Serranda abbassata per Abbigliagioco
Troppi problemi hanno minato la sopravvivenza dell’attività commerciale
La serranda del negozio Abbigliagioco di Dèsirèe Primerano ad Abbiategrasso non si alzerà più. Il sogno della giovane si è concluso dopo sette mesi.
L’Odissea della burocrazia
Il desiderio di Desirée era quello di far divertire i bambini, ma purtroppo il sipario è calato e le luci si sono spente sul suo esercizio commerciale. Una storia triste, un epilogo che purtroppo rispecchia la crisi del commercio e del centro della città di Abbiategrasso, oltre alla burocrazia asfissiante.
«I dinieghi dell’Amministrazione alle mie proposte hanno contribuiti a creare questa situazione – ci confessa la titolare – I miei problemi di salute mi impediscono di svolgere un lavoro tradizionale, questa era la soluzione percorribile. Mi avrebbe permesso di gestire il mio tempo e organizzarmi in base alle mie esigenze. Ho tentato di avviare una ludoteca con il supporto di un’agenzia che avrebbe creato un’area rispettando tutte le norme vigenti. Ma in comune la proposta non è mai stata accolta. Stessa sorte per creare un’area giochi in uno dei parchi comunali nel periodo primavera-estate. Niente da fare la risposta è stata no».
Un’odissea nella giungla della burocrazia, che hanno spinto la ragazza nella primavera del 2022 a aprire un negozio di abbigliamento per bambini .
«Io e mia mamma, Simona Campanile, abbiamo deciso di avviare questa attività con una piccola eredità lasciata dai nonni – ci spiega – ma dopo sette mesi i conti non tornano, non riusciamo più ad andare avanti, costi, affitto, bollette, quindi abbiamo deciso di chiudere. L’attività era dotata anche di un’area per bimbi, così i genitori potevano guardare liberamente, mentre io essendo animatrice intrattenevo i piccoli con gioghi , gonfiabili, ho organizzato merende gratuite e ho creato la casa di Babbo Natale con materiale di riciclo».
In paese manca una ludoteca
Ora il piccolo gruzzoletto è finito è lei ha deciso di mollare. Per adesso.
«Peccato che questa avventura sia terminata – ha concluso – Uno spazio del genere in città manca. La possibilità di costruirsi un futuro lavorativo personale e un futuro migliore ai propri figli e genitori... svanisce! E quel servizio gratuito per tutti i bambini... non c'è più. L’amarezza è tanta. Ora mi prendo un periodo di pausa , tenterò di vendere il materiale rimasto in negozio ad uno stocchista per andare avanti, poi in primavera vedrò cosa fare».