Lutto nel ciclismo

Addio a Giovanni «Vanni» Losa, orafo della bicicletta

Si è spento a 85 anni il celebre telaista di Vittuone: per decenni tra i protagonisti del ciclismo locale e nazionale

Addio a Giovanni «Vanni» Losa, orafo della bicicletta
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Losa; un nome che agli appassionati di ciclismo suona con le vibrazioni di un fischietto da richiamo. La dinastia di artigiani che per decenni ha “vestito” le biciclette dei corridori più esigenti oggi si ritrova priva di uno dei suoi esponenti più prestigiosi.

Addio a Giovanni «Vanni» Losa

Giovanni Losa, detto Vanni, ha infatti terminato a 85 anni l’ultima tappa di quella classica monumento chiamata vita terrena. Tanti gli amici, i conoscenti e gli ammiratori del suo lavoro - tra cui l’ex vincitore del Giro d’Italia Giuseppe Saronni - ad attenderlo martedì mattina al traguardo della chiesa parrocchiale di Vittuone, lui che proprio in paese aveva iniziato la sua attività di telaista nell’officina aperta dal padre Gottardo nel 1960 e poi, alla morte di quest’ultimo quattordici anni dopo, presa in carico rendendo il marchio Losa sinonimo di ricercatezza e cura nel dettaglio in tutto il mondo. Un’eredità raccolta in seguito dal figlio Massimiliano, oggi alla guida dell’azienda.

Addio a Giovanni «Vanni» Losa, orafo della bicicletta
Vanni Losa al lavoro nella sua officina

Quattro lettere dapprima stampigliate sulle pendine reggisella o sui forcellini posteriori e in seguito sublimate in un singolo monogramma a triangolo a ricordare una lettera sola: la V di Vanni, la persona grazie al quale quell’officina in via Trieste a Vittuone divenne per anni il fulcro del mondo delle bici da corsa.

Il tributo del mondo dello sport

Numerosi anche gli ex corridori che hanno voluto lasciare un un ricordo del proprio rapporto con Losa. Tra questi la ciclista Morena Tartagni, già due volte medaglia d’argento ai mondiali femminili di ciclismo su strada nel 1970 e 1971:

«È sempre stata una persona carinissima e modesta, tutte le volte che l’ho incontrato mi ha sempre colpito la sua gentilezza, la sua disponibilità. Posso dire con il cuore che era una persona speciale. Tutte le persone presenti al suo funerale sono la dimostrazione che aveva seminato molto bene».

Un orafo del ciclismo come lo hanno definito in molti, tanto era il rigore che metteva nelle sue creazioni, punto d’incontro tra tradizione e innovazione.

«Un esempio di forza per tutti»

«Sei stato un papà, un nonno speciale e un esempio di forza per tutti. Hai passato la tua vita a fabbricare telai su misura ad ascoltare i tuoi clienti e hai preso in mano l'attività avviata da tuo padre sapendo che avevi tanto da fare da imparare e da progettare».

Questo ciò che raccontano i familiari all'indomani della scomparsa, giunta dopo sedici anni di difficoltà per Losa. Nel 2008 infatti arriva, improvviso come una caduta in volata, l’ictus che ha segnato l’ultima parte della vita di Vanni Losa:

«Un male che ti ha costretto a stare su due ruote, ma non quelle che hai sempre amato. Hai sempre sognato ma soprattutto sperato di salire nuovamente sulla sella e assaporare il vento sul viso e arrivare in cima al Ghisallo, meta da te sempre citata. Ci hai sempre deliziato delle tue imprese ciclistiche raccontandoci le fatiche col tuo gruppo storico e le avventure con i tuoi amici».

Con la scomparsa di Vanni Losa, la città perde uno dei suoi figli più cari. Una figura che nonostante il prestigio raccolto con la sua arte non ha mai dimenticato le sue origini, restando sempre il Vanni di Vittuone, da cui anche i più grandi ciclisti si fermavano per una parola o un consiglio.

«Ora ti immaginiamo indaffarato in paradiso a costruire telai per tutti. Attento al traffico e pedala più che puoi e quando vedremo una stella che sfreccerà in cielo sapremo che sarai tu che ci saluti».

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