Sebbene numerosi trattati e convenzioni internazionali abbiano sancito l’obbligo di proteggere i minori da ogni forma di sfruttamento e violenza, ancora oggi milioni di bambini vedono i propri diritti negati.
Si tratta di una condizione che interessa prevalentemente i Paesi del Sud del mondo, dove povertà diffusa, disuguaglianze e assenza di servizi pubblici efficaci impediscono l’attuazione concreta delle tutele previste.
In questi contesti, i bambini si trovano spesso coinvolti in dinamiche che anticipano bruscamente l’età adulta e ne compromettono la libertà e lo sviluppo.
Gli effetti della negazione dei diritti fondamentali: il lavoro minorile
I fenomeni che la negazione dei diritti fondamentali produce sono diversi e spesso interconnessi.
Uno dei più diffusi è quello del lavoro minorile. Secondo le stime, sono circa 138 milioni i bambini tra i 5 e i 17 anni coinvolti in attività lavorative, di cui 54 milioni in impieghi considerati pericolosi.
Le principali forme di impiego riguardano il settore agricolo, la produzione industriale su piccola scala, l’estrazione mineraria, la raccolta e selezione dei rifiuti, oltre al lavoro domestico, spesso svolto all’interno di abitazioni private e quindi difficilmente monitorabile.
In questi ambiti, i minori lavorano generalmente in condizioni precarie, senza alcuna protezione normativa o sindacale, e sono frequentemente esposti a rischi fisici, contaminazioni chimiche, carichi eccessivi, posture dannose e ambienti insalubri. In assenza di controlli e tutele, queste attività possono arrivare a compromettere la salute e lo sviluppo psico-fisico.
I matrimoni precoci
Un secondo ambito critico è rappresentato dai matrimoni precoci, che continuano a coinvolgere un numero significativo di minori, nonostante siano vietati dalla legislazione vigente nella maggior parte dei Paesi. Le stime indicano che, ogni giorno, circa 33.000 bambine sono costrette a sposarsi prima del raggiungimento della maggiore età. Nella maggior parte dei casi, si tratta di unioni imposte dalle famiglie, motivate da ragioni economiche, da pressioni culturali o da meccanismi di controllo radicati nel contesto locale.
Il fenomeno ha implicazioni rilevanti fin nell’immediato, soprattutto dal punto di vista della salute: queste unioni, infatti, impattano in modo significativo sulla psiche delle bambine, senza contare che le gravidanze precoci, frequenti in questo contesto, comportano un elevato rischio di complicanze, sia per la madre che per il neonato.
Sul lungo periodo, invece, i matrimoni precoci determinano una perdita di autonomia per le future donne, che vedono loro precluso l’accesso a qualsiasi forma di reddito indipendente.
Abusi e violenze
Accanto al lavoro minorile e ai matrimoni precoci, la negazione dei diritti fondamentali per molti bambini comporta anche essere vittima di forme di abuso e violenza.
Queste situazioni si verificano tanto all’interno del nucleo familiare quanto negli spazi pubblici o lavorativi, e si acuiscono ulteriormente in presenza di emergenze, conflitti armati o disastri ambientali. L’assenza di canali di segnalazione efficaci, unita alla mancanza di servizi sociali accessibili e di personale specializzato, contribuisce a rendere invisibili molte delle violazioni subite dai minori.
Le conseguenze possono essere rilevanti e durature: oltre ai danni immediati alla salute fisica e mentale, si registrano effetti a lungo termine sulla capacità dei minori di sviluppare relazioni stabili, di integrarsi nei contesti sociali e di acquisire autonomia. In diversi casi, il trauma subito favorisce l’adozione di comportamenti autodistruttivi o, più in generale, una condizione di isolamento e marginalità che si protrae nel tempo.
L’istruzione come forma di emancipazione
Invertire la tendenza che, in molti Paesi del Sud del mondo, continua a negare ai minori l’accesso ai propri diritti fondamentali è possibile. L’emarginazione, lo sfruttamento e la negazione di opportunità sono infatti la conseguenza diretta di disuguaglianze che possono essere contrastate con le giuste risorse.
In quest’ambito, l’accesso a un’istruzione solida e continuativa è senza dubbio il mezzo più importante per favorire l’emancipazione. Offrire a bambini e bambine la possibilità di studiare significa infatti creare le condizioni affinché sviluppino autonomia, accedano a nuove opportunità e possano esercitare un controllo maggiore sulle proprie scelte e sul proprio futuro.
Tuttavia, anche l’istruzione è un diritto che ancora oggi viene troppo spesso negato, per questo organizzazioni internazionali indipendenti come ActionAid sono costantemente impegnate per fare in modo che possa essere garantito al più ampio numero di bambini e bambine dei Paesi del Sud del Mondo.
Le azioni di ActionAid a sostegno del diritto all’istruzione
Grazie al sostegno continuativo delle adozioni a distanza, ActionAid può favorire l’accesso all’istruzione attuando diversi tipi di interventi.
Innanzitutto, supporta le famiglie, in particolare le madri, affinché raggiungano l’indipendenza economica e possano garantire ai propri figli un percorso educativo stabile e sicuro. Parallelamente, promuove campagne di sensibilizzazione rivolte a genitori, anziani, leader religiosi e rappresentanti istituzionali, per far comprendere le conseguenze negative dell’abbandono scolastico e il valore dell’istruzione come strumento di riscatto e futuro.
ActionAid fornisce anche un supporto concreto alle scuole e agli studenti, fornendo risorse essenziali come aule, banchi, acqua potabile, materiale scolastico e uniformi. L’obiettivo è creare un ambiente scolastico accogliente e stimolante, che incoraggi i bambini e le loro famiglie a intraprendere e proseguire il percorso educativo. Nelle scuole, le bambine vengono informate sui propri diritti e su come farli valere, mentre si promuove la creazione di gruppi studenteschi attivi, capaci di prevenire e contrastare l’abbandono scolastico.
Un esempio concreto dell’impatto positivo di questi interventi arriva dalla storia di Souravh, un bambino di 9 anni che frequenta la quinta elementare. Grazie al sostegno di ActionAid, può dedicare il suo tempo allo studio, al gioco e alla frequenza scolastica in un ambiente sicuro e stimolante.
Il suo più grande desiderio è diventare un poliziotto: sogna di indossare l’uniforme e di aiutare le persone più bisognose. La sua storia dimostra come, attraverso il sostegno delle adozioni a distanza e l’impegno quotidiano sul territorio, l’istruzione possa davvero offrire ai bambini la possibilità di costruire un futuro migliore per sé stessi e per la propria comunità.