La chiusura della Fpt diventa un film
La chiusura dello stabilimento Fpt di Pregnana raccontata da un ex dipendente
Dopo il libro, arriva anche il documentario. La storia della chiusura dello stabilimento Fpt Industrial di Pregnana che ha coinvolto 270 lavoratori di tutto il territorio rhodense rivive in un film documentario realizzato da Paolo Mansolillo, ex dipendente dell’azienda, e Marco Nicosia.
Il motore siamo noi
L’1 ottobre, nell’auditorium della scuola media di via Varese a Pregnana, ci sarà la proiezione del film «Il motore siamo noi» realizzato con mezzi propri negli ultimi mesi, basandosi sul libro omonimo e raccontando, dal punto di vista dei lavoratori, quanto vissuto dopo aver ricevuto la notizia dello stop alla produzione.
Fpt Industrial
« "Il motore siamo noi" è un film-documentario che offre un racconto sulla vertenza che dal 2019 al 2023 ha portato alla chiusura dello stabilimento della FPT Industrial, lasciando a casa centinaia di lavoratori. Il film segue la traccia del libro omonimo che nel 2020 è stato realizzato come strumento di protesta per i lavoratori. Sono state quindi raccolte interviste, immagini e racconti che pongono in luce storie, opinioni e responsabilità. La proiezione sarà seguita da un dibattito stimolante e di alto profilo, con la partecipazione di istituzioni locali e nomi prominenti della politica italiana» spiegano gli organizzatori, che annunciano la presenza di Vinicio Peluffo, Parlamentare e Capogruppo PD in commissione attività produttive alla Camera; Pierfrancesco Majorino, Consigliere regionale PD Regione Lombardia; Sara Bettinelli, Consigliera delegata Città Metropolitana Milano e Vicesindaca di Inveruno; Linda Colombo, Sindaca di Bareggio; Carmine Lavagna, Sindaco di Pogliano Milanese; Angelo Bosani, Sindaco di Pregnana Milanese; Giuseppe Civati, Editore People che ha permesso la stampa del libro.
Il film
L’opera racconta dal punto di vista dei lavoratori la notizia della chiusura dello storico stabilimento, giunta proprio l’1 ottobre 2019, e le vicessitudini passate dai 270 dipendenti che hanno dovuto reinventarsi dopo la decisione aziendale.