Boffalora festeggia i 100 anni di nonna Maria De Angeli
Grande festa per la neo centenaria, celebrata dalla famiglia, dal sindaco Sabina Doniselli e da don Alessandro Piazza
Chissà se Maria De Angeli avrebbe mai immaginato di giungere a un traguardo tanto ambito come quello dei cento anni. Ma è proprio con quell’inconsapevolezza mista a stupore che venerdì scorso, nella sua casa di Boffalora, Maria, per tutti Mariuccia, ha raggiunto il secolo di vita circondata dai suoi cari e dalle autorità del paese.
Boffalora festeggia i 100 anni di nonna Maria De Angeli
A festeggiare questo momento particolare erano presenti il sindaco Sabina Doniselli e don Alessandro Zappa, responsabile dell’oratorio, oltre ovviamente alle figlie e ai nipoti che da qualche anno l’accudiscono amorevolmente, cercando di renderle più leggero il comprensibile peso degli anni.
La vita di Mariuccia non inizia però a Boffalora, ma poco distante; più precisamente a Ozzero, dove nacque il 29 settembre del 1923. I suoi genitori, mezzadri in quel di Abbiategrasso, crebbero la piccola Maria all’insegna della concretezza tipica di quegli anni, dove la gente era di poche parole e lavorava tutto il giorno per il bene della famiglia.
Lei stessa iniziò a lavorare a soli 14 anni alla Saffa di Pontenuovo e lì rimase per i successivi quattro decenni, occupandosi della produzione dei fiammiferi in cera e diventando con il tempo un simbolo dell’azienda.
«È cresciuta in mezzo alla natura – racconta la nipote Laura – e su quel periodo dice che aveva sempre da mangiare, anche durante la guerra, perché con il fatto che i suoi genitori facessero gli agricoltori in casa il cibo non mancava».
L'arrivo in paese
Poi il trasferimento a Boffalora dove incontrò Augusto, il ragazzo che in seguito diventò suo marito e con il quale ebbe due figlie.
«Si sono conosciuti qui a Boffalora prima che mio nonno partisse per il fronte. Lui poi ha avuto la fortuna di tornare, anche se per diverso tempo mia nonna non sapeva se fosse vivo o meno».
Maria era infatti all’oscuro del fatto che il suo futuro sposo fosse prigioniero in Germania, dove però trovò un ufficiale tedesco che di nascosto gli dava da mangiare e che gli permise così di ritornare a casa:
«Io purtroppo mio nonno non l’ho mai conosciuto – prosegue – ma da quanto mi racconta mia nonna era una grande uomo, che stravedeva per i figli. Se a questi serviva un paio di scarpe lui gliene comprava due».
Augusto Trezzani morì infatti nel 1969, lasciando Maria crescere da sola le due figlie. I duri eventi della vita non hanno però scalfito lo spirito della donna e soprattutto non hanno intaccato il suo tratto distintivo: la generosità.
«Per chiunque chiedesse un favore lei aiutava tutti. Sia per i colleghi in Saffa che per persone che le facevano un favore lei deve per forza contraccambiare, anche quando è il suo compleanno lei i regali vuole farli agli altri, non riceverli, perché ricevere un regalo la mette in imbarazzo».
Da questo punto di vista, l’affetto dei famigliari non può che rappresentare il miglior regalo da contraccambiare in questo centesimo compleanno; a lei che per la famiglia c’è sempre stata e sempre ci sarà.