"Con la protesi posso finalmente tornare a pedalare"
E’ riuscito l’intervento a cui si è sottoposto nelle scorse settimane Alessandro Colombo, 49 anni, ex carabiniere paracadutista rimasto invalido dopo un incidente
E’ riuscito e mostra già i primi risultati tangibili, l’intervento a cui si è sottoposto nelle scorse settimane Alessandro Colombo, 49 anni, ex carabiniere paracadutista che si è visto amputare la gamba sinistra dopo che a 23 un grave incidente motociclistico gli provocò l’invalidità.
Una storia di resilienza quella di Alessandro
La sua è una storia di resilienza, partita da un imprevisto e trasformatasi in una continua scoperta di sé. Ora lui punta a partecipare all’«everesting» sul Monte di Mezzocorona (Trento), un'ascesa che dovrà compiere un numero preciso di volte consecutivamente, per cui, sommando i metri di dislivello positivo percorsi, è come se idealmente avesse raggiunto la vetta del Monte Everest a 8848 metri. Per fare due calcoli spicci, aveva spiegato nell’intervista comparsa sulle nostre pagine nei mesi scorsi, «dovrò portare a termine 14 ascese».
L'intervento per sconfiggere la sindrome dell'arto fantasma
L’intervento a cui si è sottoposto Alessandro ha permesso infatti di ottenere una tecnica innovativa capace di sconfiggere la «sindrome dell’arto fantasma».
«Sono stato operato il 13 giugno, quasi due mesi fa, ma ho ricevuto la protesi il 26 luglio. Non si tratta della protesi definitiva, quella bionica, ma di uno strumento fondamentale per imparare a camminare e fare tutte le attività quotidiane. Per quella bionica, bisognerà attendere che si risveglierà il nervo che mi è stato trapiantato».
Alessandro Colombo in compagnia del medico che lo ha operato il dottor Alexander Gardetto
E' la fase dei feedback per i medici
Al momento, racconta Colombo, «sono impegnato con la riabilitazione del ginocchio e l’adattamento meccanico delle protesi. E' la fase dei feedback ai medici. E’ come aver imparato ad andare in bicicletta, mi servirà un periodo di adattamento. Fortunatamente il mio passato d’atleta è d’aiuto».
Una routine che lo ha portato a tornare in sella
Una routine, quella riconducibile al protagonista dell’operazione, scandita da una serie di tappe: «Indosso la protesi dalla mattina. Ci sono giorni in cui la protesi entra più facilmente ed altri in cui faccio più fatica. La utilizzo nelle attività quotidiane, ponendo sempre attenzione a come percepisco il moncone all'interno dell'invaso. Comincio con gli esercizi di estensione del ginocchio, mentre per la flessione mi mancano pochi gradi. Svolgo esercizi con elastici, quindi un lavoro muscolare. Ed infine mi sottopongo all’elettrostimolazione».
La prima pedalata, intanto, è diventata realtà: «Ho percorso 10 chilometri in ciclabile, è stata la prima per provare a lavorare sugli ostacoli alla pedalata».
"Ogni piccolo progresso è motivo di commozione"
Prosegue dunque goccia a goccia il percorso post operatorio di una persona che ha sempre fatto della determinazione la sua ragione d’essere:
«Per me ogni piccolo passo diventa motivo di commozione. Mi dimentico quello che c'era prima. Il dolore sembra già un vecchio ricordo. E ritornare a fare attività con facilità non è cosa scontata. Ogni miglioramento è davvero commovente. Non pensavo di raggiungere certi risultati, quantomeno in così poco tempo». Lo stesso Alessandro a settembre farà scuola. «La facoltà di Scienze motorie dell’Università di Verona ha ritenuto che il mio caso potesse diventare oggetto di studio. Nelle prossime settimane docenti e studenti si occuperanno di valutazioni funzionali e test. Mi seguiranno fino all’everesting. E il risultato sarà quello di un’analisi scientifica».
Mattia Ferrara