NUOVE RIVELAZIONI

Omicidio Ravasio, parla il genero della mantide Lavezzo: "Lei voleva far fuori anche la suocera"

Nuove dichiarazioni spontanee nell'ambito del processo che sta facendo luce sull'omicidio di Fabio Ravasio dello scorso 9 agosto. Stavolta a intervenire in aula è stato il compagno della figlia della brasiliana ritenuta la mente del piano omicida

Omicidio Ravasio, parla il genero della mantide Lavezzo: "Lei voleva far fuori anche la suocera"
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"Io, ingaggiato il giorno stesso dell'omicidio, non rispettai gli ordini ma sapevo degli intenti di Pereira e Ferretti. Nel mirino, dopo Ravasio, ci poteva finire anche sua madre". Parole shock quelle che arrivano da Fabio Lavezzo, uno degli imputati del processo tornato in aula nella mattinata di oggi, lunedì 5 maggio, davanti alla Corte d'assise di Busto Arsizio e che ruota attorno all'uccisione di Fabio Ravasio, il 52enne morto travolto da un'auto mentre stava varcando in bicicletta il confine tra Parabiago e Casorezzo lo scorso 9 agosto e finito al centro del piano orchestrato, secondo l'accusa, dalla compagna Adilma Pereira Carneiro per scopi di eredità.

fabio ravasio

Fabio Ravasio, la vittima dell'omicidio dello scorso 9 agosto e che ora vede alla sbarra otto persone

Ecco il testo integrale delle dichiarazioni rese da Lavezzo

La figlia di quest'ultima, Ariane, è compagna dello stesso Lavezzo che stamane a inizio seduta ha reso le proprie dichiarazioni spontanee. E lo ha fatto in questa maniera:

"Mi chiamo Fabio Lavezzo, e sono padre di due figli. Ho sempre lavorato, svolto mansioni di vice capoturno per una multinazionale. A settembre avrei dovuto iniziare un lavoro come tecnico ascensorista. Ho conosciuto Adilma, la madre della mia compagna Ariane, alla Maison, il bar di Massimo Ferretti (anch'egli alla sbarra e ritenuto il regista dell'operazione omicida) a Parabiago. Ero solito andare al bar di Ferretti per vedere proprio Ariane. La prima volta che conobbi Adilma, lei mi guardò stranita, dicendomi che avevo lo stesso nome di Ravasio. Cosa che non le piaceva. Si lamentava di lui, sostenendo di essere maltrattata e subire comportamenti ambigui coi figli della minorenne. La stessa Adilma diceva che voleva fare fuori Ravasio, e mi è capitato di chiedere perché non lo lasciasse. Lei mi rispose che, avendo affari insieme ed essendo soci, non le sarebbe convenuto e inoltre lui non avrebbe accettato una separazione. I genitori di lui stavano ostacolando l'acquisto di una Cascina di San Lorenzo, dove la brasiliana voleva realizzare una pensione ricovero per animali per poi andarci a vivere insieme ai figli".

Le parole sulla Trentarossi

"In altri momenti  - ha proseguito - ho anche sentito Ferretti pronunciare frasi di questo tenore: “Un giorno vedrete me guidare la Bmw” (chiaro riferimento, questo, alla macchina della vittima) ma anche “Dopo di lui toccherà anche alla vecchia”, lasciando intendere l'intenzione di eliminare Annamaria Trentarossi (madre di Ravasio, ndr). Sia Adilma che Ferretti avevano dunque in mente di investirlo simulando un incidente stradale.  Quando ho visto la Opel con i segni dell’investimento alla fine mi si gelò il sangue. Igor e Marcello avevano realizzato il piano. Avrei dovuto allertare le Forze dell’ordine, ma il mio rammarico è stato quello di non averlo fatto».

Crepacuore o veleno, come sarebbe dovuto scattare il piano omicida bis contro la famiglia Ravasio

Sempre a questo proposito uno dei testimoni intervenuti in aula, un compagno di cella di Marcello Trifone è sceso nei dettagli rispetto al modus operandi che la donna avrebbe voluto impiegare per uccidere la Trentarossi. E lo ha fatto indicando due "binari", quello di farla morire di crepacuore oppure attraverso il veleno. Un'ipotesi, questa, che fu poi scartata in quanto avrebbe lasciato tracce. L'obiettivo, in generale, consisteva nell'impossessarsi dei beni della famiglia Ravasio.

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