Precipitato e morto in cantiere "per risparmiare dieci minuti"
E' entrato nel vivo il processo per la fine di Flavio Bani, che stava lavorando alla costruzione del nuovo Istituto Auvologico di Meda. Alla sbarra anche il direttore tecnico, residente ad Albairate.
Entra nel vivo il processo per la morte di Flavio Bani, operaio 55enne precipitato mentre stava lavorando nel cantiere per la costruzione dell’Istituto Auxologico di Meda, tra le vie Pace e Gagarin.
Entra nel vivo il processo per la fine di Flavio Bani, morto precipitando in cantiere
"Spesso nei cantieri si evita di perdere dieci minuti per preparare una struttura sicura per fare un lavoro di trenta secondi. Questa cosa banale è la causa di tanti infortuni anche mortali come questo". A dirlo è un ingegnere, ascoltato in Aula al Tribunale di Monza in qualità di consulente tecnico nel processo che vede quattro imputati per concorso in omicidio colposo, a giudizio davanti al giudice Guglielmo Gussoni, per la morte dell’operaio caduto da un’altezza di circa quattro metri, a seguito della quale aveva riportato un trauma cranico che, purtroppo, si era rivelato fatale.
Il 55enne era impegnato nella costruzione del nuovo Istituto Auxologico di Meda
Il fatto risale al 26 febbraio 2019: trasportato in elisoccorso all’ospedale Niguarda di Milano, il lavoratore, residente a Ghisalba, in provincia di Bergamo, era deceduto per la gravità dei traumi riportati. L’operaio era impegnato nel cantiere per la costruzione del nuovo Istituto Auxologico per conto di una ditta del Milanese, ed era precipitato mentre si trovava su una scala: doveva effettuare lavori sulla copertura dell’edificio.
Al processo si sono costituiti parte civile la moglie 55enne e i due figli di 26 e 18 anni. Dell’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Vincenzo Fiorillo, devono rispondere il milanese 44enne G.C., amministratore unico della società affidataria dei lavori nel cantiere edile per la realizzazione del centro sanitario, il direttore tecnico del cantiere appartenente alla compagnia affidataria dell’opera, M.V. di Albairate, che aveva subappaltato alcuni interventi a un’altra impresa edile la quale, a sua volta aveva subappaltato ulteriormente alla srl di cui l’operaio era dipendente.
Secondo la Procura, per quell'intervento sarebbe stato necessario un trabattello
In relazione a questi subappalti sono finiti sotto processo il titolare (O.U., 51enne) e l’amministratore unico delle due società (M.B., 64 anni). Gli ultimi sono residenti in provincia di Brescia. Secondo le contestazioni della Procura brianzola, a carico degli imputati si ravvisano profili di responsabilità penale per imperizia e negligenza, oltre che per la violazione della normativa per la prevenzione degli infortuni sul lavoro in relazione alla circostanza di "non avere adeguatamente assicurato o trattenuto la scala utilizzata dal lavoratore, non adottando tutte le precauzioni necessarie per garantirne la stabilità". Non solo, viene contestato loro di "non avere attuato quanto disposto dal Piano di sicurezza e coordinamento in materia di rischio di caduta dall’alto", che avrebbe previsto, per quell’intervento, "l’utilizzo di un trabattello". Gli imputati contestano l’impianto accusatorio e si dichiarano innocenti.