Freccia rossa della solidarietà

Scout in Vespa fino in Norvegia per dare voce ai minori migranti soli

In sella anche Enrico Gussoni di Legnano, tra gli organizzatori dell'impresa, e Giovanni Aresti di Senago.

Scout in Vespa fino in Norvegia per dare voce ai minori migranti soli
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Scout in Vespa fino a Stavanger, in Norvegia, per dare voce ai minori migranti soli

Scout in Vespa per 2.700 chilometri per portare un messaggio di solidarietà

A 75 anni dalla prima impresa della Freccia rossa della bontà realizzata da alcuni giovani scout nel 1949, quest’estate si è ripetuta l’esperienza: un gruppo di rover e scolte tra i 18 e i 21 anni di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche di Libano, Senegal, Burkina Faso, Ciad e Costa d’Avorio, accompagnati da alcuni capi e da uno staff tecnico con le auto, ha percorso in dieci giorni oltre 2.700 km su venti Vespa 125cc da Milano a Stavanger, attraversando nove Paesi.
Venerdì 19 luglio la carovana è partita dal Castello Sforzesco di Milano per raggiungere, lunedì 29 luglio, i 5mila scout di 38 nazionalità diverse riuniti a Stavanger per il quadriennale Roverway, l’evento dello scautismo europeo dedicato alla fascia 16-22 anni.

Nel mezzo una serie di tappe in luoghi significativi, arricchiti da alcuni incontri, per il messaggio che l’edizione 2024 della Freccia rossa della solidarietà portava con sé: la sensibilizzazione per la realtà dei minori stranieri non accompagnati, tema caro a don Gino Rigoldi, così come invece nel 1949 i partecipanti all’impresa, che avevano raggiunto la Norvegia in sella a 25 Guzzini 65cc, si erano presi a cuore la situazione dei «mutilatini» di don Carlo Gnocchi, cioè dei bambini che a seguito della guerra avevano subito ogni tipo di menomazione.
Nello staff che ha a lungo sognato e poi contribuito a organizzare questa nuova impresa c’è anche Enrico Gussoni, 30 anni, capo scout residente a Legnano, e anche Giovanni Aresti, 20 anni, di Senago è tra i giovani scout che hanno preso parte all’impresa.

A Bruxelles l'incontro con gli scout che lavorano per la Commissione europea

Nel corso del viaggio il gruppo ha fatto diverse tappe dal Sempione all’Alsazia in direzione Strasburgo e poi verso Bruxelles e L’Aja: la miniera di Marcinelle, dove nel 1956 morirono 262 minatori dei quali 136 erano immigrati italiani, e poco oltre il campo di battaglia di Waterloo. A Bruxelles alcuni scout italiani che oggi lavorano per la Commissione europea e corrispettivi belgi hanno accolto la spedizione per raccoglierne il messaggio e condividere le esperienze che l’associazione belga Les Scouts ha messo in campo per l’inclusione degli stranieri all’interno delle proprie attività. Diversi gli incontri con altri scout, affascinati dalla vista delle Vespa rosse fiammanti ma anche dallo scopo dell’iniziativa: la Freccia rossa ha raggiunto il Centro scout internazionale di Kandersteg, in Svizzera, e "la città degli scout" della lussemburghese Wiltz, ma anche sedi e campi locali come ad Amburgo, dove si è giunti per l’anniversario del bombardamento che la devastò durante la Seconda Guerra mondiale.
Il cuore della spedizione è stata la strada: con il sole, la pioggia, il caldo dei primi giorni e il freddo degli ultimi, i giovani della Freccia rossa hanno percorso anche tappe da oltre 300 chilometri al giorno e all’arrivo a Stavanger sono stati accolti da due ali di scout in attesa.

In sella anche ragazzi provenienti dai Paesi dai quali partono i giovani migranti

L’impresa, nata tra scout Agesci, ha trovato l’appoggio internazionale della Cics (Conferenza internazionale degli scout cattolici), che ha permesso di avere tra i partecipanti anche ragazzi e ragazze provenienti da quei Paesi dai quali partono i giovani migranti e ha coinvolto in misura diversa anche membri del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani) e del Cngei (Corpo nazionale giovani esploratori ed esploratrici italiani), associazione scout laica.
Ora la speranza è "di portare questa Freccia rossa su altre strade", afferma la capo campo Noemi Ruzzi, e lo sguardo è rivolto all’Africa, dopo gli anni dei campi Agesci in Burkina Faso, verso nuove avventure.

 

Foto di Marco Albertini

 

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Enrico Gussoni

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Giovanni Aresti

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