Borse di lusso realizzate da operai sottopagati
In particolare, sono stati controllati N.7 opifici tutti risultati irregolari nei quali sono stati identificati 67 lavoratori di cui 9 occupati in nero di cui 3 clandestini sul territorio nazionale
Amministrazione giudiziaria per un brand di lusso dell'alta moda che faceva produrre le proprie borse in opifici con lavoratori sfruttati e sottopagati.
Borse di lusso realizzate da operai sottopagati
I Carabinieri del Gruppo per la Tutela del Lavoro di Milano hanno dato esecuzione ad un decreto di “amministrazione giudiziaria” emesso dal Tribunale di Milano – Sez. Misure di Prevenzione su richiesta della Procura della Repubblica di Milano a carico di una azienda operante nel settore dell’alta moda in quanto sarebbe ritenuta incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo non avendo messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative ovvero delle capacità tecniche delle aziende appaltatrici tanto da agevolare (colposamente) soggetti raggiunti da corposi elementi probatori in ordine al delitto di caporalato.
In tale contesto, si è potuto accertare che la casa di moda affidi, attraverso una società in house la creazione, produzione e vendita delle collezioni di moda e accessori, mediante un contratto di fornitura, l’intera produzione di parte della collezione di borse e accessori a società terze, con completa esternalizzazione dei processi produttivi.
L’azienda committente provvede unicamente alla prototipazione dei manufatti mentre per la riproduzione su scala industriale può competere sul mercato solo esternalizzando le commesse ad opifici gestiti da cittadini cinesi, i quali anche mediante il ricorso a sub appalti non autorizzati riescono ad abbattere i costi ricorrendo al sistematico impiego di manodopera irregolare e clandestina in condizioni di sfruttamento.
Costi abbattutati con manovalanza in nero
Tale sistema consente di realizzare una massimizzazione dei profitti inducendo l’opificio cinese che produce effettivamente i manufatti ad abbattere i costi da lavoro (contributivi, assicurativi e imposte dirette) facendo ricorso a manovalanza “in nero” e clandestina, non osservando le norme relative alla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro nonché non rispettando i Contratti Collettivi Nazionali Lavoro di settore riguardo retribuzioni della manodopera, orari di lavoro, pause e ferie.
Nel caso di specie, che si pone in continuità rispetto ad analoghi provvedimenti notificati ad altre aziende di alta moda nei mesi precedenti, i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano, a partire da marzo 2024, hanno effettuato accertamenti sulle modalità di produzione, confezionamento e commercializzazione dei capi di alta moda procedendo al controllo dei soggetti affidatari delle forniture, dei sub affidatari non autorizzati costituiti esclusivamente da opifici gestiti da cittadini cinesi nelle province di Milano e Monza e Brianza e di ben 3 ulteriori società “ombra” (prive di lavoratori) costituite ad hoc per effettuare una produzione occulta (nel senso che effettuerebbero una produzione solo cartolare emettendo anche le relative fatture a favore della committenza ma di fatto sub affidando le lavorazioni con lo scopo di ostacolare i controlli degli organi di PG e di vigilanza). Pertanto è stata individuata anche una fatturazione per operazioni inesistenti a carico delle ditte sub-appaltatrice.
In particolare, sono stati controllati N.7 opifici tutti risultati irregolari nei quali sono stati identificati 67 lavoratori di cui 9 occupati in nero di cui 3 clandestini sul territorio nazionale. Negli stabilimenti di produzione effettiva è stato riscontrato che la lavorazione avveniva in condizione di sfruttamento (pagamento sotto soglia, orario di lavoro non conforme, ambienti di lavoro insalubri ecc.), in presenza di gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omessa sorveglianza sanitaria, omessa formazione e informazione ecc.) nonché ospitando la manodopera in dormitori realizzati abusivamente ed in condizioni igienico sanitarie sotto minimo etico.
Denunce a piede libero e sanzioni
Sono stati deferiti in stato di libertà a vario titolo per caporalato e altro N. 7 titolari di aziende di diritto o di fatto di origine cinese nonché 3 persone non in regola con la permanenza e il soggiorno sul territorio nazionale.
Infine sono state comminate ammende pari a 286.000 euro e sanzioni amministrative pari a 35.000 euro. Si evidenzia che il procedimento penale per caporalato si trova nella fase delle indagini preliminari e che le responsabilità in merito saranno definitivamente accertate solo ove intervenga una sentenza irrevocabile di condanna.