LEGNANO-CERRO MAGGIORE

Fino in Polonia per donare aiuti e portare in Italia profughi ucraini

L'avventura della 27enne Sofia Macchi, partita con altri giovani facendo oltre 4mila chilometri

Fino in Polonia per donare aiuti e portare in Italia profughi ucraini
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Fino in Polonia per donare aiuti umanitari e portare in Italia profughi in fuga dall'Ucraina: l'avventura di Sofia Macchi di Legnano.

Fino in Polonia per aiutare

Ha deciso di partire. Per dare il suo aiuto ai profughi ucraini. "Quando ho visto le immagini della guerra mi sono subito detta: devo partire e fare qualcosa". E così è stato. Lei è Sofia Macchi, 27enne di Legnano, originaria di Cerro Maggiore: contradaiola di san Magno, lavora in un’agenzia di comunicazione. "Non ho mai fatto volontariato - racconta la legnanese - Quando è scoppiata la guerra in Ucraina mi trovavo in crociera per lavoro, immersa in eventi e sfilate di moda. Mi chiudevo nella mia cabina e vedevo le immagini di quello che stava accadendo in Ucraina. Mi sono sentita così fuori luogo, mi sono detta che non potevo rimanere lì, continuare a lavorare come se nulla fosse".

Il viaggio e gli incontri drammatici

Da qui la decisione di partire per la Polonia, verso il confine ucraino per portare aiuti e mettere in salvo i profughi. La partenza è stata domenica mattina: insieme a Sofia, persone (erano in 6 in totale) da Siena, Napoli, Reggio Emilia e Roma, con tre auto e un furgoncino da 9 posti pieni di aiuti umanitari (cibo, medicine, vestiti e coperte). Oltre 4mila chilometri, il rientro ieri sera. Prima tappa a Przemysl: "Qui siamo passati in stazione dove abbiamo visto un flusso continuo di persone in fuga e la partenza di treni carichi di merci - racconta Sofia - Abbiamo scaricato parte dei nostri aiuti, anche in una scuola adibita a dormitorio: era impossibile camminare, sul pavimento c’era una distesa di coperte e letti per bambini e donne. Siamo rimasti un po’ con loro, dando una mano". Poi sono stati ospiti di una famiglia polacca, seconda tappa a Lubino in un albergo trasformato in centro di accoglienza per tutto il nord della Polonia: "Anche qui abbiamo lasciato aiuti, e anche un contributo della mia azienda" prosegue la legnanese.
Che la mattina di mercoledì è ripartita alla volta dell’Italia: con lei due sorelle e un bimbo di tre anni (figlio di una delle due), "le porteremo in Emilia, dove hanno parenti che li aspettano" spiega Macchi, e poi un’altra mamma con una bimba di due anni e mezzo "che accompagneremo a Verona da parenti". In totale, Sofia e amici hanno viaggiato verso l’Italia con 14 persone (6 bambini dai quattro mesi ai 5 anni) e 8 donne (mamme giovani e due donne più anziane, che sono nonne e bisnonne).
Tanti i momenti toccanti: "Arrivata nella scuola di Przemysl mi sono trovata davanti a scene forti - ricorda Macchi - Mi ero preparata ad affrontare momenti non facili ma alla fine non sei mai pronta. In quella palestra c’era un mare di coperte e letti, si vedevano solo quelli. C’erano madri con lo sguardo perso perchè hanno perso tutto e i loro padri, mariti e figli sono in guerra. Mi ha colpito poi osservare i bambini: quelli più piccoli, di 4-5 anni, vivono quest’esperienza come un “gioco”, come nel film “La vita è bella”; in quelli di 8-9 anni la reazione è diversa: capiscono già tutto e questa sensazione è straziante".
Un viaggio che resterà scolpito per sempre: "Quest’esperienza ti segna a livello umano - prosegue Sofia - Ne esci arricchito umanamente, capisci che cose che diamo per scontate le puoi perdere da un momento all’altro. In quella scuola abbiamo lasciato cose 'banali', come una spazzola o un profumo, ma in quel momento sono stati uno spiraglio di quotidianità per quelle donne che, per quell’istante, si sono sentite di nuovo belle".
Quale l’augurio? "Che quelle persone in fuga possano trovare un po’ di serenità, che soprattutto i bimbi possano essere coccolati sperando che possano presto tornare a casa loro. E, in primis, che questa guerra finisca subito" la risposta di Sofia.

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