25 aprile, assenti i bambini delle scuole: l'amarezza del sindaco
Il primo cittadino: "Spiace non aver visto bambini e ragazzi, questa ricorrenza è memoria educante
25 aprile a San Vittore Olona con grandi assenti i bambini delle scuole.
25 aprile senza bambini, la delusione del sindaco
Come ogni anno anche a San Vittore Olona si è celebrato il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo. Solo che alle celebrazioni questa mattina, per la prima volta, non si è vista la rappresentanza dei bambini e ragazzi delle scuole cittadine: assenti loro e le loro insegnanti sia al corteo che per i discorsi al cimitero davanti al Monumento dei Caduti. Un fatto che ha provocato una grossa amarezza nel sindaco Daniela Rossi:
"In questo momento così denso di valori c'è qualcosa che oggi mi amareggia profondamente: c'è una grande assenza, quella dei ragazzi delle nostre scuole. Il 25 aprile è un giorno di festa: non si lavora e non si va a scuola ma proprio questo deve farci riflettere sul perchè succede questo. Sul perchè si riconosce a questa ricorrenza una tale importanza. Dobbiamo far capire ai ragazzi e capire noi stessi che il 25 aprile è una data simbolica e significativa per il nostro Paese e il suo valore storico e civico si dovrebbe imporre da sè. La Resistenza non è solo un fatto storico ma costituisce 'memoria educante' perchè da quel movimento di idee e di persone hanno preso forma le istituzioni che oggi garantiscono la convivenza dei cittadini il libertà. La scuola, per il ruolo fondamentale che svolge nella crescita umana, civile e sociale dei ragazzi, non può non trasmettere la necessità del confronto con i fatti storici che ci riguardano da vicino, con quelli che sono dentro di noi cittadini che, a tutte le età della consapevolezza, dobbiamo conoscere pe saper scegliere". Sempre Rossi ha ricordato: "A tutte le associazioni chiedo di essere maggiormente presenti, coi loro componenti, durante le varie feste istituzionali e di aggregazione così da essere una comunità ancora più coesa".
"Mai girarsi dall'altra parte"
"La storia di chi, 78 anni fa, in queste stesse strade subiva la violenza della guerra deve essere d'esempio. Mai rinunciare a lottare, mai girare la testa dall'altra parte". Così il sindaco si è rivolto ai presenti (cittadini, Anpi, Alpini, Carabinieri, Polizia locale, Centro anziani, Complesso bandistico e altri ancora) durante il suo discorso:
"Il 25 aprile ha restituito all'Italia coraggio, dignità e libertà, da quell'evento è iniziato il percorso che ha portato alla stesura dela Costituzione. Celebrare oggi la Resistenza significa ricordare la storia ma anche mettere dei punti fissi sul nostro presente. Significa andare oltre gli schemi che dividono le persone in buoni e cattivi, evitare la tentazione del revisionismo, cercare di capire il vero valore di una lotta di liberazione. E saperlo contestualizzare guardando quello che sta succedendo oggi nel mondo. Perchè una festa come quella di oggi forse non è mai stata così attuale. Intanto è bene chiedersi cosa significhi, oggi, soprattutto per i più giovani, parlare di Resistenza: significò combattere ma anche curare, accogliere, scrivere e parlare. Nel momento più buio e drammatico della nostra storia, molti italiani, a prescindere dalle appartenenze politiche, culturali e religiose, risposero prima di tutto alla loro coscienza per opporsi alla violenza, alla dittatura, all'ingiustizia. In nome della libertà. Come disse Mattarella fu innanzitutto un'assunzione di responsabilità personale, un regalo alle generazioni che sarebbero venute dopo. Un discorso di due anni fa ma oggi più attuale che mai. Oggi queste parole sono ancora attuali, a un anno dall'inizio del conflitto in Ucraina. Anche alla luce del consenso ottenuto dal nuovo Governo, che in un Paese che le sue ferite in fondo non le ha mai davvero superate, il rischio che a qualcuno venga la tentazione di rileggere episodi fondamentali per la nostra storia appare molto concreto. Una tentazione che deve essere respinta non su motivazioni politiche o ideologiche ma perchè testimoni oculari ci hanno raccontato come si svolsero i fatti. E se quei testimoni oggi non ci sono più, è nostro preciso dovere portare avanti la loro memoria, con l'obiettivo di tramandarne la verità storica. Che deve essere preservata ad ogni costo. Rileggere la storia significa mettere in discussione e forse perfino arrivare a negare episodi che sono parte della nostra identità. D'altra parte, ricordare chi lottò per la libertà ci aiuta a comprendere le sofferenze del popolo ucraino che, da una anno, è in guerra contro l'invasore russo. E ricordo che invasori lo siamo stati anche noi. E festeggiare la Liberazione ci dà il diritto di sperare in un mondo più giusto, dove possa tornare la pace e ognuno possa sentirsi padrone del proprio destino e del destino della propria terra".
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