È tornata a nuova vita la storica Ruota della «Rungia Murin»
«Un’opera che racconta il lavoro, l’ingegno e la tradizione delle generazioni che ci hanno preceduto»

Un pezzo di storia che rinasce e torna al suo originale splendore. È successo a Boffalora sopra Ticino, dove l’antica Ruota della «Rungia Murin», in passato utilizzata a periodi alterni come mulino da grano e come cartiera, è stata sistemata e riportata a nuova vita.
Il ringraziamento
«Desidero esprimere un sincero e profondo ringraziamento alla famiglia Chiodini, in modo particolare a Paolo Chiodini e alla ditta Cantoni & C., per l’importante intervento di riqualifica e rimessa in funzione della storica Ruota della “Rungia Murin” – afferma il sindaco Sabina Doniselli - Con grande senso di appartenenza e attenzione verso la memoria del nostro territorio, hanno restituito vita a un simbolo identitario della nostra storia locale, un’opera che racconta il lavoro, l’ingegno e la tradizione delle generazioni che ci hanno preceduto», sottolinea.
Un punto di riferimento
Secondo il primo cittadino «il loro gesto rappresenta un esempio concreto di collaborazione tra cittadini, imprese e istituzioni per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e storico del nostro paese - sostiene - La Ruota della “Rungia Murin”, oggi tornata a muoversi, sarà non solo un segno visibile di recupero architettonico, ma anche un punto di riferimento educativo, culturale e turistico per le future generazioni. Grazie ancora a chi ha creduto in questo progetto e per aver dimostrato che insieme è possibile costruire bellezza e custodire la memoria», conclude Doniselli.
La storia
La storia di quest’opera è molto lunga ed è stata ricostruita dall’associazione storica La Piarda. «Documenti del XIV secolo attestano ai nobili Crivelli la proprietà della Bocca Cornice di Boffalora da cui è tratta l'acqua del Naviglio Grande che alimenta l'omonima Roggia; fino alla donazione viscontea del 1396 la proprietà della Roggia (in dialetto “Rungia Murin”) era condivisa fra Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano, Giacomolo Pozzobonelli, i nobili Crivelli, detentori di vasti possedimenti e altri – si legge nella ricostruzione storica - Nel 1396 ai monaci Certosini, oltre i terreni donati, è assegnata la quota sui diritti d'acqua utilizzata per l'irrigazione dei prati e, dal XV secolo, anche per alimentare le ruote dei mulini. Nel 1436 una sentenza arbitrale fra i Certosini e Michele Crivelli permette a quest'ultimo di costruire un Mulino da grano a due rodigini (ruote) sulla Roggia Cornice».
Varie le vicissitudini successive: «In valle (località Folletta) i Crivelli avviano anche un altro Mulino e una Folla (cartiera), che nel 1535 sono venduti da Federico Crivelli al milanese Giovanni Antonio Nuvolone. Deceduto Federico, il Mulino sulla Roggia Cornice viene confiscato e venduto al conte Giovanni Pietro Cicogna di Milano, che lo trasforma in Folla per fabbricare la carta. In un documento del 1583 è citato un Mulino a due rodigini di Antonio Maria Crivelli attivo dal 1576 alla Cascina Acquanera che utilizza le acque della roggia omonima – scrive l’associazione La Piarda - Dopo una serie di passaggi di proprietà i monaci della Certosa di Pavia acquistano la cartiera. Successivamente, in seguito alla soppressione di alcuni ordini religiosi tra i quali i Certosini, la cartiera viene messa all’asta. La sua attività, durata oltre due secoli e mezzo, continuò fino al 1813 sotto la condotta del follatore Stefano Maestrone, dopodiché venne riportata al suo primitivo uso di Mulino da grano fino al 1964».







