Musica

“Benvenuto ad Abbiategrasso”: nel Bronx raccontato dal rapper GiuBel

L’artista ha scritto un testo tagliente come la lama di una katana

“Benvenuto ad Abbiategrasso”: nel Bronx raccontato dal rapper GiuBel

Atmosfere urban, ritmi cadenzati, un rap old style di quelli che ti martellano il cervello e continui a ripeterlo nella tua mente. Questo è «Benvenuto ad Abbiategrasso», il brano scritto da GiuBel, vero nome Giuseppe Bellino, 39 anni, professione idraulico.

Un testo ispirato e scritto in poco tempo

«L’ispirazione è venuta in un lampo mentre stavo vivendo un momento difficile, come se qualcuno guidasse la mia mano nella stesura del testo, ho avuto proprio questa sensazione mentre scrivevo questa canzone quest’estate – ci ha spiegato l’artista – Poi sono entrato in studio e ho registrato. Sento che sarà un brano che spacca, ho già avuto un buon appeal, dopo i primi passaggi su Youtube i social sono impazziti ho iniziato a ricevere centinaia di messaggi con un mood positivo». Il testo non lascia spazio all’immaginazione, rispecchia l’attuale sentimento di degrado e disagio che si vive in città. I fatti di cronaca degli ultimi anni hanno influenzato le liriche, che sono montate ad hoc su una base che crea pulsioni sonore con atmosfere cariche di tensione. Uno spaccato della realtà che sta vivendo la città , che sta affrontando una fase di cambiamenti sociali e i disagi che da essi ne derivano. Nei vari passaggi si parla degli spari alle case Aler, si fa riferimento alla condizione di disagio che vivono i giovani, i cittadini delle case popolari, un biglietto da visita in note che presenta una città «Rude dove se stai male la gente ci gode, dove se stai bene alle gente gli prude….animali in libertà qui sembra una palude…»; il mal di periferia che assedia Abbiategrasso.

Un quadro desolante, ma che non si discosta troppo dalla realtà.

«Abitavo alle case Aler, poi quando ho avuto i figli ho deciso di cambiare aria – ci spiega Giuseppe – Ora lavoro in Svizzera, sono idraulico frontaliero, ma la musica è la mia passione, faccio rap da quando avevo 13 anni, recepivo continui stimoli dall’ambiente in cui abitavo e bazzicavo quotidianamente. Questa mia forza di volontà nell’inseguire un proprio sogno deve essere d’esempio alle nuove generazioni, non mollare mai , credere in se stessi e in quello che si desidera fare. Il brano rappresenta uno spaccato reale della città, le tensioni, le sofferenze, situazioni di abbandono estremo, dove neppure le autorità sono in grado di cambiare le circostanze».

 

 

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Racconta una realtà difficile

Negozi che aprono e subito dopo chiudono, lo spaccio, risse, la delinquenza, tutti fattori che si sono insinuati nel tessuto urbano di Bià, come un virus difficile da debellare, con cui bisogna convivere ogni giorno, che si snodano tra le righe del testo della canzone. GiuBel è questo, viene da li, dal Bronx di via Fusè e lo canta senza censura.

«Ho vibrazioni positive su questo pezzo, e mi sto concentrando per fare qualcosa di buono in ambito musicale – conclude – A 39 anni sarebbe qualcosa di speciale, ma non bisogna mai dare nulla per scontato nella vita, bisogna sempre crederci, mantenendo i piedi per terra».

Domenica scorsa alle case Aler e in altre parti della città, GiuBel, con la partecipazione del figlio e di altre comparse, ha girato il video di «Benvenuti ad Abbiategrasso» con la regia del videomaker Paolo Meroni.