Continua a tenere banco il caso Picchi in Consiglio regionale della Lombardia. Dopo che nella scorsa seduta di consiglio era stata votata la sfiducia alla sottosegretaria a Sport e Giovani, Federica Picchi, esponente di Fratelli d’Italia vicina ad Arianna Meloni, la sorella della premier, oggi il presidente Attilio Fontana ha annunciato di non voler rimuovere la sottosegretaria dall’incarico.
Le polemiche sui vaccini e il post su Instagram
Picchi era finita al centro delle polemiche per aver ricondiviso sul suo profilo Instagram delle storie del dipartimento di salute americano guidato da Robert F. Kennedy Jr sulla correlazione tra l’autismo e il vaccino per l’epatite B, alimentando così il dibattito sulle posizioni no-vax all’interno delle istituzioni lombarde.
La sfiducia e i franchi tiratori
Durante le votazioni della scorsa seduta, la maggioranza – a voto segreto – aveva deciso di dare la ‘spallata’ alla sottosegretaria, tra l’altro pochi giorni dopo un altro cambio in giunta sempre interno a Fratelli d’Italia, con l’uscita dell’assessora al Turismo Barbara Mazzali e l’arrivo di Debora Massari.
Il testo che chiedeva di rimuovere la sottosegretaria, presentato dal capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino, era stato approvato con 44 voti favorevoli e 23 contrari, con l’apporto determinante di 19 franchi tiratori nel centrodestra che avevano votato contro Picchi.
Fontana: “Ho valutato ma non rimuovo Picchi”
Oggi, martedì 11 novembre 2025, in consiglio si è tornato a parlare del caso dopo che Attilio Fontana ha annunciato, tramite un comunicato letto dal sottosegretario Piazza, che ha valutato il volere del Consiglio ma non ha acconsentito comunque a sollevare Picchi dall’incarico.
Garavaglia (FdI): “Guardiamo avanti, è un incidente”
Sul caso si è espresso Christian Garavaglia, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale: “Il gruppo di Fratelli d’Italia conferma il sostegno e il supporto al sottosegretario Federica Picchi, abbiamo avuto modo di parlare con il Presidente Fontana e abbiamo detto che per noi il sottosegretario deve continuare a lavorare, ha la nostra fiducia e quindi confidiamo che possa continuare con il lavoro che ha già impostato e che è importante che continui a svolgere.”
Garavaglia ha minimizzato l’esito del voto segreto: “In aula è successo quello che tutti sappiamo, comunque è un incidente, guardiamo avanti, ci sono progetti importanti, molto più importanti rispetto alla votazione di una specifica mozione, puntiamo ai progetti, puntiamo alle scelte politiche e questo è il lavoro che intendiamo fare.”
Protesta della sinistra: “Fontana sotto ricatto”
La decisione di Fontana ha scatenato la protesta dell’opposizione in aula con una cartellonata e le dure dichiarazioni del capogruppo Majorino: “Io ritengo veramente incredibile che il presidente Fontana, dopo che una maggioranza di consiglieri, con all’interno anche consiglieri di centrodestra, dice ‘Picchi dimettiti’, confermi la sottosegretaria no-vax. Mi pare veramente un fatto molto grave.”
Majorino ha poi attaccato direttamente: “Alla fine evidentemente Fontana è sotto ricatto da parte di Arianna Meloni, mi immagino da parte di esponenti nazionali di Fratelli d’Italia e in questo modo si fa una cosa molto sbagliata nel merito, perché credo che Regione Lombardia non possa avere al suo interno persone che negano l’importanza dei vaccini diffondendo fake news.”
“Un fatto antidemocratico”
Il capogruppo del Pd ha concluso denunciando l’aspetto istituzionale della vicenda: “Dall’altra è un fatto antidemocratico, perché l’aula ha detto una cosa molto chiara, la maggioranza dei consiglieri l’ha sostenuta con un voto regolare e in questo caso si calpesta il volere della maggioranza dei consiglieri.”
La vicenda evidenzia una profonda spaccatura all’interno della maggioranza di centrodestra in Regione Lombardia e solleva interrogativi sul rapporto tra gli equilibri politici nazionali e le dinamiche regionali, con il presidente Fontana che ha scelto di ignorare il voto dell’aula per mantenere un equilibrio con Fratelli d’Italia e, secondo le opposizioni, con i vertici nazionali del partito.