Giorno della memoria

Una serata per far rivivere il "violino della Shoah"

Venerdì 20 gennaio alle 21 nella Sala Giare di Villa Jucker, sede della Famiglia Legnanese.

Una serata per far rivivere il "violino della Shoah"
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Una scrittrice, Anna Lavatelli, e una violinista, Alessandra Sonia Romano,  protagoniste di un reading musicale che racconterà e farà rivivere il suono del "violino della Shoah".

"Il violino di Auschwitz": una serata per non dimenticare

E' la proposta della Famiglia Legnanese per il Giorno della memoria. L'appuntamento è fissato per venerdì 20 gennaio 2022, alle 21, nella Sala Giare di Villa Jucker a Legnano (via Matteotti 3) e l'ingresso sarà libero.
La storia dello strumento che ha vissuto il dramma di Auschwitz e quella delle persone che l’hanno posseduto sono state ricostruite grazie a uno straordinario ritrovamento di Carlo Alberto Carutti, ingegnere milanese appassionato di arte e collezionista di strumenti a corda, che nel 2014 ha scovato un pregiato violino Collin-Mézin da un antiquario di Torino.

La storia del violino ritrovato e della famiglia Levy Segre

Scrive Anna Lavatelli nel suo libro "Il violino di Auschwitz": "Carutti subito si accorge che è un violino molto particolare: ha una stella di Davide incisa sul retro della cassa e all’interno c’è un cartiglio con delle note musicali, una scritta in tedesco e il numero 168007, che scopre essere stato il numero di matricola ad Auschwitz di Enzo Levy Segre". Piano piano riesce a ricostruire tutta la storia: la famiglia di Enzo fu costretta, a causa delle leggi razziali, a fuggire da Torino per rifugiarsi nella Villa Truffini di Tradate, dove vennero ospitati dagli
Sternfeld e dove attendevano l’occasione di fuggire in Svizzera. Qui però, il 12 novembre 1943, Enzo, la sorella Eva Maria e la mamma Egle furono arrestati dai tedeschi, mentre il padre Edgardo si salvò. Eva Maria decise di non abbandonare il suo amato violino e lo portò con sé. I tre vennero portati a San Vittore, dove rimasero fino al 6 dicembre 1943, quando vennero deportati al campo di concentramento di Auschwitz. Solo i due fratelli superarono la selezione, ma furono costretti a separarsi.
Eva Maria, proprio grazie al suo violino, fu portata a Birkenau, dove entrò a far parte di un’orchestra femminile. Enzo, invece, fu destinato a Monowitz dove lavorò per un’azienda produttrice di gomma sintetica. Eva Maria perse la vita nel campo di sterminio, probabilmente nella seconda metà del 1944, mentre Enzo riuscì a salvarsi e, soprattutto, a recuperare il violino della sorella.

Nel 2017  è tornato a suonare anche a Birkenau

Tornato a Torino dopo la liberazione, Enzo si tolse la vita, ma non prima di aver fatto restaurare il violino. Il grande liutaio a cui si rivolse ne ricompose la tavola armonica sventrata, aggiunse sul fondo la stella di Davide a losanghe di madreperla e applicò un cartiglio con sei misure di una frase musicale accompagnata dal motto "Der Musik Macht Frei" (La musica rende liberi).
Il violino, che fa parte della collezione di strumenti storici di Carlo Alberto Carutti, è oggi conservato al Museo civico Ala Ponzone di Cremona nella Sala della musica. Sempre grazie alla tenacia e all’interessamento dell’ingegner Carutti, è stato protagonista come testimone della Shoah di diversi eventi e commemorazioni per il Giorno della Memoria e nel 2017 è tornato a suonare anche a Birkenau, in una simbolica rivincita del potere della musica contro l’ingiustizia e la sopraffazione.

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