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Sanità, «Case della comunità: opportunità da non sprecare, non restino gusci vuoti»

Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd ha voluto commentare le scelte fatte da Regione Lombardia.

Sanità, «Case della comunità: opportunità da non sprecare, non restino gusci vuoti»
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Il Consigliere regionale del Pd, Carlo Borhetti, ha voluto commentare ed esprimere le proprie perplessità sulle Case di comunità e il loro attuale funzionamento.

Case di comunità: opportunità da non sprecare

Borghetti si chiede se le Case di comunità in Lombardia siano davvero dei luoghi vicini al cittadino o solo degli ambulatori nei pressi degli ospedali.

«In giro per la Lombardia è tutto un fiorire di Case e Ospedali di comunità: la vicepresidente Moratti ne ha inaugurati alcune decine. Ma il rischio è che rimangano dei gusci vuoti, senza personale medico e infermieristico a disposizione dei cittadini - è perplesso Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd e vicepresidente d’Aula, di fronte alle scelte della Giunta Fontana per la sanità lombarda - Secondo il Pnrr,le Case della comunità, che arrivano grazie ai fondi europei, dovrebbero essere i punti di primo accesso per fornire ai cittadini risposte rapide ai loro problemi sociali o di salute, concentrando su di sé i servizi sanitari, sociosanitari e sociali, garantendo ai cittadini un’assistenza rapida e puntuale – spiega –. Non ci pare che sia quello che ha in mente Regione Lombardia, a giudicare da quanto stiamo vedendo».

Il dem racconta, infatti, che «quelli inaugurati finora sono, al più, poliambulatori, spesso già esistenti, di diretta emanazione ospedaliera, che offrono qualche visita ed esame più vicino a casa, ma non certo l’integrazione sanitaria e sociale che dovrebbe far sentire meno soli i cittadini. Nell’organizzazione sanitaria lombarda c’è un’evidente concentrazione sugli ospedali, ma poi i cittadini sono lasciati a se stessi e ai medici di base che Regione Lombardia per anni ha trascurato e che ora sono anche numericamente insufficienti».

Quale la proposta del Pd?

«Anche grazie al coinvolgimento dei medici di base, le Case della comunità potrebbero garantire ai cittadini visite, cure ed esami a due passi e in tempi adeguati, ma Regione Lombardia deve provare a farle funzionare e riorganizzare il personale sanitario. Altrimenti, finita la stagione delle inaugurazioni, rimarranno solo i muri», conclude Borghetti.

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