Doppia commemorazione per la strage di via D'Amelio
Nella mattinata di mercoledì 19 luglio 2023, è stata posta una corona di fiori sulla targa dedicata ai giudici Falcone e Borsellino nell’omonimo parco
Doppia commemorazione a Legnano per l’anniversario della strage di via D’Amelio, che il 19 luglio 1992 costò la vita vita al magistrato Paolo Borsellino e a cinque agenti della sua scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina).
Doppia commemorazione per la strage di via D'Amelio
Nella mattinata di mercoledì 19 luglio 2023, è stata posta una corona di fiori sulla targa dedicata ai giudici Falcone e Borsellino nell’omonimo parco del centro cittadino, in serata cotile, nel cortile della Sala Ratti, è stato proiettato il film documentario «La mafia non è più quella di una volta», diretto da Franco Maresco e presentato alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, e sono state proposte alcune letture a cura della Compagnia dei gelosi. A promuovere entrambe le iniziative è stato il presidio Libera di Legnano.
Circa cento le persone che hanno raccolto l’invito dell’associazione contro le mafie e si sono date appuntamento al cinema di corso Magenta. Ad aprire la serata, che ha avuto il patrocinio del Comune di Legnano e che ha visto anche la presenza delle Amministrazioni di Canegrate e Rescaldina, rappresentate l’una dal sindaco Matteo Modica e l’altra dall’assessore Adriana Gulizia, è stato il referente di Libera Gianpiero Colombo, il quale ha ricordato un passaggio dell’ultimo libro di Nando Dalla Chiesa «Le legalità è un sentimento», nel quale l’autore racconta del lunghissimo applauso tributato a Borsellino dalla gente assiepata nella Biblioteca di Palermo in occasione del suo ultimo discorso pubblico: era il 25 giugno 1992, si celebrava il trigesimo della strage di Capaci, l’attentato compiuto da Cosa Nostra il 23 maggio dello stesso anno nel quale morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
«Il cortile era affollato da un migliaio di persone, moltissime in piedi, che si erano riunite in un clima indicibile per ricordare Falcone. Borsellino fumò continuamente, era teso, e tenne un discorso che sembrò entrare nelle vene dei presenti. Denunciò i nemici di Falcone e le umiliazioni subite dal giudice. Alla fine, disse ai suoi vicini “Non c’è più tempo”. Tutti capirono. Si congedò spiegando che doveva andare a lavorare e si scusò. Fu a quel punto che successe: quelle mille persone assiepate si alzarono in piedi e iniziarono ad applaudirlo accompagnandolo con lo sguardo, battendo le mani sempre più forte, molte con gli occhi lucidi. Misurai l’applauso sulla registrazione: 12 minuti, come sarebbe toccato al film “I cento Passi” a Venezia. Era successa una cosa quasi sovrannaturale: quelle persone avevano capito che anche Borsellino sarebbe stato ucciso e avevano voluto fargli sentire l’applauso che non avrebbe potuto sentire da morto. L’applauso che era venuto a mancare a Falcone, il giudice che i palermitani scoprirono d’amare solo il giorno della sua morte”».
Le letture di Monia Marchiori e Pamela Marchiori della Compagnia dei Gelosi. Nell’intervento sono state lette le testimonianze di Manfredi Borsellino, nel libro “Era d’estate” e Fiammetta Borsellino, in un’intervista al Corriere della Sera.
Gli interventi delle autorità istituzionali presenti
Anna Pavan, vicesindaco di Legnano
«La cultura delle legalità deve attraversare tutte le nostre azioni, tutte le nostre competenze e tutti i nostri atti. Sebbene oggi siamo a Legnano per ricordare la strage è significativo che lo spirito della legalità coinvolga tutti i comuni vicini, come Canegrate e Rescaldina presenti questa sera».
Eligio Bonfrate, consigliere alla legalità del Comune di Legnano
«La lotta alla mafia deve essere combattuta superando l’indifferenza, non girandosi dall’altra parte ed essere consapevoli del valore della “legalità” nei propri ambiti, nel nostro piccolo e non deve aver paura di fare valere questo principio. Il consigliere ricorda come quella strage raccontata su tutte le radio quella domenica del 92 lo abbia spronato a impegnarsi in politica e per il territorio».
Matteo Modica Sindaco di Canegrate
«Il sindaco ha ringraziato il presidio Libera e le persone che ne fanno parte per il lavoro che viene fatto quotidianamente nell’operatività. A Canegrate c’è un lavoro costante nel Tavolo Antimafia, in Commissione legalità con Libera, abbiamo ospitato negli ultimi mesi Nando Dalla Chiesa, Enza Rando e Nicola Gratteri, organizzando incontri soprattutto con i giovani e più piccoli. E’ importante la formazione di una cultura della legalità che si sta formando nel territorio, con diverse iniziative come la settimana della legalità».
Assessore per il Comune di Rescaldina
«Ha voluto ricordare che l’antimafia è una responsabilità di tutti e la mafia non è presente solo del Sud Italia. È un fenomeno presente anche nei nostri territori. È importante adottare azioni anche nel nostro vivere quotidiano, per esempio, scegliere dove andare a pranzo o a cena può essere un’azione antimafia presso la Tela, un ristorante confiscato alla mafia gestito da una cooperativa».
Giovanni Arzuffi per la cooperativa la Tela
«È uno spazio di ristorazione, ma anche d’incontro, d’aggregazione e di musica, dove anche le persone disabili possono lavorare con la piena dignità. Abbiamo iniziato nei primi del 2019 facendo degli investimenti e poi è scoppiato il Covid. Stiamo affrontando i problemi di liquidità e abbiamo lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma GofoundMe. Sulla pagina Facebook della Tela ci sono i riferimenti. Le risorse raccolte ci permetteranno di affrontare con serenità il futuro e di potenziare i progetti. I fondi raccolti saranno destinati alla Cooperativa “La Tela”. Questo spazio può vivere solo se la gente viene a trovarci, ma non solo per consumare ma anche per socializzare».
Il film “La mafia non è più quella di una volta!
Il documentario ben costruito rappresenta in maniera efficace e cruda la realtà di Palermo 25 anni dopo le stragi di via d’Amelio e Capaci. Una società che porta le ferite dalle mafie, che restano dei tatuaggi indelebili sulla pelle. Le contraddizioni e paradossi del documentario mettono in evidenza il panico di dire “no alla mafia”. C’è la consapevolezza del sacrificio dei giudici, ma non si ha la forza di esprime un dissenso vivendo in un territorio intriso per secoli da un dramma sociale e politico.