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Nei nidi bollatesi da 35 anni: "Abbiamo scelto la mobilità"

In seguito alla decisione del cambio di gestione del servizio, hanno deciso di cambiare aria.

Nei nidi bollatesi da 35 anni: "Abbiamo scelto la mobilità"
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Nei nidi bollatesi da 35 anni: "Abbiamo scelto la mobilità". In seguito alla decisione del cambio di gestione del servizio, hanno deciso di cambiare aria.

Le educatrici da anni in città

Ci sono decisioni difficili da prendere. Luisa Bonardi e Rosita Capogrosso, due educatrici storiche degli asili nido bollatesi, ne sanno di sicuro qualcosa al riguardo.  Dopo una vita passata tra le aule, tra generazioni di bambini bollatesi, hanno dovuto prendere una decisione che mai avrebbero pensato: scendere a compromessi o continuare il loro lavoro con le stesse condizioni di prima? Le educatrici, seppur con un peso nel cuore, hanno scelto la seconda.

Luisa Bonardi

Luisa ha 53 anni, 35 anni di servizio prestati esclusivamente nei nidi di Bollate. "Sono cresciuta come educatrice in città - ci spiega - Per cinque anni sono anche stata coordinatrice, quindi sono stata molto a contatto con il Comune e i dirigenti. Ma questo provvedimento non ha guardato in faccia a nessuno". Bonardi si riferisce all’esternalizzazione del servizio degli asili nido: la gestione, da comunale, è andata in mano all’azienda consortile Comuni Insieme. Dopo un lungo processo di armonizzazione del contratto, le educatrici sono andate in ferie a giugno come dipendenti comunali e sono tornate a settembre come sottoposte di Comuni Insieme.
"Si sperava che si potesse fare qualcosa al riguardo, ma quando abbiamo capito che il passaggio si sarebbe fatto e anche velocemente, ci siamo date da fare - ha affermato Luisa - Ho visto che una nostra collega ha vinto subito un concorso a Limbiate. Così ho pensato: si può fare". Allora Luisa prova il tutto per tutto candidandosi a Bresso, che ha voluto mantenere parallelamente, assieme a dipendenti comunali, anche qualche educatrice di aziende consortili. "Bresso ha voluto fare questo passaggio in maniera graduale. Io ho vinto il concorso, sono subentrata ad un pensionamento: avrebbero potuto sostituire la collega con un’educatrice dell’azienda consortile, invece mi hanno voluta fortemente e ne sono andata orgogliosa".

Rosita Capogrosso

Di pari passo, anche altre colleghe hanno provato a trovare una soluzione da sole, laddove non si sentivano ascoltate dall’Amministrazione. Così, anche Rosita, 55 anni , 34 anni di servizio, ha fatto un vero salto nel vuoto: "Ricordo ancora quando vinsi il concorso a Bollate. Era il 1988 e c’erano due posti a Cassina Nuova - ci racconta - Durante questo periodo di smarrimento, ho visto che c’era un concorso come educatrice nei nidi di Savona. Ebbene, l’ho vinto". La soddisfazione è tanta: "Mi aspettavo che il Comune non volesse investire su una che ha pochi anni ancora di servizio - ha continuato Rosita - In realtà, in questo caso l’esperienza ha pagato. Così da settembre sto lavorando a Savona, ho cambiato casa e città". Un cambiamento importante: "Questa è una testimonianza di quanto fossi disposta a cambiare piuttosto che scendere a compromessi", ha detto Rosita.

"Impegno non riconosciuto"

Perché ciò che ha fatto più male alle educatrici è non vedere riconosciuto il loro impegno e la loro dedizione in decenni di lavoro: "Abbiamo dato tanto a questi asili e il ringraziamento è stato questo - hanno detto entrambe - Corsi di aggiornamento, convegni, abbiamo sacrificato tempo alle nostre famiglie per essere migliori al lavoro. La dimostrazione delle nostre competenze assunte in questi anni è proprio che malgrado l’età, la formazione e l’esperienza sono state premiate altrove".

"Ora il nostro lavoro è stato rivalutato"

Negli anni le educatrici sono state formate a situazioni di ogni genere in aula: dal supporto alla genitorialità, all’inclusione. Le due donne hanno visto una seconda possibilità per la propria professione a Bresso e a Savona.
«Il nostro lavoro è stato rivalutato e malgrado il dispiacere di lasciare famiglie, bambini, i muri delle nostre scuole che ci hanno visto crescere, siamo andati dove c’è chi crede ancora nei servizi comunali», hanno concluso.

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