Scritta omofoba a casa della coppia gay, la reazione del condominio
Gay Raus scritto sul citofono di casa di due coniugi omosessuali residenti a Settimo Milanese. L'intero condominio reagisce compatto
Scritta omofoba a casa della coppia gay, all'atto intimidatorio reagisce compatto l'intero condominio di via Gramsci 15 a Settimo Milanese.
La vicenda
«Gay rauss». Una scritta che richiama lo «Juden raus», fuori gli ebrei, del regime nazista. E’ quanto apparso a metà febbraio in via Gramsci 15 a Settimo Milanese, a lato del citofono della palazzina in cui vivono Fabio Capelletti e Matteo Spini, coniugi gay residenti lì da anni, i quali hanno immediatamente segnalato il fatto.
Un fatto grave, un atto intimidatorio che appare mirato nei confronti della coppia.
E che ha portato a una pronta reazione da parte degli altri cittadini residenti nella corte di via Gramsci 15. Con una lettera firmata da tutti gli abitanti e indirizzata ai rappresentati delle Istituzioni locali e ai vertici delle forze dell’ordine locali, i vicini di casa di Fabio e Matteo hanno voluto denunciare con forza quanto accaduto e chiarire la propria posizione, chiedendo interventi contro chi agisce in questo modo.
La lettera
«Questa scritta antigay di stampo razzista, accompagnata da una croce celtica, che costituisce una delle prove più vistose della identificazione fra gruppi su base neonazista e che racchiude la loro matrice culturale, è comparsa nella notte del 17 febbraio accanto ai citofoni del civico 15 di via Gramsci» scrivono i residenti nella lettera. La corte sorge in quella che era via Novara, strada di collegamento con Milano, nei pressi di numerosi locali serali e notturni.
«All'indirizzo summenzionato abitano, facendo parte della nostra comunità che amiamo definire una grande famiglia, due cittadini gay dei quali ci onoriamo di essere amici. In Italia subiscono, oltre a un pregiudizio diffuso, anche la sottovalutazione costante di quella vera e propria minaccia sociale che è l’omofobia. Siamo nella situazione in cui, come noto, loro sono uno dei soggetti maggiormente colpiti da atteggiamenti di razzismo. Per questi motivi richiediamo una risposta forte da parte delle istituzioni esprimendo la più viva preoccupazione per il gravissimo accaduto. Sono segnali da non sottovalutare perché mettono in discussione alcuni dei diritti fondamentali garantiti dalla costituzione. Questa scritta posta sul muro, dove abitano tutte degnissime persone, è un segnale gravissimo, anche perché ricorda tempi assai bui della nostra storia che tutti vorremmo non vedersi più ripetere. Speriamo vivamente che da parte delle istituzioni giungano segnali chiari e inequivocabili di condanna dell’episodio e di presa di distanza da questi personaggi locali di ideologia neofascista che ad oggi purtroppo riscontriamo ancora in Italia» scrivono i residenti.
«Attendendo parole e segni concreti di attenzione da parte del Sindaco e delle autorità giudiziarie, daremo nel frattempo il più ampio risalto al fatto increscioso con tutti i mezzi a nostra disposizione affinché la cittadinanza tutta abbia a riflettere e condividere la nostra preoccupazione».
La lettera si conclude citando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «L’omofobia e la transfobia violano la dignità umana e ledono il principio di uguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone».
Le parole del sindaco Santagostino
«Qualunque pensiero, qualunque azione omofoba va combattuta» è il pensiero della prima cittadina di Settimo Milanese, a cui si sono rivolti sia la coppia sia gli altri condomini di via Gramsci nella loro lettera.
«Quando si calpesta un diritto, quando non si vuole riconoscere la stessa dignità, gli stessi diritti, lo stesso rispetto a chi sta attorno a noi non si può rimanere in silenzio. Va denunciata qualsiasi azione omofoba. Conosco i ragazzi, mi hanno aggiornato subito dell'accaduto e di quanto successo il giorno dopo, ovvero l’immediata cancellazione della scritta. I cittadini devono sapere che le Istituzioni ci sono e sono al loro fianco nella lotta contro l'omofobia».