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Crisi Grancasa, lotta contro il tempo per 300 dipendenti

Il Gruppo - che a Legnano dà lavoro a una novantina di persone - è a rischio fallimento: la salvezza potrebbe essere un acquirente, ma le banche battono cassa.

Crisi Grancasa, lotta contro il tempo per 300 dipendenti
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Una lotta contro il tempo.

Crisi Grancasa, solo a Legnano a rischio quasi 90 posti di lavoro

È quella che stanno combattendo, loro malgrado, i lavoratori di Grancasa (noto gruppo della grande distribuzione di mobili e casalinghi), affiancati dal sindacato e dalle istituzioni. Lo scenario è preoccupante: il rischio fallimento è concreto e a garantire la prosecuzione dell’attività potrebbe essere soltanto l’arrivo di un nuovo acquirente pronto a rilevare rami d’azienda e lavoratori.
"Siamo appesi a un filo e dipendiamo dalla decisione delle banche: oggi a governare i processi aziendali del Gruppo sono loro, per colpa di una gestione dirigenziale sbagliata che ha accumulato una serie di debiti". A parlare così, nel corso del presidio di protesta andato in scena nella mattinata di oggi, mercoledì 19 luglio 2023, davanti alla direzione della società in via Maestri del Lavoro a Legnano, è stato Fabio Toriello, segretario generale della Filcams Cgil Ticino Olona. Il sindacalista ha ripercorso i passaggi principali di una crisi iniziata nel 2016, trascinatasi per anni (nonostante si siano succeduti ben tre gruppi dirigenziali differenti) e fattasi ormai "nera". I lavoratori superstiti dopo le chiusure di tanti punti vendita in tutta Italia - Nerviano, Cava Manara, Ceva, Cairo Montenotte, Spello e Vicenza solo per citare le più recenti - sono circa 300. In città questa vertenza difficile coinvolge quasi 90 lavoratori (57 impiegati del settore amministrativo nella sede di via Maestri del Lavoro, per lo più donne, e una trentina di dipendenti del punto vendita di via Jucker). Molti di loro hanno alle spalle oltre trent’anni di lavoro in Grancasa.

Il finanziamento da 25 milioni e il piano di crescita mai decollato

Tra i lavoratori è palpabile la preoccupazione, non solo per il futuro a tinte fosche ma anche per il presente segnato da ritardi nei pagamenti degli stipendi: "Finora hanno versato solo il 50% di quello di giugno, annunciando che la seconda tranche sarà pagata nella prima decade di agosto"
L’ultima iniezione di liquidità al Gruppo Grancasa risale alla fine del 2021: «"Parliamo di un finanziamento da 25 milioni di euro da parte di Illimity Bank, per pagare tredicesime e quattordicesime, saldare i debiti con i creditori e rilanciare il gruppo. Denaro che è stato bruciato nel giro di sette mesi senza che decollasse il piano di crescita, che prevedeva la riorganizzazione dei punti vendita e un particolare focus sull’e-commerce. Nel luglio 2022 c’è stato un cambio della guardia al vertice del Gruppo e si è andati verso una composizione negoziata, nuova procedura della legge fallimentare che vede la nomina di un esperto chiamato ad aiutare l’azienda a risollevare le proprie finanze rilanciando l’attività. Invece le strategie di marketing sono ferme ai volantini e le perdite non si sono arrestate. Il periodo gennaio-ottobre 2022 ha fatto segnare meno 44% rispetto all’anno precedente, novembre e dicembre, che per la grande distribuzione sono mesi altovendenti, meno 37%, gennaio 2023 meno 42%. Cali di fatturato che, sommati all’aumento dei costi dell’energia, hanno aggravato ulteriormente la situazione di crisi in cui versa il Gruppo".

Principe: "Il Gruppo non scarichi i propri fallimenti sui lavoratori"

"Grancasa ha goduto in questi anni di finanziamenti pubblici con i contratti di solidarietà, si è intascata gli utili e ora che le cose vanno male scarica i fallimenti della propria gestione sui lavoratori e sulle lavoratrici, che a qualche settimana dalle ferie rischiano di perdere il posto - ha tuonato Mario Principe, segretario della Cgil Ticino Olona - Noi chiediamo che le persone non vengano lasciate a casa, che venga presentato un piano industriale e che questo Gruppo si assuma le proprie responsabilità".

Il contratto di solidarietà fino a febbraio 2024 e il nodo Vicenza

In tema di ammortizzatori sociali, i sindacati sono riusciti a rinegoziare un contratto di solidarietà che scadrà nel febbraio 2024. Ma dopo quella data? La speranza di una continuità è legata ora alla vendita del negozio di Vicenza, con già un acquirente che attende di perfezionare l’acquisto, e alla contestuale cessione di alcuni asset (rami commerciali e complessi immobiliari) attraverso manifestazioni di interesse da parte di aziende della grande distribuzione. Le banche però potrebbero esigere il ricavato della vendita del punto vendita vicentino per andare a coprire i debiti creati in questi anni. "La nostra richiesta è che si mettano una mano sulla coscienza e ci diano un po’ più di tempo: peraltro in caso di fallimento sarebbero le prime a perderci" ha aggiunto Toriello.
"Dobbiamo restare tutti uniti per chiedere con forza tutele e soluzioni - ha esortato Angela Lazzaro della Fisascat Cisl Milano metropoli - So che molti di voi sono scoraggiati, ma non dobbiamo perdere la fiducia e dobbiamo continuare a far sentire la nostra voce".

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