi, che devo ancora completare, e a dare esami». Un percorso che è sfociato nell’ordinazione di sabato e «nel frattempo l’Arcivescovo mi ha proposto di diventare il suo segretario personale», spiega. Un ruolo che lo impegna in Curia tutti i giorni, salvo un paio di domeniche e qualche altro giorno al mese. «È impegnativo ma con i passi giusti riesco a dedicare tempo a questo, alla mia famiglia e alla vita personale, tra cui la mia passione per le biciclette. Lo faccio davvero volentieri, ce la metterò tutta».

Il rapporto di fiducia e stima reciproca con l’Arcivescovo Delpini

Negli anni di lavoro «ho conosciuto tanti preti della Diocesi e sono cresciuto umanamente. Con Delpini c’è un rapporto di fiducia, di vicinanza umana e di attenzione. È un uomo in gambissima, ha uno stile forte, dice quello che pensa, è minimalista, instancabile, sveglio dalla mattina presto fino a sera per i tanti impegni istituzionali, molto vicino ai suoi preti, anche a quelli anziani e malati, prega tanto ogni giorno. Per me è un esempio e un punto di riferimento umano e cristiano. Vengo da una famiglia cattolica, ho sempre partecipato alla vita della parrocchia e cerco di trasmettere la fede alle mie figlie – racconta il diacono – C’è anche un accordo con l’Arcivescovo per il mio impegno pastorale, dato che il diacono concelebra e si dedica all’annuncio della Parola, sia in alcune celebrazioni a cui partecipo con lui, sia quando sono a casa nella parrocchia di Corbetta, che sento mia, essendo cresciuto lì e con cui voglio portare avanti i rapporti».

L’abbraccio della comunità corbettese

I corbettesi si sono stretti attorno a lui in questo importante momento dimostrandogli tutto il suo affetto. «Quella di domenica 9 novembre è stata una festa bella e semplice, in cui ho sentito la vicinanza della mia comunità – sottolinea – In questi giorni ho ricevuto anche circa 400 messaggi belli, segno del sostegno di tante persone. Sto vivendo un momento bello, felice e intenso della mia vita, non lo avrei pensato».

Il ricordo degli Arcivescovi precedenti

Anche dei tre Arcivescovi precedenti, a cui ha garantito sicurezza e protezione per tanti anni, Mauro Ravazzani conserva un ricordo speciale: «Martini aveva una grande bontà d’animo e tenerezza, una semplicità immensa e anche un po’ di timidezza – ricorda – Tettamanzi ha battezzato tutte e tre le mie figlie, lo caratterizzava la sua paternità e il suo essere vicino alla gente. Per Scola avevo inizialmente una sorta di timore reverenziale, era esigente e severo ma c’è stata una collaborazione proficua. Col tempo è nato affetto ed è stato per me come un secondo padre o un nonno. Mi ha anche chiamato il giorno prima dell’ordinazione assicurandomi la sua preghiera».

La festa a sorpresa, con la consegna di una targa, in Questura a Milano

La mattina di lunedì 10 novembre, nella Questura di Milano, il Questore Bruno Megale, insieme all’Arcivescovo Mario Delpini e al cappellano della Polizia di Stato don Gianluca Bernardini, ha accolto Mauro Ravazzani, l’ex poliziotto in pensione, che sabato 8 novembre ha ricevuto l’ordinazione diaconale. Nel corso dell’incontro, il nuovo diacono ha rivolto un saluto ai suoi ex colleghi, con i quali ha condiviso anni di servizio a tutela della collettività. Il Questore ha espresso parole di stima per il percorso umano e professionale svolto, sottolineando il valore della dedizione e dello spirito di servizio che hanno caratterizzato la sua carriera. Al termine, a Mauro è stata consegnata una targa commemorativa quale riconoscimento per l’impegno e la professionalità dimostrati durante gli anni trascorsi nella Polizia di Stato.

«Mi hanno fatto una sorpresa che proprio non mi aspettavo. Lunedì mattina dovevo accompagnare l’Arcivescovo all’Università Cattolica per BookCity e lui mi ha chiesto di uscire un po’ prima. Siamo passati davanti alla Questura e mi sono stupito di vedere alcuni poliziotti in alta uniforme, dato che non c’era alcuna ricorrenza particolare quel giorno. Delpini mi ha invitato a entrare e dentro ho trovato ad attenderci il Questore, i miei ex colleghi e la mia famiglia. Mi sono proprio commosso. Ho dato la benedizione a tutti e ho ripetuto quanto avevo detto domenica a Corbetta: mi sento amato dal Signore, sostenuto dalla mia famiglia, accompagnato dalla comunità e benedetto dal Vescovo».