L'indagine della Guardia di Finanza

Frodavano il fisco e con il capitale acquistavano immobili e producevano cialde per caffè

I due, imprenditore e commercialista, entrambi milanesi, sono accusati di frode fiscale e di autoriciclaggio.

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Dieci milioni di euro sequestrati dalla Guardia di Finanza a a un imprenditore e il suo commercialista di Milano accusati di autoriciclaggio: utilizzavano i soldi ottenuti illecitamente per acquistare immobili e produrre macchinari per la realizzazione di cialde per caffè.

I controlli da parte della Guardia di Finanza

I finanzieri del Comando Provinciale di Milano, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito
un provvedimento cautelare di natura personale in carcere emesso dal G.I.P. nei confronti di 2 soggetti, nonché il sequestro preventivo di oltre 10 milioni di Euro, in relazione alla commissione del reato di auto-riciclaggio.

Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano con la collaborazione del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, hanno consentito di ricostruire un complesso meccanismo di frode fiscale nel settore delle pulizie presso gli alberghi, posto in essere attraverso l’utilizzo, da parte di società c.d. “operative”, di fatture per operazioni inesistenti emesse da numerose cooperative sub-appaltatrici, prive di effettiva autonomia.

L’attività odierna costituisce lo sviluppo dell’indagine che aveva già portato, nel luglio dello scorso anno, all’esecuzione di provvedimento di sequestro di oltre 21 milioni di Euro nei confronti di persone fisiche e
giuridiche.

Investivano i soldi in appartamenti e macchinari

Dagli ulteriori sviluppi investigativi è emerso che l’amministratore di fatto del gruppo societario oggetto
d’indagine, avvalendosi della consulenza qualificata di un professionista di fiducia, reimpiegava una parte dei
capitali della frode fiscale: nello sviluppo di un progetto industriale volto alla realizzazione di macchinari per la produzione di capsule del caffè facente capo ad una società svizzera riconducibile all’imprenditore indagato e nell’acquisto di svariate proprietà immobiliari per il tramite di una società italiana, controllata a sua volta da un
veicolo societario cipriota, il cui titolare effettivo è risultato il medesimo amministratore.

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