Adotta Fernando e diventa padre a 99 anni

Parla il neo-genitore "Ha assistito mia sorella e poi è rimasto in casa mia"

Adotta Fernando e diventa padre a 99 anni
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Lucido, con la memoria pronta e sveglio nelle risposte. Un fisico di ferro e solo un po’ di colesterolo. Con un secolo di vita il bollatese Carlo Galimberti racconta come è diventato padre adottivo del 56enne Fernando Enriquez originario del Perù. Ha compiuto 99 anni lo scorso 22 giugno dopo una vita passata nella politica bollatese. Siamo andati a trovarlo nella sua casa a due passi dal centro storico di Bollate. L’adozione di adulti è un procedimento giuridico previsto e disciplinato dal codice civile.

Il racconto di Carlo

“Nei primi anni 2000 mia sorella era malata io non ce la facevo ad assisterla. Un ragazzo dell’Equador che trovato nella chiesa qui vicino si è offerto di farlo. Fernando lo conosceva perché aveva studiato la lingua italiana insieme a lui – racconta il 99enne con un eloquio invidiabile – In quel periodo però Fernando faceva il badante al servizio una coppia di anziani che poi è venuta a mancare. Così è rimasto di colpo senza lavoro e ha cominciato a girare per Milano senza meta, dormiva sulle panchine e mangiava quando gli capitava. Il suo collega di studio gli ha ceduto il posto di badante in casa di mia sorella. Ricordo che gli disse: “Io bevo e fumo e quindi non posso non posso continuare ad assisterli”. Così Fernando ha assistito mia sorella fino alla fine dei suoi giorni. Siccome stava in casa mia lo è rimasto anche dopo la morte della mia congiunta. Passato del tempo siccome io sono fissato con i diritti gli ho detto: “Leggi questo opuscolo che ho trovato mettendo in ordine, parla dei diritti dell’uomo. Leggilo perché tu hai meno diritto degli altri!”. Fernando mi disse che nell’opuscolo si parlava anche di adozione di maggiorenni. E così ci siamo informati”. Per legge possono chiedere di adottare un maggiorenne le persone che non hanno discendenti e hanno compiuto i 35 anni di età. “Alla fine abbiamo fatto la pratica e lui è diventato Fernando Enriquez Galimberti”.

Incrollabile difensore dei diritti dei più fragili

Carlo è famoso per il suo incrollabile senso di giustizia e del rispetto dei diritti a tutti i costi. In consiglio comunale pretendeva trasparenza. “E’ una peculiarità trasmessami dai miei genitori che via, via ho apprezzato attraverso gli insegnamenti in oratorio. In oratorio il prete ci diceva spesso: “Si parla tanto del diritto di proprietà ma il primo diritto che conta è quello alla vita”. E noi ragazzi impressionati cominciammo a riflettere su uguaglianza e bisogni dei più fragili. Dal 1940 al 42 ha lavorato all’Alfa Romeo di Milano quando la ditta era al Portello. Mamma, quando avevo 15 anni, percorreva in parte il tragitto con me perché era buio e pericoloso in mezzo alla campagna. Parlavamo spesso di aiutare le persone in difficoltà. I miei hanno preso a lavorare in casa un contadino che non aveva nessuno e mia mamma si è interessata per fargli avere la pensione. Dopo l’Alfa ho lavorato alla Marcuzzi che produceva lenti per le macchine da presa del cimame, infine alla Salmoiraghi e li sono rimasto 36 anni”.

Nel 1960 la candidatura alle elezioni

Carlo Galimberti racconta: “Sono entrato in consiglio comunale nel novembre del 1960 con la Democrazia Cristiana e sono uscito nel luglio del 1990. Sempre in prima linea a difendere i diritti dei più deboli perché per me è una cosa dovuta. Il mio mentore è stato il professor Giuseppe Lazzati di Bollate e mi dava ragione quando facevo chiasso”.

Arriva anche la Benemerenza Civica

Nel 2011 Carlo Galimberti ricevette la benemerenza civica con questa motivazione: “Mai intimidito dalla istanze del mondo del lavoro, dell’associazionismo spendendosi per gli altri con saggezza e costanza. Modello prezioso lontano dalla ricerca della visibilità”. Carlo dice: “Mi limitavo solo a controllare dove andavano a finire i soldi pubblici e spesso ho litigato ferocemente con chi aveva una idea, diciamo, diversa dalla mia”. 99 anni spesi bene e ora anche un erede.

 

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