Viaggio delle memoria

Dopo 80 anni incontra i parenti dei salvatori del soldato George

Il londinese Paul Barlow in visita nei luoghi dove è stato salvato il suo prozio

Dopo 80 anni incontra i parenti dei salvatori del soldato George
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Lieto fine con proverbiale ciliegina sulla torta, per la storia del pronipote londinese in cerca dei salvatori del prozio combattente della Seconda Guerra Mondiale. Paul Barlow, infatti, è finalmente riuscito ad abbracciare in Italia i parenti di Carlo Oldani e di Giuseppe Introini, il contadino di Corbetta e il guardiacaccia di Cisliano che nel ’43 salvarono dai rastrellamenti tedeschi il suo prozio George Noakes, fuggito dopo l’Armistizio insieme ad altri due commilitoni dalla «grumellina», il lager per prigionieri di guerra alleati di Grumello del Piano, nella Bergamasca.

L’emozione di Paul Barlow

«Abbiamo incontrato le famiglie i cui genitori e nonni hanno contribuito a salvare il nostro prozio nel 1943: un prigioniero di guerra evaso che aveva evitato le truppe naziste e fasciste alla ricerca delle decine di migliaia di persone fuggite dopo l'armistizio italiano con gli alleati dell'8 settembre 1943. – commenta Paul Barlow -. Ci sono voluti due anni per arrivare a questo punto. Alcuni fuggitivi furono uccisi o morirono per ferite o malattie, la maggior parte fu rastrellata dai nazisti e deportata nei campi di prigionia tedeschi, mentre circa un terzo di loro riuscì a raggiungere la Svizzera. Il contadino Carlo Oldani, sua figlia Esterina, sua nipote Angelina e il guardiacaccia Alberto Introini furono tutti determinanti nel salvare la vita del mio prozio George Noakes e dei suoi compagni Jim Willets e Bill Knott».

Tappe a Cisliano e Corbetta

Nel viaggio della memoria in Italia, la prima tappa di Barlow è stata a Cisliano, dove ha incontrato Claudio Ricci, figlio di Angelina Oldani, la nipote di Carlo che insieme alla figlia Esterina accompagnò a Milano i tre soldati per andare in Svizzera. Insieme a Carlo Ricci, che per primo ha riconosciuto la storia di sua mamma nei racconti delle vicissitudini del soldato del quinto battaglione East York George Noakes fatte dal pronipote alla ricerca dei salvatori del prozio, anche il fratello Mauro e la figlia Carmen con la nipote Paola e la nipote Vittoria. Dopo aver fatto visita alle tombe di Carlo, Angelina ed Esterina Oldani nel cimitero di Corbetta, e alla tomba di Alberto Introini nel cimitero di Cisliano, dove ha deposto un mazzo di fiori e una targhetta ricordo con inciso un mazzolino di nontiscordardimè, Paul Barlow è ripartito per Galliate.

Dove ha incontrato Giancarla, una delle due figlie di Alberto Introini, guardiacaccia della Forestina di Cisliano nonché genero di Carlo Oldani, di cui aveva sposato la figlia Carmelina. Carlo Oldani accolse per primo i tre soldati fuggiti da un campo di lavoro agricolo di Binasco dopo l’8 Settembre del ’43 poi, per timore dei rastrellamenti tedeschi, li fece andare alla Forestina affidandoli al genero guardacaccia Alberto. E fu proprio quest’ultimo che, si mise in contatto coi partigiani del bosco del Riazzolo, fece finalmente fuggire George Michael Noakes e i suoi commilitoni, facendoli accompagnare in bicicletta fino a Milano dalla cognata Esterina Oldani e da sua cugina Angelina Oldani.

A Claudio Ricci e a Giancarla Introini Barlow ha regalato targhe personalizzate di legno di quercia, per rappresentare il bosco di Riazzolo, dove si nascondevano gli uomini, con l’incisione di fiori del nontiscordardime e la scritta: «La famiglia di George Michael Noakes ringrazia per l’umanità e il coraggio dimostrato nell’accoglierlo e proteggerlo. Ricorderemo sempre».

Nate forti amicizie

«È stato intenso ed emozionante - conclude il pronipote londinese -. I pasti sono stati condivisi insieme, ci sono stati discorsi e presentazioni e sono nate amicizie che dureranno».

Una bella storia di solidarietà, insomma, che mette in evidenza il gran cuore della gente contadina dell’est Ticino, dove i discendenti di due piccoli eroi di solidarietà hanno potuto finalmente vedere riconosciuto l’atto di coraggio dei loro parenti in tempo di guerra, assaporando il gusto della riconoscenza oltre ogni barriera di tempo, di spazio e di lingua.

 

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