l'importante mostra fotografica

Fotografia e industria in mostra a Palazzo Leone da Perego

Una mostra fotografica che racchiude più mostre per esplorare, con l’evidenza delle immagini, le tante sfaccettature dell’universo industriale

Fotografia e industria in mostra a Palazzo Leone da Perego
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taglio del nastro oggi pomeriggio, 16 novembre 2024, a Legnano per la mostra dedicata alle persone e all'industria nel territorio di Legnano e in tutta la Lombardia.

Fotografia e industria in mostra a Palazzo Leone da Perego

Una mostra fotografica che racchiude più mostre per esplorare, con l’evidenza delle immagini, le tante sfaccettature dell’universo industriale. Si intitola “Fotografia e industria – Da Legnano uno sguardo in Lombardia” il progetto fotografico visitabile dal 17 novembre al 12 gennaio 2025 a Palazzo Leone da Perego e in altri luoghi della città e che pone l’attenzione su un tema di grande rilevanza: la Città di Legnano e la Regione Lombardia tra i maggiori protagonisti della nascita e dello sviluppo dell’industria italiana.

La mostra rientra nelle iniziative del Centenario di Legnano Città, contribuendo a valorizzare un trascorso industriale dal valore internazionale.

«Il rapporto tra fotografia e industria ha una lunga storia -sottolinea Claudio Argentiero, curatore della mostra- e nasce dall’intento delle imprese di raccontarsi, commissionando a fotografi esperti la documentazione delle proprie attività, dai prodotti ai manufatti, dagli ambienti di lavoro alle maestranze. Erano fotografi che lavoravano con una tecnica lenta, caratterizzata dall’uso di fotocamere di grande formato e lastre, almeno nei primi decenni del ‘900, e che completavano il lavoro in camera oscura con lo sviluppo e la stampa di immagini di elevata qualità. È quindi lo sguardo dei fotografi ad aprirci gli ambienti del lavoro, in contesti storicizzati dove sono le architetture a risaltare per i pregi costruttivi o all’interno di fabbriche dismesse alla ricerca di tracce e forme o, ancora, in un viaggio nel paesaggio che l’uomo ha plasmato, senza dimenticare il tema della sicurezza, dell’attività lavorativa e della comunicazione d’impresa, tra immagine e cinema. In un percorso dedicato all’industria non potevano mancare la valorizzazione delle collezioni e dei fondi fotografici, congiuntamente alla documentazione archivistica, che costituisce l’autentica testimonianza di un passato non molto lontano di storie sociali e industriali. Grazie alla collaborazione di importanti partner, al sostegno e al contributo della Fondazione Ticino Olona, l’Archivio Fotografico Italiano, con il Comune di Legnano, attraverso l’impegno professionale dei suoi membri, ha costruito un’iniziativa che mette in relazione le generazioni parlando di impegno, sviluppo, competenze e desideri, quelli di una società basata sul rispetto del lavoro e del dialogo costruttivo tra le parti».

Mostra fotografica industria Legnano
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Mostra fotografica industria Legnano
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Le parole del sindaco Radice

«Se Legnano, esattamente un secolo fa, è diventata una città questo si deve allo sviluppo manifatturiero in corso da qualche decennio e che ha fatto di Legnano una vera e propria città-fabbrica -nota Lorenzo Radice, sindaco di Legnano - Per questo, nelle iniziative del Centenario, non poteva mancare un evento che restituisse questo snodo fondamentale nella storia di Legnano e più in generale di questa fetta di territorio lombardo; un momento che, forse, meglio di ogni altro, rivela l’anima vera della nostra comunità, che è la capacità di intraprendere, la spiccata attitudine al negotium, ma anche la capacità di innovare, dote che ha permesso di superare il pesante processo di deindustrializzazione conosciuto nei decenni passati. Questa mostra coglie la complessità della dimensione del lavoro nelle industrie grazie a uno sguardo che abbraccia l’attività, gli edifici, gli ambienti e le persone che li popolavano ed è importante in un anno in cui ricordiamo la nostra storia ripercorrere e riflettere su un tema di vitale importanza, perché il lavoro, che per tanti legnanesi ha significato un impiego proprio nelle industrie, non ci dà soltanto da vivere, ma ci definisce raccontando cosa siamo stati, cosa siamo e cosa saremo. Perché il lavoro, da sempre e in qualunque forma si presenti, nasce da un progetto che proietta l’uomo nel futuro. Al curatore Claudio Argentiero e ad Afi va il mio grazie per una mostra che -sono certo- coinvolgerà e sarà apprezzata da tantissimi legnanesi».

E se il rapporto tra fotografie e industria scaturisce dal preciso intento dell’impresa di raccontarsi, documentare la propria attività e il proprio prodotto, comunicare all’esterno – ma anche all’interno – la propria identità, l’architettura è in rapporto con l’ambiente perché costruendo, progettando e disegnando lo spazio, l’industria condiziona il paesaggio. Si tratta di una presenza che, nelle sue diverse fasi -nascita, sviluppo e decadenza- lascia tracce, documenti, fotografie, storie sociali e competenze da catalogare e trasmettere alle nuove generazioni. Conservare e valorizzare gli archivi e i fondi fotografici industriali può, quindi, favorire anche una riflessione sullo sviluppo del lavoro e del territorio nella città di Legnano, con accenti su alcune realtà lombarde. L’esposizione, rivelando la sorprendente ricchezza dell’universo iconografico del lavoro, della fabbrica e della società, mette a fuoco gli ambienti che caratterizzano il sistema industriale e tecnologico toccando questioni chiave di natura sociale. Le immagini cercano di raffigurare nessi e riferimenti articolati, profondi, presentando all’osservatore realtà complesse, che determinano un coinvolgimento emotivo e sensoriale. Si passa dai capannoni industriali alle attività lavorative, dai macchinari ai lavoratori agli spazi urbani interessati da architetture edificate dalle aziende per ospitare i dipendenti e le loro famiglie.

L’elenco delle sezioni della mostra

Le principali industrie a Legnano

Il passato dagli archivi, il presente nelle immagini coeve
Un sistematico progetto di catalogazione delle immagini reperite e acquisite, vintage, digitalizzate e stampate in fine art, per renderle fruibili al pubblico. Una raccolta di fotografie del ‘900, molte delle quali inedite, dal fascino immutato, che si innestano in una visione più attuale, ponendo a confronto un periodo produttivo fecondo con quello odierno, maggiormente tecnologico.

Legnano, quartieri operai oggi

Fotografie: Roberto Venegoni, Mirko Ceriotti, Roberto Bosio, Marco Zarini, Diego Valceschini
Una ricerca site specific, realizzata espressamente per documentare i quartieri operai oggi, con particolare considerazione alla tipologia architettonica e alla configurazione urbanistica. Un significativo dialogo tra il lavoro e gli spazi dell’abitare, che svelano tradizioni e stili di vita.

Milano, ritratti di fabbriche

Gabriele Basilico Courtesy Fondazione 3M - Milano
Il primo, sistematico progetto di catalogazione delle realtà industriali milanesi, realizzato tra il 1978 e il 1980. «Nella magica sospensione luminosa della Pasqua 1978, spostandomi nella città di zona in zona, pianta alla mano» scrive Basilico «mi sono ritrovato nella zona 14, tra via Ripamonti e via Ortles, in un’area caratterizzata prevalentemente da costruzioni industriali. Per la prima volta ho “visto” le strade e, con loro, le facciate delle fabbriche stagliarsi nitide, nette e isolate su un cielo inaspettatamente blu, dove la visione consueta diventava improvvisamente inusuale. Ho visto così, come se non l’avessi mai visto prima, un lembo di città senza il movimento quotidiano, senza le auto parcheggiate, senza gente, senza rumori. Ho visto l’architettura riproporsi, filtrata dalla luce, in modo scenografico e monumentale. Ho rivisto attraverso il mirino della mia Nikon, le immagini nascere da un’operazione di astrazione, di isolamento, di assenza. Ho individuato un metodo per capire e per scoprire ciò che a volte si osserva in modo confuso e miope». Un elogio all’architettura industriale rappresentata dalla maestria di un grande fotografo italiano. La prima grande indagine sull’architettura industriale milanese, che rivelò il talento dell’allora giovane fotografo, inserendolo prepotentemente tra i protagonisti del rinnovamento della fotografia italiana nel corso degli anni ’70 e ‘80, in un processo che la condurrà definitivamente all’interno dell’arte contemporanea. Gabriele Basilico, uno dei maestri della fotografia italiana contemporanea, è stato un artista che ha avuto un ampio riconoscimento a livello internazionale. Nato a Milano, architetto di formazione, iniziò a fotografare nei primi anni Settanta. La forma e l’identità delle città, lo sviluppo delle metropoli, i mutamenti in atto nel paesaggio post industriale contemporaneo sono da sempre stati i suoi ambiti di ricerca privilegiati. Ha partecipato a innumerevoli progetti di committenza pubblica su incarico di importanti istituzioni. Le sue fotografie fanno attualmente parte di prestigiose collezioni pubbliche e private italiane e internazionali. Data agli anni 1978-1980 la sua prima ricerca importante, “Milano. Ritratti di fabbriche” presentata nel 1983 al Pac (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano.

Nell’occasione saranno esposte una serie di fotografie degli stessi edifici, scattate nel 2024, con la finalità di porre l’attenzione sui mutamenti avvenuti quaranta anni dopo la prima documentazione seguita da Basilico.

La lente di Roberto Zabban sull’industria lombarda

Courtesy Centro per la Cultura d’Impresa-Milano
“Sono i primordi della mia carriera: ancora il fotografo industriale non era nato. (R. Zabban)”.
Roberto Zabban nasce a Roma nel 1928 e a dieci anni si trasferisce con la famiglia a Milano. Si laurea in giurisprudenza nel 1953 ma già da due anni lavora come apprendista nello studio del noto fotoreporter Giancolombo. Sono questi gli anni della formazione, in agenzia Zabban impara l’arte della camera oscura dallo stampatore Cinquetti, mentre al seguito di Giancolombo muove i primi passi nel campo del fotogiornalismo. Nel frattempo per mantenersi documenta le gite sociali dell’Automobil Club e viene spesso scelto dalle famiglie abbienti di Milano come fotografo in occasione di matrimoni, feste e ritratti, realizzando servizi dallo stile inusuale che riscuotono il favore crescente dei committenti: bq. Erano abituati ad andare in studio, portavano il bambino lì, il quale naturalmente non era bello disinvolto come lo era in casa sua e quindi, perché le mie foto venivano meglio? Perché io mi facevo amico il bambino, lo facevo giocare e poi facevo le foto che venivano molto meglio. (R. Zabban) L’insieme di queste esperienze persuade Zabban a intraprendere la professione di fotografo, sua grande passione da sempre. La prima vera occasione si presenta con Salvato Cappelli, direttore del neonato "Le Ore", settimanale fotografico di cronaca, con cui ottiene un colloquio. La collaborazione che ne nasce durerà due anni, periodo in cui il fotografo chiarisce e precisa la propria professionalità realizzando servizi fotografici di cronaca, moda e costume. La strada ormai è segnata e, finalmente in proprio, Zabban inizia a lavorare come fotografo professionista anche per altre testate quali "L'Europeo", "Epoca" e "Bolero Film", per cui realizza i ritratti di copertina di attori e personaggi famosi. Zabban scopre il proprio talento per la fotografia industriale in occasione di un servizio per la Ercole Marelli, esperienza che lo porterà a stringere il duraturo e fondamentale sodalizio con l’Innocenti. È qui che nasce il "fotografo industriale" Roberto Zabban.

Paesaggi della sicurezza

Marco Introini
Il progetto fotografico nasce dalla richiesta di Federico Bucci, curatore della mostra “Senza pericolo!” (Triennale di Milano 2013) di condurre una ricerca fotografica che declinasse il concetto di sicurezza. “..Marco Introini è il nostro uomo con la macchina da presa. Sempre in giro per il mondo, qualche volta si ferma, sceglie un punto di vista, sistema il suo cavalletto e attende pazientemente i passaggi della luce, per catturarli nella sua fotografia. L’inquadratura è progettata in ogni dettaglio. Il fotografo usa la geometria con sapienza: sugli assi cartesiani dispone punti, linee e superfici. Lo spazio è pronto per accogliere le forme del tempo. Abbiamo chiesto a Marco di interpretare liberamente il tema della mostra, laddove le condizioni di sicurezza si manifestano, in modo più o meno evidente, dagli spazi interni al territorio. Il risultato è una galleria di ritratti fotografici dedicati a luoghi eterogenei, costruiti per proteggersi dai rischi di ogni tipo. La realtà è testimoniata senza alterazioni: l’obiettivo fotografico è naturale come l’occhio del fotografo, ovvero, di chiunque sappia sostenere la fatica dello sguardo prolungato. Elegante e rigorosa astrazione del bianco e nero trasfigura una composita sequenza visiva che, in questo caso, dai sotterranei alle montagne, fin giù al mare, mostra ciò che l’homo faber ha prodotto per tentare di “vivere senza pericolo…”. Federico Bucci Marco Introini (1968) Laureato in architettura presso il Politecnico di Milano. Fotografo documentarista di paesaggio e architettura, è docente di Tecniche della rappresentazione dello spazio e di Rappresentazione del patrimonio costruito presso il Politecnico di Milano, di Fotografia dell’architettura presso la scuola di fotografia Bauer. Inserito nei venti fotografi di architettura protagonisti degli ultimi dieci anni da Letizia Gagliardi in La Misura dello Spazio. Nel 2015 e stato chiamato dalla Regione e dal Ministero per i beni culturali per documentare l’architettura dal dopoguerra ad oggi, sempre nello stesso anno viene invitato da OIGO (Osservatorio Internazionale sulle Grandi Opere) alla campagna fotografica sulla Calabria The Third Island. Nel 2016 ha esposto Ritratti di Monumenti al Museo d’Arte Moderna MAGA; partecipa alla XXI Triennale con Warm Modernity_Indian Paradigm (curato da Maddalena d’Alfonso) che, con omonimo libro, ha vinto il RedDot Award 2016. Nel 2018 è stato impegnato nei progetti: Mantova, architetture dal XII secolo al XX secolo esponendo al Palazzo Ducale di Mantova; Ormea: segni del paesaggio per il progetto Nasagonado Art Project (curato da Emanuele Piccardo), e con Francesco Radino Gli scali ferroviari di Milano per la Fondazione AEM. Nel 2019 è stato invitato alla residenza d’artista Bocs Art Cosenza, nello stesso anno è stato invitato a realizzare un progetto fotografico sulle Repubbliche marinare per la Biennale di Architettura di Pisa curata da Alfonso Femia ed ha partecipato al progetto Percorsi di Architettura italiana del Novecento commissionato dal MIBAC. Nel 2021 ha lavorato a differenti progetti fotografici tra cui il patrimonio industriale di Lecco e il patrimonio boschivo della alta valle del Tanaro e nel 2022 con il lavoro La fiumara dell’Amendolea ha partecipato a La Biennale dello Stretto curata da Alfonso Femia con il quale sta elaborando alcuni progetti fotografici su città italiane ed europee. Nel 2023 è stato invitato dal MAN (Museo d’Arte della provincia di Nuoro) a partecipare workshop INFOSFERA dedicato alla collaborazione fra artisti e architetti per una lettura del paesaggio e la creazione di nuove narrazioni. Le sue opere sono conservate alla Fondazione MAXXI, MAN, CSAC, Museo MAGA, Fondazione AEM, Veneranda Fabbrica del Duomo, Archivio Fotografico italiano. Ha al suo attivo molteplici pubblicazioni e mostre di architettura e paesaggio.

La poetica dell’oblio

Autori: Silvia Lagostina, Roberto Venegoni, Stefano Barattini
La fotografia da molti anni ricopre un ruolo predominante nella documentazione del territorio, del paesaggio e delle architetture, offrendo a studiosi, amministratori e storici punti di vista sui quali dibattere per valorizzare gli spazi dell’abitare. Questa mostra, propone il lavoro di tre fotografi, che da molti anni si occupano principalmente di luoghi in abbandono e di periferie, con stili diversi che si amalgamo e divengono narrazione. Le immagini scelte non sono finalizzate a generare controversie, ma piuttosto fungono da utile strumento per indagare e studiare la civiltà industriale degli ultimi decenni, e con essa la storia della società, dei lavoratori, dell’espansione urbanistica legata indissolubilmente allo sviluppo delle fabbriche. Può apparire strano che dentro quelle fotografie vi siano tanti concetti, ma osservandole attentamente possiamo cogliere vissuti, tracce, ambienti, relazioni con l’esterno, suggestioni che il tempo non ha raschiato, lasciando alla natura il compito di inglobare e celare i manufatti fatiscenti, soffocando nel silenzio strutture e oggetti che inducono alla reminiscenza. Evocare è il fil rouge di questa esposizione, che si nutre del passato recente per proiettarsi in un futuro di riconversione, che la ri-visitazione visiva esalta, mettendo in luce il rapporto spazio-tempo, obsolescenza e progettualità del riuso. Tracce materiali che i tre autori hanno saputo tradurre in forme, colore, prospettive, qualità estetiche che superano la più banale logica della denuncia, restituendo a queste cattedrali del lavoro la giusta dignità, in chiave elegiaca, senza malinconie, lasciando all’istinto, alla composizione e alla luce di contemplare gli spazi, in attesa di nuovi bagliori.

Dall’abbandono al riuso

Casi di aziende lombarde riconvertite ad altri usi
Progetto fotografico di Claudio Argentiero
«Le fabbriche sono essenzialmente effimere, in quanto sono lo specchio fedele dei tempi e dei luoghi». Gillian Darley, Fabbriche. Origine e sviluppo dell'architettura industriale, 2007
Il progetto prende in considerazione alcune realtà, tra le province di Milano e Varese, che una volta terminato il ciclo produttivo rischiavano di trasformarsi nell’ennesima condizione di abbandono e di lungo degrado. Una storia imprenditoriale fortemente legata allo sviluppo dei territori e connessa alla vita sociale e alle comunità che hanno concepito la propria esistenza in relazione alla attività lavorativa, con le relative conseguenze economiche e abitative. Le fabbriche edificate in città e lungo i corsi dei fiumi si sono trasformate, spesso, in solitarie rovine, con alcune eccezioni che sono da esempio per ripensare l’utilizzo come opportunità di sviluppo e conservazione. Una cultura postindustriale tesa a stimare e valorizzare gli edifici di maggior pregio, mantenendone le strutture originali ed evitando speculazioni edilizie.

Il segno delle fabbriche

Esposizione di cinque opere pittoriche sulle fabbriche legnanesi che Luigi Bello, scomparso nell’agosto di quest’anno a 95 anni, realizzò nella prima fase della sua produzione, quella di stampo figurativo.
Conferenze, proiezioni, visite guidate

Ad arricchire la proposta culturale, una serie di conferenze aperte al pubblico, proiezioni, incontri di approfondimento sull’importanza degli archivi per la memoria collettiva, con la partecipazione di architetti, studiosi, fotografi, archivisti, scuole e studenti, direttori di fondazioni e operatori del settore.
MARTEDI 19 NOVEMBRE 2024 ORE 11 – Gradita la prenotazione
Museo Fratelli Cozzi – Viale Pietro Toselli 46 - LEGNANO
Visita guidata all’esposizione:
IN MOVIMENTO: storie di persone e di idee lungo l'ultimo secolo a Legnano
Un progetto di Friends of Museo Fratelli Cozzi
MARTEDI 19 NOVEMBRE 2024 – ORE 18 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Proiezioni: DOCUMENTARIO E PAESAGGIO INDUSTRIALE (1950-2000)
Relatore: Dott. Daniele Pozzi
Archivio del cinema industriale e della comunicazione d’impresa - LIUC Business University
SABATO 23 NOVEMBRE 2024 – ORE 17 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Conferenza: DARE FORMA ALLO SPAZIO
Marco Introini, fotografo, dialoga con Giovanna Calvenzi (Archivio Gabriele Basilico)
Modera Claudio Argentiero
DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024 – ORE 11 – Ingresso libero
Atelier Ferioli – Piazza San Magno, 3 – LEGNANO (MI)
Inaugurazione della mostra: CATTEDRALI DEL LAVORO
Aperitivo
VENERDI 29 NOVEMBRE 2024 – ORE 21 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Conferenza: LEGNANO, LA CITTA’ FABBRICA
Relatrice: Arch. Patrizia Dellavedova
SABATO 30 NOVEMBRE 2024 – ORE 17 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Conferenza: LO SGUARDO DEI FOTOGRAFI
ARCHIVI FOTOGRAFICI. SERBARE LA MEMORIA FRA TRADIZIONE E FUTURO
Relatori:
ANTONELLA BILOTTO - Centro per la Cultura d’Impresa Milano
FABRIZIO TRISOGLIO - Responsabile scientifico di Fondazione AEM – Gruppo A2A
DANIELA ALEGGIANI -Vicepresidente e Segretario Generale della Fondazione 3M
ROBERTO MUTTI –Storico, critico, docente e consulente della Fondazione 3M
CLAUDIO ARGENTIERO –Presidente Archivio Fotografico Italiano - Moderatore
GIOVEDI 5 DICEMBRE 2024 – ORE 20 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Presentazione del libro: DOVUNQUE È LEGNANO: STORIA DI UNA CITTA’ OPEROSA.
Progetto editoriale di Legnanonews
Aperitivo ore 20 – Conferenza ore 21
SABATO 11 GENNAIO 2025 – ORE 17 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Incontro con gli autori – proiezione:
LUOGHI NON LUOGHI
FOTOGRAFARE L’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Silvia Lagostina, Roberto Venegoni, Stefano Barattini commentano le proprie immagini
Modera Claudio Argentiero
DOMENICA 12 GENNAIO 2025 – ORE 16,30 – Ingresso libero
Palazzo Leone da Perego – Via Monsignor Eugenio Gilardelli, 10 – LEGNANO (MI)
Finissage
Proiezione di un filmato su un grande fotografo.
Visione di stampe d’archivio, vintage, analogiche e fine art.
Spunti di conservazione per un archivio della memoria, tra passato e presente.
Brindisi di fine rassegna

videoproiezioni
Bruno Natale
ALTRI SPAZI IN CITTA’:
16 novembre 2024 – 12 gennaio 2025
Galleria Cantoni – via Talisio Tirinnanzi - Legnano
EX COTONIFICIO CANTONI NELLE IMMAGINI D’ARCHIVIO
Fotografie di Gianfranco Leva

23 novembre 2024 – 01 dicembre 2024
Atelier Ferioli – piazza San Magno 3 - Legnano
SPAZI DEL LAVORO, TRA DECANDENZA E FASCINO
Autori vari

12 novembre 2024 – 24 novembre 2024
Museo Fratelli Cozzi – Viale Pietro Toselli, 46 - Legnano
IN MOVIMENTO: storie di persone e di idee lungo l'ultimo secolo a Legnano
Un progetto di Friends of Museo Fratelli Cozzi

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