Umidità domestica: quali sono i principali rischi per la salute nei contesti urbani? 

Umidità domestica: quali sono i principali rischi per la salute nei contesti urbani? 

Con la recente attenzione alla salute e al benessere, la qualità dell’aria esterna è diventata una delle principali preoccupazioni della contemporaneità.

Per quanto riguarda gli spazi interni, invece, uno degli elementi che rischia di compromettere maggiormente la salubrità degli ambienti è rappresentato dall’umidità in eccesso.

Il problema è particolarmente diffuso nelle metropoli come Milano, dove la densità abitativa, la ridotta metratura degli appartamenti e la cattiva ventilazione contribuiscono a trasformare l’umidità in un importante fattore di rischio.

L’eccesso di umidità, che riguarda tanto gli edifici datati quanto quelli di nuova costruzione, può incidere negativamente sul comfort abitativo, compromettendo il benessere quotidiano ed esponendo i residenti a potenziali rischi per la salute.

Umidità domestica: l’impatto sulla salute

L’umidità è un fenomeno dovuto alla presenza di vapore acqueo nell’aria. Sebbene si tratti di una condizione normalmente diffusa negli ambienti domestici, al di fuori di un range di valori ottimali può creare un ambiente poco sano, con effetti spesso poco noti, ma potenzialmente molto dannosi per le persone.

La scarsa consapevolezza dell’impatto dell’umidità sulla salute è legata soprattutto alla limitata conoscenza del fenomeno. L’errore più comune è parlare di umidità domestica in modo generico, senza distinguere tra umidità assoluta, che indica l’umidità massima che l’aria può contenere, e umidità relativa, che rappresenta invece la percentuale di umidità presente nell’aria rispetto a quella che potrebbe trattenere.

Il valore a cui prestare attenzione è soprattutto quest’ultimo: per un ambiente sano e ottimale, i livelli di umidità relativa dovrebbero essere compresi tra il 50 e il 60%. Inoltre, trattandosi di un valore che tende ad aumentare con il calore, è bene prestare attenzione al termostato: più l’aria si riscalda, maggiore è la quantità di vapore che può trattenere e che successivamente può condensare al contatto con una superficie fredda.

Questo fenomeno rende indispensabile monitorare accuratamente i valori di umidità domestica, evitando sia surriscaldamenti eccessivi che rendano l’aria troppo secca, sia innalzamenti incontrollati che contribuiscano a incrementare i livelli di vapore acqueo.

Fonte: Impatti dell’umidità sulla salute – Murprotec.

Umidità domestica e salute: l’impatto di muffe, funghi e batteri

Uno dei problemi più comunemente riscontrati negli ambienti umidi è la proliferazione dei microrganismi fungini: elevati livelli di umidità relativa favoriscono infatti la formazione di condensa sulle superfici fredde, creando le condizioni ideali per il deposito e lo sviluppo della muffa. La diffusione delle spore fungine, oltre a causare cattivi odori, può scatenare o esacerbare diversi disturbi, come mal di testa, fatica conica, nausea, riniti e infiammazioni delle mucose.

L’umidità in eccesso è inoltre associata alla presenza di acari e batteri, agenti biologici spesso sottovalutati, ma ritenuti responsabili di molti problemi, come asma, allergie, riniti e congiuntiviti.

Inadeguati valori di umidità, inoltre, possano favorire la diffusione di virus e aggravare alcune particolari patologie respiratorie, soprattutto se affiancati da inquinamento atmosferico e particolari livelli di temperatura.

Una questione che, di conseguenza, assume maggiore rilevanza proprio in centri come Milano, che attualmente figura al primo posto nella speciale classifica delle città italiane più inquinate.

Va da sé che tenere sotto controllo l’umidità relativa in casa permette di limitare sensibilmente la proliferazione di microrganismi, riducendo i loro effetti negativi sugli ambienti e sull’organismo.

Gli episodi di infezione respiratoria risultano infatti meno frequenti in locali con livelli di umidità relativa compresi nell’intervallo ottimale tra il 40 e il 60%: un range che garantisce anche un’inibizione della crescita microbica e della proliferazione degli acari.

Umidità domestica e qualità dell’aria

L’eccesso di umidità relativa negli ambienti confinati può contribuire anche al deterioramento della qualità dell’aria indoor.

L’umidità è responsabile, infatti, della degradazione progressiva dei materiali da costruzione interni, da cui scaturisce il rilascio di composti chimici volatili potenzialmente inquinanti per gli ambienti.

Per migliorare la qualità dell’aria negli interni è essenziale garantire una corretta ventilazione, che può ridurre i livelli di umidità e la concentrazione di inquinanti. Tuttavia, in città caratterizzate da alti livelli di traffico e smog, lo smaltimento dell’umidità tramite il semplice ricambio dell’aria è un’operazione che a volte può rivelarsi controproducente, considerando che le particelle ultrafini provenienti dall’esterno potrebbero sommarsi all’inquinamento interno, compromettendo ulteriormente la qualità dell’aria e aumentando i rischi per la salute.

Soprattutto in contesti urbani densamente popolati, dove l’umidità abitativa è frequente e il traffico veicolare è elevato, è fondamentale quindi rivolgersi a ditte specializzate, così da beneficiare di strategie di intervento professionali, le sole a poter garantire una ventilazione adeguata e del tutto idonea con le esigenze degli ambienti abitativi.

Un trattamento mirato consente infatti di creare un microclima immediatamente più sano, assicurando una riduzione dei rischi e un elevato benessere per le persone.