I bollatesi in manette nell'ambito dell'operazione Crypto: traffico di droga internazionale, armi e riciclaggio
La droga proveniva dal Sud America e dalla Spagna e arrivava nei container nascosti nel porto calabrese di Gioia Tauro
Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche Francesco Manglaviti, 28 anni, di Bollate come il marocchino Said Ouardaoui e Santo Crea, 44enne di Cesate. Tutti originari della Calabria, a parte Ouardaoui, e destinatari di misura in carcere.
Droga dal Sudamerica per Quarto Oggiaro e Cinisello
Droga dal Sudamerica – hashish e cocaina - per le piazze di Quarto Oggiaro e Cinisello armi acquistate da un ergastolano detenuto a Monza che approfittava dei permessi premio per fare affari illeciti. Sulle chat dei malviventi sgominati dai Carabinieri di Monza, che hanno eseguito 30 arresti in tutta Italia, si scambiavano foto dei “prodotti” trattati e di pacchi di contanti.
L’operazione «Crypto»
Un'operazione che ha riguardato le province di Monza Brianza, Milano, Como, Pavia, Reggio Calabria, Catanzaro, Messina, Palermo, Trieste e Udine e ha coinvolto anche il territorio bollatese. E’ stata condotta dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Monza Brianza, che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare - emessa dal Gip del Tribunale di Milano su richiesta di quella Dda - nei confronti di 30 persone (26 italiani e 4 marocchini, 20 in carcere).
Manglaviti, il braccio destro di Palermo
La droga proveniva dal Sud America e dalla Spagna e arrivava nei container nascosti nel porto calabrese di Gioia Tauro. Da lì, veniva trasferita a Milano. L’associazione aveva la base operativa in città, dove uno dei principali indagati, Piero Palermo, si occupava di mantenere tutte le relazioni per concludere le vendite, tenendosi comunque in contatto con i complici calabresi, Domenico Bellocco e Vincenzo Brandimarte, indispensabili per l’estrazione in modo “sicuro” della “merce” dal porto. Il “braccio destro” di Palermo è considerato proprio il bollatese Manglaviti.
I profitti con la droga utilizzati per orologi di lusso
Gli enormi profitti ottenuti con la droga, venivano in parte investiti in acquisti di beni di lusso. E qui il supporto arrivava da Giuseppe Ostinato, della gioielleria milanese «Minuti e Preziosi», di Foro Buonaparte, anch’egli raggiunto da misura cautelare per riciclaggio. Ostinato era finito ai domiciliari per un altro giro di orologi di lusso venduti in nero gestito da bossi della mafia siciliana. Nonostante la misura restrittiva, però, operava anche con i calabresi (con l’intermediazione di Palermo) i quali pagavano orologi da decine di migliaia di euro in contanti.
Le armi
I servizi di Palermo si estendevano anche alle armi procurate da Salvatore Cascino, da Caltanissetta. Condannato all’ergastolo per omicidio aggravato, approfittava dei permessi premio trafficare pistole (anche un carico da 20 Beretta), mitragliette Uzi, persino Bazooka e bombe a mano.
Le chat criptate
Nelle chat criptate attraverso il sistema Sky Ecc, l’applicazione di messaggistica un tempo usata dai signori della droga, sicura e blindata fino a che le polizie di Belgio e Francia non sono riusciti a bucarla sono emerse conversazioni esplicite e foto di carichi di droga, armamenti, borsoni pieni di denaro, considerate «prove inequivocabili».