Vigili maltrattati, l'ex comandante ricorre in Appello
La vicenda giudiziaria del Comando di Polizia Locale di Pregnana iniziata nel 2016 prosegue in Tribunale
Agenti di Polizia locale del comando di Pregnana maltrattati, ricorso in appello dell’ex comandante Massimiliano Madesani.
Ricorso in appello
La sua prima esperienza di comando era finita con un processo penale a suo carico concluso in primo grado con la condanna, a fine 2023, a 1 anno e 8 mesi di reclusione per maltrattamenti.
Condanna motivata dal giudice, come si legge nelle motivazioni della sentenza, parlando di una «tensione nervosa accumulata per la mancanza di esperienza nella gestione del personale, trattandosi del suo primo incarico di vertice, lo abbia portato ad assumere comportamenti sconvenienti ed eccessivi … comportamenti che hanno travalicato ampiamente le attribuzioni del superiore gerarchico». Nella sentenza si citano una «condotta di abituale prevaricazione tale da infliggere vessazioni e sofferenze» negli agenti di Polizia locale di Pregnana.
Sindacato Sulpl
«È stata acquisita anche la testimonianza di un cittadino - commenta la sentenza la segreteria provinciale del sindacato Sulpl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale) - che ha confermato in tribunale di “aver visto personalmente Madesani afferrare per il bavero della giacca l’agente Ravì e strattonarlo e ha sentito le minacce profferite dal comandante al suo sottoposto». «Decisivo è stato l’intervento di tutela del Sindacato Sulpl - scrive la segreteria provinciale - in una situazione in cui “Madesani gestiva il comando con un atteggiamento padronale”, dove gli agenti “erano assoggettati in maniera assoluta nei confronti del comandante Madesani verso il quale da un lato dovevano obbedienza e dall’altro nutrivano un continuo timore essendo costantemente intimiditi con minacce ingiustificate”». «Il sindacato continuerà a vigilare perché tutti possano lavorare in serenità al servizio dei cittadini».
Madesani ha confermato il ricorso in appello nel procedimento penale, in quanto ritiene che le posizioni difensive espresse durante il primo grado non siano state adeguatamente valutate.