Milano

Molestie sul treno: sono di Milano le adolescenti aggredite

Le giovani erano di rientro giovedì 2 giugno da Gardaland e sul treno sono state palpeggiate e molestate, il giorno seguente la denuncia alla Polfer di Milano

Molestie sul treno: sono di Milano le adolescenti aggredite
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Sarebbero residenti tra le province di Milano e Pavia le adolescenti che nella giornata di giovedì 2 giugno sono state molestate sul treno di rientro da Gardaland.

Molestie sul treno: sono di Milano le adolescenti aggredite

Una situazione bruttissima capitata alle giovani che si sarebbero trovate accerchiate da un gruppo di coetanei sui convogli e lì sarebbero state poi palpeggiate e molestate. Le giovani, di ritorno verso casa dopo la giornata, non hanno chiamato le Forze dell'Ordine per paura di ritorsioni ma hanno avvisato i genitori che hanno provato a contattare invano il 112.

Fortunatamente all'altezza della stazione di Desenzano, le adolescenti sono riuscite a scendere dal treno grazie all'aiuto provvidenziale di un ragazzo. Lì hanno atteso l'arrivo dei genitori che le hanno poi portate a casa e il giorno dopo, venerdì 3 giugno, si sono presentate alla Polfer della Stazione Centrale di Milano sporgendo denuncia per quanto accaduto.

Una vicenda come detto raccapricciante che ha subito riscosso anche diverse reazioni dalla politica ed in particolare dal Governatore della Regione Veneto.

“Continuiamo la nostra battaglia quotidiana per una libertà non solo individuale, ma sociale. Pensare che delle ragazze vengano importunate, molestate o che siano oggetto di aggressione nei nostri territori non esiste. Il mio appello è che ci sia tolleranza zero e che le forze dell’ordine ci mettano il massimo impegno per trovare i responsabili”.

Con queste parole il Presidente veneto, Luca Zaia, ha commenta la notizia di sei denunce per aggressioni sessuali.

“Noi veneti siamo abituati a un rapporto sociale basato sul rispetto delle persone e delle regole. Non deve passare l’idea – ha concluso il governatore del Veneto - che fatti come questi possano diventare ordinari o addirittura, peggio ancora, che ci si possa assuefare. Non ci siamo mai neanche adeguati al fatto di mettere gli allarmi in casa e di pensare di chiuderci dentro. Ripeto, tolleranza zero”.

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