Grazie al Gruppo Moschettieri del Rotary Club è stata sviluppata un’invenzione che potrebbe rivoluzionare la diagnosi del cancro alla prostata.
Un’invenzione che potrebbe rivoluzionare la diagnosi del cancro alla prostata
A darne l’annuncio dalla sede della Famiglia Legnanese lunedì mattina è stato Giorgio Bozzini, professore di urologia nonché socio dell’associazione filantropica.
L’associazione ha ottenuto un global grant, ovvero un finanziamento dalla sede centrale del Rotary Club di Evanston, negli Stati Uniti, col quale ha potuto sviluppare il progetto Naso Elettronico, che ha visto la collaborazione di numerosi club locali e anche uno di Stoccolma, dunque un progetto dal respiro internazionale.
L’iniziativa è nata durante la presidenza di Paolo Ponzelletti, ex presidente del Rotary Club di Castellanza ed è proseguita sotto quella attuale di Giuseppe Scarpa, in carica dal dicembre scorso. L’ex presidente Ponzelletti è intervenuto durante la conferenza stampa: «A una conferenza del professor Bozzini ho scoperto che i cani molecolari potevano essere addestrati e impiegati per il riconoscimento e la diagnosi del cancro alla prostata. Abbiamo creduto sin da subito nel progetto e grazie al Gruppo Moschettieri in collaborazione col distretto di Stoccolma abbiamo sviluppato il know-how per mettere in piedi il progetto e ottenere un finanziamento dalla sede centrale del Rotary.»
Lo sviluppo della tecnologia
La parola è poi passata a Bozzini, che ha spiegato:
«Già da una decina d’anni eravamo a conoscenza del fatto che i cani, grazie al loro olfatto, sono in grado di riconoscere le anomalie nei composti organici volatili e quindi di segnalare la presenza di un tumore con una precisione tra il 95 e il 98% – ha spiegato il professore – Il problema coi cani, però, è che per loro si tratta tutto di un gioco, e dopo pochi minuti si stancavano. Dunque abbiamo addestrato uno spettrofonometro, uno strumento utilizzato per analisi chimiche e biologiche, coi dati raccolti grazie al lavoro coi cani.»
L’invenzione dunque non è la macchina in sé, ma l’uso che se ne fa. Gli spettrofonometri sono infatti diffusi e ampiamente utilizzati in tanti ambiti, ma fino ad ora non era mai stati utilizzati per diagnosticare il cancro alla prostata. Se i prossimi test continueranno a dare dei risultati positivi, e se la macchina verrà integrata negli screening periodici previsti dalla regione, la diagnosi potrebbe arrivare in pochi minuti anziché nei lunghi mesi, circa sei, che sono necessari ora.
La presentazione dell’invenzione
Bozzini ha poi spiegato gli step successivi del progetto e i benefici a lungo termine dell’invenzione: «A breve presenterò i risultati della nostra ricerca in una delle più grandi e importanti convention di urologia mondiale a Londra. I test non sono ancora del tutto terminati ma siamo in dirittura d’arrivo, speriamo di poter fare la stessa cosa anche con gli altri tipi di tumore in futuro – ha detto il professore – La diagnosi della macchina andrà comunque confermata ulteriormente, ma se venisse implementata regolarmente, i tempi diagnostici si ridurrebbero drasticamente, e prima avviene la diagnosi, più è probabile che il paziente ritorni alla vita normale in tempi brevi.»
Un’invenzione, dunque, quella di Bozzini, dalla portata mondiale, in grado di accorciare drasticamente i tempi di attesa della diagnosi, lunghi, ansiogeni e dispendiosi anche a livello economico, per una delle malattie con la più alta incidenza nella popolazione maschile, che ha superato anche il tumore al colon. Un annuncio lieto e incoraggiante, che arriva proprio durante il mese per la consapevolezza delle neoplasie maschili.