Vendevano droga e documenti falsi via Whatsapp: in corso l'arresto della banda della "Cooper"
Il gruppo criminale poteva contare sulla disponibilità di numerose autovetture a loro non riconducibili, tra le quali due Mini Cooper
Vendevano la droga attraverso gruppi su Whatsapp e la consegnavano direttamente agli acquirenti per un giro di affari di oltre mezzo milione di euro. In corso gli arresti della banda della "Cooper".
Vendevano la droga via messaggio
La Polizia di Stato della Questura di Monza e della Brianza,con il coordinamento della Procura della Repubblica di Monza, sta eseguendo dalle ore 4.00 di oggi Venerdì 6 ottobre una vasta operazione antidroga, con arresti e perquisizioni nei confronti dei componenti di un sodalizio, composto da cittadini italiani e marocchini, che attraverso un sistema di “meet up “ creato su alcuni canali social e l’utilizzo di nickname aveva creato un lucroso canale di vendita di sostanze stupefacenti, impiantando in rete una vera e propria “centrale dello spaccio” di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marjuana.
Oltre 50 gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile della Questura di Monza, con il concorso degli equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Milano e di unità cinofile antidroga della Polizia, che stanno eseguendo 8 misure cautelari di cui 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 1 obbligo di presentazione alla p.g., provvedimenti disposti dal G.I.P. del Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Monza, oltre a perquisizioni e sequestri.
L'attività di spaccio attraverso i sociale media
L’indagine della Squadra Mobile della Questura di Monza, denominata “Cooper” dal modello di autovettura preferita dagli spacciatori, è stata avviata nel maggio 2022, quando si è venuti a conoscenza di un’attività di spaccio di sostanze stupefacenti nelle città di Monza e Milano, posta in essere attraverso un social media, sul quale si pubblicizzava la vendita di stupefacenti attraverso i c.d. “meet up”, brevi incontri tra venditore ed acquirente concordati attraverso canali social o di messaggistica istantanea.
Una modalità di vendita ed acquisto che consentiva, nell’anonimato di un nickname, la cessione di sostanze stupefacenti di diverso tipo a soggetti che, collegandosi a gruppi creati su alcuni canali social che rimandavano a specifici “link”, ordinavano la sostanza stupefacente che veniva loro ceduta direttamente all’incontro.
Gli investigatori, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, monitorando un primo profilo sono risaliti ad un primo canale aperto del social, in cui si pubblicizzava la vendita di stupefacente con tanto di fotografie. Analizzando le centinaia di fotografie postate della droga in vendita, si è riusciti a risalire ad alcuni particolari personali dell’amministratore del gruppo, che poi hanno permesso la sua completa identificazione in un cittadino italiano di 20 anni, residente a Monza. Si sono poi individuati ulteriori due canali social dello stesso tipo, con migliaia di iscritti, tutti gestiti dal medesimo cittadino italiano.
Offerte per documenti falsi e anche truffe
Dopo il marketing, finalizzato alla vendita dello stupefacente, ma anche ad offerte di documenti falsi, tra cui anche patenti di guida e di servizi dox (dal verbo doxare, scoprire l’identità di un contatto internet anonimo), sarebbero dovuti avvenire gli incontri per la cessione diretta, ossia il c.d. “meet up”.
L’attività di indagine ha consentito di scoprire anche che il cittadino italiano, in alcuni casi con la complicità di amici fidati, tuttavia truffava i potenziali clienti che, ignari, inviavano denaro tramite bonifici bancari su conti correnti, anche esteri, per i servizi richiesti e pubblicizzati senza che mai ricevessero la “prestazione acquistata”. Si è arrivati a quantificare il guadagno di queste “truffe” in circa 60.000 euro in soli sei mesi, cui si aggiungono gli oltre 100 mila euro di guadagno provenienti dalla droga che il cittadino italiano, conversando con la sua fidanzata, si era posto come obiettivo a breve termine.
Un giro di affari di oltre mezzo milione di euro
Attraverso dirette attività d’intercettazione si è risaliti anche ai fornitori del cittadino italiano, un gruppo di cittadini marocchini a loro volta anche spacciatori al dettaglio di cocaina ed hashish che a Monza rifornivano il “giro” del cittadino italiano ed erano attivi nello spaccio anche nei comuni di Lissone, Desio, Seregno, Triuggio, Albiate e Carate Brianza, fino alla città di Milano.
Il gruppo criminale poteva contare sulla disponibilità di numerose autovetture a loro non riconducibili, tra le quali due Mini Cooper, dalle quali prende il nome l’indagine.
Nel corso delle indagini sono state ricostruite e documentate circa 2000 cessioni di stupefacenti tipo cocaina, hashish e marjuana per un volume d’affari illecito pari ad oltre mezzo milione di euro.